del 21 agosto 2009
Giovanna Maggiani Chelli
(Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili)Come da noi paventato, le visite ai carcerati stipati in edifici ormai inadeguati, ha finito con il fare accendere i riflettori soprattutto sui detenuti mafiosi rei di strage a regime di “41 bis”.
Insomma si è fatto quello che la mafia voleva, attirare l’attenzione sui mafiosi stragisti che definiscono una vendetta il carcere duro e la loro una situazione peggiore di Guantanamo.
Domandiamo al Senatore Farina, che ha visitato i boss in carcere, come mai non lo abbiamo mai visto ai tavoli delle discussioni di applicazione per le leggi riguardanti le vittime di “cosa nostra”?
Come mai non abbiamo mai sentito un solo gemito levarsi dalla sua bocca quando il Governo e il Ministero del Lavoro hanno inviato le richieste di pensione dei nostri invalidi all’80% al Consiglio di Stato, per stabilire se hanno diritto o meno ad una pensione o se invece sono degli opportunisti che si sono fatti beccare sul luogo della strage quando i mafiosi in questione hanno fatto detonare 300 chili di tritolo?
Diciamo all’illustre Senatore, che il concetto di Guantanamo è troppo comodo limitarlo solamente alle celle di uomini come i fratelli Graviano, a volte la disperazione può essere anche fra le mura domestiche di chi non è a “41 bis”, ma imprigionato nella sua disperazione più dura, perché un giorno sulla sua strada ha incontrato la mafia che voleva andare al governo del Paese.
Il “41 bis” non è una vendetta dello Stato, come troppo si urla in questi giorni, ma una pena severa e necessaria perché altri disgraziati non possano più piangere la morte dei propri figli per mano di mafia, la quale dal carcere cerca con ogni mezzo di dare ordini di morte.
Cordiali saluti
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