giovedì 6 agosto 2009

«Le intercettazioni di cui parla il senatore Paolo Guzzanti dovrebbero avere rilevanza penale». La competenza giuridica sicuramente non manca a Luigi

Dal Quotidiano L'Unità
del 6 agosto 2009

di Cesare Boquicchio
(Giornalista)

«Le intercettazioni di cui parla il senatore Paolo Guzzanti dovrebbero avere rilevanza penale». La competenza giuridica sicuramente non manca a Luigi De Magistris, magistrato ed europarlamentare dell'Italia dei Valori, che si sofferma sul nuovo capitolo del “sexgate” che coinvolge Silvio Berlusconi, tornato alla ribalta dopo le dichiarazioni dell'ex collega di partito Guzzanti.

«Si tratta dell'articolo 319 del codice penale: “Corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio” - spiega De Magistris -. Un reato punito con la reclusione da due a cinque anni per chi fa mercimonio delle pubbliche funzioni, cioè, chi viola i suoi doveri in cambio di una utilità indebita».

Sarebbe il caso del presidente del consiglio?
«Non spetta a me stabilire se questo è il caso, spetterebbe alla magistratura competente, ma per esperienza personale posso dire che si tratta di una forma di corruzione molto diffusa. Dopo gli scandali di Tangentopoli in questa fattispecie ricadono sempre meno i funzionari pubblici che “intascano” mazzette o tangenti. La corruzione pubblica si è adeguata e sono aumentate le “precauzioni” di chi corrompe e di chi si fa corrompere».

Per esempio?
«Ottenere favori in cambio di una nomina, di un incarico per un familiare, dell'inserimento in un consiglio d'amministrazione, della assunzione di un parente, è una forma di corruzione molto più difficile da provare... Ecco perché sono indispensabili le intercettazioni».

Dunque, la fretta del centrodestra nell'approvare la legge per limitare le intercettazioni nasce da quei fatti secondo lei?
«Sono convinto che sia stato il tentativo di mettere sotto un “ombrello” il presidente del consiglio. Le prime dichiarazioni in tema di riforma delle intercettazioni arrivarono subito dopo le prime rivelazioni dell'inchiesta di Napoli sul caso Saccà-Berlusconi. Questo è un fatto».

Ma la rilevanza penale sussiste anche nel caso di conversazioni tra soggetti “terzi” rispetto al fatto?
«Per provare il reato di corruzione anche quel tipo di intercettazioni sono utili. Un problema diverso è l'utilizzabilità dei nastri. In quel caso, a mio avviso, le intercettazioni furono archiviate e distrutte un po' troppo frettolosamente dai magistrati competenti, anche di fronte a materiali che riguardavano non solo la politica, ma anche la pubblica informazione e la Rai».

Sono fatti destinati ad aprire una crisi politica?
«Io non mi auguro che un governo o un modello politico cada per delle iniziative giudiziarie. Auspico che il centrosinistra, unito, sia capace di costruire una alternativa politica basata sulla moralità della sua classe dirigente (superando anche i casi di opacità di questi anni e di questi ultimi giorni) e sulla costruzione di un modello culturale alternativo. Alternativo non solo al berlusconismo, ma anche allo svilimento dei valori che ha contagiato anche una parte della sinistra».

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