martedì 4 agosto 2009

La nuova Carla Bruni? È Beatrice Borromeo

Dal Quotidiano Il Corriere della Sera
del 4 agosto 2009


di Cristiana di San Marzano




L'evoluzione del modello Carlà si chiama Beatrice. Entrambe hanno la sicurezza, che qualcuno potrebbe scambiare per spavalderia, di chi non deve niente a nessuno. In un mondo dove è tutto un dare per avere sono naturalmente delle vincenti. Eleganti, colte, e soprattutto intelligenti, affascinano, intrigano, e non hanno paura di suscitare forti antipatie. Vent’anni le separano, in comune hanno amori eccellenti. Carla Bruni è oggi la première femme di Francia, Beatrice Borromeo è la girl friend di Pierre Casiraghi, terzo in linea di successione al trono monegasco. Hanno esordito tutte e due come modelle, ma la più giovane ha dato forfait in fretta. Dal mondo della moda è subito transitata a quello dell’informazione. Gli anni Novanta sono lontani, le top model hanno ormai fatto storia, sono le giornaliste oggi le protagoniste del potere (vedi Letizia Ortiz, la Lilly Gruber spagnola diventata moglie dell’erede al trono di Spagna). Sì, Beatrice ne farà di strada, di lei sentirete parlare a lungo. Leggendo quest’intervista scoprirete il perché.

Un mezzanino al centro di Milano. Si entra direttamente nel piccolo salotto, cucina a vista, scala interna che porta alla camera da letto. Classico appartamento da studente benestante ma non straricco, computer portatile sul divano, libri e cd sparsi qua e là, gli sci posteggiati in un angolo. Unico lusso, un grande televisore a parete. Sul tavolino tondo, in un angolo, Beatrice Borromeo, mangia di corsa. Petto di pollo ai ferri e insalata. «Cucino da sempre, non salto mai i pasti e non mi nutro a panini». Come al solito, jeans, maglietta, mocassini. Risponde a raffica fra un boccone e l’altro. È in partenza per la casa di campagna dove vive il padre, deve preparare l’esame che le manca alla laurea e scrivere la tesi. Due sere fa era a Roma, serata di protesta all’Alpheus contro la legge sulle intercettazioni, sono arrivati in 4 mila. Si presentava anche Il Fatto, il nuovo giornale diretto da Antonio Padellaro che uscirà il 23 settembre. Lei, stando ai si dice, dovrebbe far parte della redazione.

Vero?

«Finché non si firma un contratto meglio tacere».

Ma le piacerebbe?
«Ovvio. In Italia è molto difficile iniziare un praticantato, se ne avessi l’occasione lo farei molto volentieri. Ho bisogno di tornare a lavorare in un ambiente dove posso imparare».

Su Wikipedia c’è una pagina dedicata a lei. Per tre quarti è dedicata alla sua carriera di modella.
«Wikipedia è poco attendibile. Ho smesso di fare la modella un anno prima di iniziare Anno Zero. Ho continuato ad avere proposte nel campo della moda, ma se hai un lavoro che ti piace e ti dà tante soddisfazioni perché comprometterlo con un altro, che non ha nulla di male, ma che è in conflitto palese con quello del giornalista».

Pubblicità la farebbe?
«Neanche morta».

Molte giornaliste vanno in onda griffate.
«Mai fatto. Perdi soprattutto in credibilità se si capisce che pensi più al tuo look che alla sostanza di quello che devi fare».

Vespa aveva detto al nostro giornale che l’avrebbe invitata a Porta a Porta per metterla a confronto con Previti. L’ha più chiamata?
«Figuriamoci! Prima di Anno Zero mi invitavano in continuazione, ma anche se avevo le idee meno chiare capivo che era un programma dove non volevo esserci. In quest’occasione, per misurarmi non solo con Previti ma anche con Mastella, ci sarei andata. Sono ancora qui che aspetto…».

Lei non ha paura della polemica.
«Io non ho nessun tipo di preoccupazione ad andare in televisione e dire quello che penso perché non sono a rischio licenziamento, come invece lo è oggi in Italia il 90 per cento dei giornalisti. Ieri guardavo Studio Aperto, c’era una giornalista che mostrava la pagina comprata da Di Pietro sull’Herald Tribune, e ha introdotto la notizia così: «Per la serie parliamo bene dell’Italia, un altro tentativo di screditare il nostro Paese…”

Di Pietro ha comprato le pagine sulla stampa straniera per denunciare che in Italia la democrazia è a rischio, però in questi anni con il suo reddito di parlamentare si è comprato anche tante case.
«A parte che io ho votato Italia dei valori per De Magistris, persona su cui metterei la mano sul fuoco e che conosco bene, ma non mi pare che ci siano state condanne nei confronti di Di Pietro, si è mosso sempre nella legalità, non si è fatto leggi ad personam per sfuggire i processi. Mi è perfettamente chiara la differenza fra chi compie reati e chi invece ha dei comportamenti che possono piacere o no, ma non rientrano nell’ambito penale».

Parliamo allora di Grillo, persino Staino sostiene che la sua candidatura a segretario del PD è una strategia di marketing personale. Con gli show di denuncia e il sito è diventato straricco.
«Ma qual è il problema a guadagnare se uno fa il proprio lavoro e lo fa anche bene. In migliaia e migliaia seguono Grillo, Di Pietro e Travaglio. Se queste persone hanno un mercato, scrivono libri e i libri si vendono, se si candidano e vengono eletti con una marea di voti, se fanno degli spettacoli a pagamento e la gente va a vederli, perché giudicarli se guadagnano? Il punto è questo, se ci sono delle situazioni in cui dei giornalisti o dei comici vengono interpretati dall’opinione pubblica come i principali leader dell’opposizione, significa che c’è un problema per l’opposizione. Santoro guadagna, e dunque? Ci mancherebbe che perdesse. Già non è una bella vita quella di chi si mette contro Berlusconi o contro i poteri forti. Sa cosa ha risposto Saviano quando l’ho intervistato per un giornale inglese e gli ho fatto notare che i ragazzi di Casoria lo accusano di avere fatto troppi soldi?».

Dica.
«Se le persone non comprassero i miei libri io non potrei pagare i miei avvocati, non potrei mai essere sulle prime pagine dei giornali. La camorra tornerebbe a essere una questione di cui nessuno parla. Io sono un problema per loro perché posso difendermi».

Nel libro Italia Anno Zero, di cui è autrice insieme a Travaglio e Vauro, lei ha pubblicato una quindicina di storie della cosiddetta generazione Zero. Leggendole una dopo l’altra viene fuori il ritratto di una generazione disperata.
«E quelli di cui io ho scritto sono quei pochi che alzano la testa».

Come lei.
«Io la passione politica ce l’ho molto forte, è un interesse talmente radicato e fondamentale che emerge in tutto quello che faccio nella mia vita. Se succede qualcosa che per me è molto grave, invece di disaffezionarmi alla politica, combatto ancora più forte».

Poi però c’è una massa che non reagisce.
«Perché stupirsi? I ragazzi della mia età sanno che la situazione è questa, che far parte della classe dirigente italiana significa delinquere senza pagarne il prezzo. Che è inutile studiare, tanto sarai sempre scavalcato da qualcuno che probabilmente è meno bravo di te. Vivono una frustrazione dopo l’altra, senza avere un Obama che galvanizza tutte queste forze. Questa rabbia, che non ha uno sbocco costruttivo, finisce per essere solo delusione. Quella Noemi, che incarna la generazione delGrande Fratello, dice, io voglio fare o la show girl oppure la politica. Perché ormai sono la stessa cosa. Perché quando Mara Carfagna viene messa al ministero delle Pari opportunità, la gente poi si convince che basta fare televisione e un calendario nuda per avere un ministero. Si è perso il rispetto delle istituzioni e del merito che si conquista con la gavetta. Se il quadro è questo, ci può stare se poi decidi di non aver voglia di combattere. Se magari ti fai di coca perché non hai voglia di pensare. Non è giusto, non è bello, non è accettabile, ma non è colpa loro. Non puoi aspettarti dalle persone che siano tutti straordinariamente forti, che abbiano delle utopie così grandi da dirsi: io faccio qualunque cosa!».

Ma lei perché non si presenta alle prossime elezioni?
«La politica in Italia non è una cosa seria, ma lo dovrebbe essere. Non la fai se hai un’opinione, ma se hai una preparazione adeguata, delle competenze, dei master, degli stages. Se hai fatto un percorso e hai imparato a gestire e risolvere i problemi. De Magistris è arrivato al Parlamento europeo dopo che per anni si è occupato dei fondi delle comunità europee. Lui sa quello che va a fare. Non è come Barbara Matera o come quelle a cui hanno fatto il corso veloce di Brunetta e Frattini. Va benissimo metterci i giovani, ma quando hanno una sufficiente maturità e preparazione da non essere delle marionette che votano quello che gli dicono di votare».

Quindi non esclude che potrebbe arrivare a impegnarsi in politica.
«Se da noi ci fosse un Obama andrei immediatamente a fare qualunque tipo di lavoro gli possa servire, anche a portargli il caffè. Perché quando ci sono grandi personaggi, torna l’entusiasmo di provare a fare grandi cose. Ma oggi la mia prima passione è fare qualcosa di concreto e positivo, e credo che il giornalismo lo sia. Bisogna ripartire da lì, perché se c’è un’informazione completa, se la gente le cose le sa, non è detto che reagisca in maniera così passiva. Gli otto milioni di persone che seguono il Tg1 non hanno idea di quello sta succedendo in Italia».

Su Dagospia recentemente di lei hanno scritto, l’ex santorina, che si muove con disinvoltura fra gli yacht di Casiraghi e i girotondi Pancho Pardi style.
«Ho letto, ho letto. Che devo dire? Non faccio nulla ma proprio nulla di male. Le mie scelte, che a volte non sono razionalmente calcolabili, le ho fatte in base a quello che ritenevo fosse giusto per me. Però non accetto sicuramente di essere giudicata per questo. Ognuno può avere la sua opinione, ma il fatto di uscire con una certa persona non sminuisce il mio lavoro. Del resto mi hanno sempre rinfacciato le mie origini familiari, allora cosa dovrei fare, chiudermi in casa e fare la calza?».

Quando sfoglia i giornali, e si vede paparazzata al mare col suo ragazzo come reagisce?
«Non mi fa piacere, soprattutto se c’è scritto che pago 2.500 euro per andare a farmi un week end. In quel caso mi indigno, perché è tutto inventato di sana pianta e in maniera tendenziosa dai giornali di Berlusconi. E a furia di scriverlo, la gente poi ci crede. Chiunque critichi il sistema, anche in piccolo come me, loro cercano di smontarlo con delle falsità».

Le sue foto quest'estate continueranno a essere pubblicate su tutti giornali con i soliti commenti...
«Non ho ancora idea di quello che farò, sicuramente devo scrivere la tesi, poi vedrò. E comunque il problema non è essere fotografata, i fotografi sono dappertutto, o non esci mai di casa, oppure accetti questo atteggiamento nei tuoi confronti. E allora lo combatti nell’unico modo possibile: lavorando sempre di più».

Come fa a essere così sicura di se stessa? Non è normale alla sua età.
«Beh, io non lo ero così. Ci ho messo un bel po’ di tempo a non starci male per le cattiverie che scrivono o dicono su di me. Ma se esci integro da Anno Zero, poi sei a posto tutta la vita. Il primo anno soffrivo molto, poi dal secondo in poi mi son detta, sai che c’è, chissenefrega. E difatti il mio lavoro lo facevo molto meglio».

1 commento:

  1. Queste sono le ragazze che ci vogliono in Italia, altro che quelle quattro pxxxxxe che circolano oggi in Italia! Brava Barbara!Brava!!!

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