di Guido Salvini
(Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Milano)
Non mi sentirei di giurare che il Ministro della Giustizia, criticando il CSM per la “lottizzazione” delle nomine a incarichi direttivi, abbia detto cose del tutto inventate.E’ infatti ben difficile vedere un magistrato vincitore di una carica importante che non sia strettamente apparentato a una corrente, il che comporta o che i non sponsorizzati siano quasi tutti incapaci o più probabilmente che la critica colga in parte nel segno.Questa premessa per dire che non ho un rifiuto preconcetto nei confronti delle posizioni di nessuno. Ciò forse mi dà il diritto di esprimere al Ministro che con il decreto sulle intercettazioni sta per legare il suo nome ad una legge che sembra fatta apposta per affondare quello che resta di una Giustizia che nel suo ruolo dovrebbe tutelare.L’evaporazione delle indagini non avverrà, come molti hanno già scritto, solo a causa della riduzione dei reati per cui sarà possibile intercettare e i tempi ridicolmente ristretti entro i quali ciò sarà consentito con il rischio di perseguire solo i reati meno gravi, quelli per cui le intercettazioni non servono Il danno si nasconde anche nel collasso sul piano cognitivo e organizzativo che la riforma produrrà.Stiamo attenti. Dall’avvio del Codice attuale e cioè dal 1989 le intercettazioni in un processo sono sempre state vagliate da un Gip, un unico giudice che segue lo sviluppo di un’intera indagine, ne matura nel tempo la conoscenza dei fatti e dei soggetti coinvolti e al termine di esse quel Giudice decide se sia giusto o no emettere misure cautelari.Questo sistema ha sempre funzionato e non è certo uno scandalo che ad autorizzare un’intercettazione sia un solo magistrato. Addirittura nei dibattimenti il giudice monocratico, anch’esso singolo, può emettere condanne sino a 10 anni.Ma con la riforma in via di approvazione anche la semplice proroga di un’intercettazione già autorizzata passerà ad un “collegio” di tre giudici. Previsione esuberante, inutile e disastrosa sotto ogni profilo.Sul piano organizzativo, dato che le intercettazioni non si interrompono mai, anche di domenica e nei giorni festivi, non basterà più un giudice di turno ma bisognerà formare un “collegio” di tre giudici, con difficoltà quasi insormontabili nei Tribunali che per organico non superano le dimensioni medie.Perdipiù con il nuovo farraginoso meccanismo le intercettazioni saranno di competenza solo dei Tribunali capoluogo di provincia esautorando i Tribunali del circondario, e dovrà essere trasmesso l’intero fascicolo, non solo quella parte che si riferisce a quella specifica intercettazione Chi porterà in tempi fulminei, essendo atti di per sé urgenti e visti gli organici del personale e degli autisti, tutti i fascicoli dai Tribunali minori a quelli di capoluogo e, in giornata, li riporterà indietro?Non si sa.Non dimentichiamo poi che i tre giudici ovviamente non potranno essere sempre le stesse persone fisiche. I turni e le ferie da organizzare comporteranno far ruotare nel corso di un anno molti giudici e quindi di formare in ogni Tribunale sezioni stabili addette solo alle intercettazioni, di almeno 10/12 magistrati ciascuna.Ciò significa, e non tutti lo sanno, che costoro, avendo firmato un’intercettazione, diverranno incompatibili per legge sia come Giudici dell’Udienza Preliminare sia come giudici dei dibattimenti in aula con la conseguenza, nei Tribunali medi con organici limitati, di rendere molto difficile trovare magistrati che possano poi celebrare i giudizi.Sul piano cognitivo, cioè quello che attiene al valutare bene e in tempi rapidi ogni singolo caso, gli effetti saranno non meno nocivi con un inevitabile caduta di professionalità.Mentre sino ad ora un unico giudice era “responsabile dell’indagine”, cioè seguiva per mesi le intercettazioni, leggeva gli accertamenti di polizia e decideva alla fine se emettere le misure cautelari, avremo “collegi” di giudici che si occuperanno solo delle intercettazioni, un lavoro mortificante perché si tratterà di adottare una congerie di intercettazioni appartenenti ad una miriade di indagini diverse delle quali chi le adotta non sarà chiamato poi a valutarne lo sbocco e il significato complessivo.Terminato questo lavoro frammentario e demotivante, infatti sarà un altro giudice, questa volta singolo, ad occuparsi delle misure cautelari che il PM richiede di norma sulla base delle intercettazioni.Ma questo Giudice, e cioè il GIP, diversamente da quanto è avvenuto sinora, non tirerà le fila di un lavoro che ha seguito personalmente, non saprà nulla delle conversazioni che possono essersi svolte per un anno, soprattutto nei reati di mafia, con centinaia di incroci di circostanze, fatti, soprannomi, soggetti coinvolti.Inizierà un lavoro da zero, non memorizzato gradualmente in precedenza, e i tempi entro i quali potrà decidere se emettere o non emettere una misura cautelare, per evitare una caduta di qualità, si allungheranno enormemente.Mi si permetta un esempio personale.Quando nel 2007 fui chiamato dalle richieste del P.M. a decidere se emettere o meno la misura cautelare nei confronti delle c.d. nuove Brigate Rosse, molti dei cui esponenti sono stati di recente condannati, e si trattava indubbiamente di una richiesta urgente poichè esse stavano per agire, mi fu possibile ristudiare le carte ed emettere il provvedimento in una decina di giorni grazie al fatto che come GIP da quasi 2 anni seguivo le intercettazioni e già quelle situazioni facevano parte del mio bagaglio di conoscenze.Se mi fossero arrivate insieme alla richiesta centinaia di conversazioni importanti intercettate, poiché tante erano, che non avevo mai visto, i terroristi sarebbero rimasti liberi per molto più tempo, in attesa che io studiassi atti di cui sino a quel momento ignoravo tuttoFacendo un paragone con la Sanità è come se si imponesse per legge di operare i pazienti in un Ospedale diverso da quelle ove sono stati ricoverati e sottoposti ad esami clinici e da medici diversi da quelli che li conoscono.La riforma non sacrifica solo le esigenze investigative e non riduce solo, mettendo paletti e bavagli alla stampa, il diritto dei cittadini a conoscere fenomeni criminali che interessano la collettività.E’ contraria, in modo quasi irridente, ad ogni regola di buona organizzazione della Giustizia e di professionalità del lavoro.Ogni Ministro è anche, o dovrebbe essere, un tecnico, il nostro Ministro di Giustizia lo è e di questa china non può fingere di non accorgersi.
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