del 18 agosto 2009
di Antonio Di Pietro
Parlamentare IDV
Il prodotto interno lordo del Paese crollerà a -4,8%: è questa la nuova previsione per il 2009.
In realtà è l’ennesima previsione di crollo che viene rivista oramai a cadenza mensile, se non giornaliera, e che denota l’incompetenza di chi effettua le stime o l’incapacità di chi è al governo e dispone delle leve per gestire le variabili.
Mi domando con che attendibilità si parli, nel 2010, di una bava di vento in poppa al Pil del +0,6% oppure di “ripresa”, nel 2011, con un incremento dello 0,8%. L’impressione è che si stiano tirando i dadi e che chi li ha in mano sia un baro.
Chiuderemo nel 2009 con un Pil reale vicino al -8%: è questa la verità.
L’Italia, ad oggi, dicono abbia sentito meno la crisi rispetto agli altri Paesi occidentali. Pura illusione riconducibile a tre motivi principali: da una parte non sono stati diffusi i numeri della crisi e della disoccupazione, che ad oggi continuano ad essere trattati come un’estrazione del Lotto; dall’altra sono state salvate le banche che però non hanno salvato le aziende; ed, infine, l’amministrazione pubblica italiana, macchina imponente con qualche milione di dipendenti, ha riversato sul debito pubblico, sui servizi e su qualche migliaio di precari il costo della crisi.
Ad aver pagato il prezzo più alto della recessione sono stati i lavoratori, soprattutto i precari, delle imprese private e dei colossi industriali, in cassa integrazione o semplicemente sbattuti per strada.
L’arresto dell’emorragia del debito pubblico, un Golem da 1,8 mld di euro fuori controllo, è la cartina tornasole della ripresa economica oltre che condizione necessaria per restare in Europa.
E’ stato stimato che per mantenere la capacità di sostenere il livello pensionistico italiano la crescita “reale” dell’economia, il Pil quindi, debba segnare un +1.8%. Se oggi siamo ad un Pil di -4,8% (con un valore medio invece, tra il 2008 ed il 2010, del -1,6%), qualcuno si è chiesto come stiamo pagando le pensioni con un differenziale sull’anno di -6,6% (e medio nel triennio di -3,4%)? Semplice, attingendo al Golem del debito pubblico.
Ma il gioco finirà in autunno, quando l’alchimia di governo non riuscirà a spiegare ai cittadini come mai le aziende continueranno a chiudere copiose e prive di ammortizzatori sociali per i propri dipendenti, o come mai i pensionati vedranno ritoccare a ribasso le pensioni mentre loro, i governanti, a Palazzo Graziolisorseggiano champagne serviti da escort vestite di nero e pensano ai dialetti, aMediaset e a come fottere il Tricolore.
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