giovedì 9 luglio 2009

Premier: "Ripagato di tante amarezze" Ma i giornalisti non possono fare domande

Dal Quotidiano La Repubblica
del 9 luglio 2009

di Claudio Tito
(Giornalista)



L'AQUILA - "Qualcuno pensava davvero che Obama potesse seguire le posizioni del Guardian e del New York Times? Quella è roba inesistente, falsità". Silvio Berlusconi tira un sospiro di sollievo. Ha preparato il G8 come un appuntamento delicatissimo. Quasi vitale. Così, al termine della prima giornata, non ha nascosto ai suoi fedelissimi tutta la sua soddisfazione: "E' andata bene ma dobbiamo continuare ad essere attenti".

Da giorni il premier italiano teme che il summit si trasformi in una debacle. Le critiche di due autorevoli giornali stranieri, come il Guardian e il New York Times, avevano fatto prevedere il peggio. Non a caso l'intero staff del Cavaliere ha seguito passo passo le mosse del presidente americano. A cominciare dall'incontro al Quirinale con Giorgio Napolitano. Per capire se quelle critiche fossero avallate o meno. Si aspettavano un "chiarimento". Una "smentita ufficiale" alle accuse del Nyt che assegnava agli "sherpa" americani (i diplomatici che predispongono i dossier) il merito di aver messo a punto gli argomenti del vertice.

Quando è arrivata la puntualizzazione della Casa Bianca e poi il discorso del leader statunitense, il Cavaliere si è rasserenato. Soprattutto il riconoscimento di Obama alla "forte leadership" italiana ha decisamente tranquillizzato l'inquilino di Palazzo Chigi. "Ero convinto, sapevo che avrebbero fatto una mossa". E poco conta se si tratta di una "mossa" diplomatica davanti all'ospite di casa. "Come è possibile solo immaginare che l'Italia esca dal G8? Non riesco a credere - si lamentava ieri mattina leggendo la rassegna stampa - che nessuno si renda conto della speculazione in corso. Ma vogliono confrontare la nostra economia con quella spagnola? Non ci sono paragoni".

Berlusconi è sempre più persuaso del fatto che contro di lui sia in corso un "complotto" ordito nei confini nazionali ma studiato anche all'estero. Una "manovra" contro il suo esecutivo e per indebolire il sistema imprenditorale nazionale.

Fino all'endorsement a stelle e strisce, allora, aveva trattenuto il fiato. Dopo di che ha fatto di tutto per non rovinare dal punto di vista mediatico la prima giornata. Prima ha cercato di minimizzare la freddezza manifestata in mattinata da Angela Merkel. Il Cancelliere tedesco avrebbe voluto visitare Onna in "solitudine" e ha fatto poco per nascondere il disagio per la presenza dell'alleato italiano.

In serata, invece, in occasione di quello che il suo ufficio stampa ha definito un "punto", ha evitato con cura le domande dei giornalisti. Tutti i suoi collaboratori avevano avvertito che il premier non avrebbe accettato quesiti. In un attimo sono scomparsi i microfoni necessari per farsi sentire in un auditorium piuttosto ampio, in grado di ospitare 800 persone.

Quando il Cavaliere ha chiesto se ci fossero interrogativi, prima gli uomini del suo staff (a cominciare da Paolo Bonaiuti e Valentino Valentini) si sono sbracciati per dire no e subito dopo sono stati ignorati tutti quelli che hanno alzato la mano (a partire dai colleghi del Time e del New York Times). Berlusconi ha fatto finta di niente: "Mi dicono che non ci sono domande". "Non era nostra intenzione sottrarci - ha spiegato il suo portavoce, Paolo Bonaiuti - ma eravamo in ritardo sul programma e il dottore era molto stanco. Domani risponderemo alle domande di tutti".

Sta di fatto che l'obiettivo principale era quello di non "sporcare" una giornata considerata "positiva" dal capo del governo. E l'insidia principale, una volta acquisito il placet della Casa Bianca, consisteva proprio nelle domande della stampa e in particolare quelle dei giornalisti stranieri incuriositi dalle vicende private del premier: il caso Noemi, le foto sarde e l'inchiesta di Bari. "L'importante - è il refrain che anche ieri ha ripetuto l'uomo di Via del Plebiscito - è che il vertice vada avanti. Che ci siano conclusioni positive e proficue".

La tensione dunque è ancora alta. Fino a venerdì il premier non si sbilancerà, nemmeno sul fatto che siano state superate "tutte le amarezze di questo periodo". "Dobbiamo stare attenti e prudenti - si è raccomandato - dobbiamo fare in modo che tutto proceda nel verso giusto". E' infatti ancora convinto che il summit abruzzese possa rivelarsi il trampolino per ricomporre l'immagine internazionale del Paese e dare un "nuovo impulso" alla sua maggioranza. Oppure, in un attimo, trasformarsi in una "figuraccia".

Per evitare la debacle, allora, deve fare in modo che l'organizzazione non abbia lacune e soprattutto impedire che l'attenzione non venga catalizzata proprio dalle vicende personali. Anche oggi, allora, farà di tutto pur di tenersi alla larga dai possibili incidenti di percorso.

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