mercoledì 5 agosto 2009

Mafia, Lumia (Pd) presenta interrogazione su figlia generale Subranni

Dal Quotidiano Agora Magazine
del 5 agosto 2009

Palermo, 4 agosto 2009 – Il senatore del partito democratico Giuseppe Lumia ha presentato un’interrogazione parlamentare al Presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, e al Ministro della giustizia, Angelino Alfano, sulla portavoce di quest’ultimo Danila Subranni.


«Premesso che – scrive - da un comunicato stampa dell’onorevole Sonia Alfano, figlia del giornalista assassinato dalla mafia a Barcellona Pozzo di Gotto l’8 gennaio 1993 e parlamentare europeo, si apprende che il capo ufficio stampa e portavoce del Ministro della giustizia onorevole Angelino Alfano è Danila Subranni, figlia del generale Antonio Subranni, “già comandante del Ros” dell’Arma dei carabinieri, “a conoscenza della trattativa fra Stato e Cosa Nostra condotta dai suoi subordinati Mario Mori e Giuseppe De Donno, e, soprattutto, allo stato ancora indagato dalla Procura della Repubblica di Palermo per il favoreggiamento della latitanza del capomafia Bernardo Provenzano”; in effetti, all’atto del suo insediamento, il ministro Angelino Alfano nominò la suddetta dottoressa Danila Subranni alla guida del proprio ufficio stampa, assegnandole anche il ruolo di portavoce del Ministro; tali ruoli sono tuttora svolti dalla suddetta dottoressa Danila Subranni, che in tale veste esprime la voce del Ministro, cioè del primo interlocutore politico della magistratura per l’apprestamento di mezzi e soluzioni utili al buon funzionamento dell’attività giurisdizionale; come accertato dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere della XIII Legislatura nell’inchiesta sull’omicidio del giornalista Peppino Impastato e sulle anomalie che ne caratterizzarono le indagini, il generale Antonio Subranni, allora maggiore, fu nel 1978 il comandante del Reparto operativo del Gruppo Carabinieri di Palermo che guidò le indagini sull’omicidio di Giuseppe Impastato, avvenuto a Cinisi (Palermo) il 9 maggio1978 e che, quindi, fu il primo responsabile dei depistaggi commessi dall’Arma dei Carabinieri per affermare la falsa teoria secondo cui Impastato si era ucciso nel compimento di un attentato dinamitardo e per scartare la vera causale (poi affermata dalle sentenze) dell’omicidio di mafia compiuto su diretto ordine del capomafia di Cinisi Gaetano Badalamenti; la stessa sentenza emessa dalla Corte d’assise di Palermo nei confronti di Gaetano Badalamenti rilevò criticamente l’operato investigativo dei carabinieri allora guidati dal maggiore Subranni; nel 1990 il generale Antonio Subranni divenne il comandante del Raggruppamento operativo speciale (Ros) dell’Arma; secondo quanto può leggersi nella motivazione della sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Firenze nel processo per le stragi mafiose del 1993, nella predetta qualità di comandante del Ros egli fu il più alto punto di riferimento istituzionale di un’inconcepibile trattativa instaurata con l’organizzazione mafiosa Cosa Nostra da due ufficiali suoi subordinati, l’allora colonnello Mario Mori e l’allora capitano Giuseppe De Donno, trattativa criminogena che sarebbe in atto al centro delle indagini delle Procure distrettuali antimafia di Palermo e Caltanissetta; ancora oggi il generale Subranni è indagato dalla Procura distrettuale antimafia di Palermo, anche se per lui il Pubblico ministero ha proposto richiesta di archiviazione (sulla quale ancora il Giudice per le indagini preliminari non si è pronunciato), per la gravissima ipotesi delittuosa di favoreggiamento della latitanza del boss corleonese Bernardo Provenzano, vicenda per la quale è in corso innanzi al Tribunale di Palermo il processo a carico del generale Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu, entrambi già alle dipendenze del generale Subranni al Ros».

Lumia chiede di sapere: «se effettivamente la dottoressa Danila Subranni, capoufficio stampa e portavoce del Ministro della giustizia, sia la figlia del suddetto generale Antonio Subranni; in caso affermativo, se non si ritenga tale circostanza, cioè che ad esprimere la voce del Ministro chiamato istituzionalmente ad interloquire con la magistratura e con il suo organo di autogoverno sia una stretta congiunta di un personaggio che allo stato riveste la qualità di indagato presso la Procura di Palermo come presunto favoreggiatore del capomafia Bernardo Provenzano, un gravissimo ed irreparabile vulnus all’immagine della giustizia italiana».

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