Da Micromega
del 16 luglio 2009
di Paolo Flores D'Arcais
(Filosofo e pubblicista)
I quotidiani di stamani riportano tre episodi stomachevoli: il “no” di un preteso “comitato di garanti” del Pd all’iscrizione di Beppe Grillo, la rimozione dal suo incarico del vaticanista del Tg3 per un servizio “irrispettoso” verso Sua Santità, il panegirico di Bettino Craxi pronunciato da Walter Veltroni.
Naturalmente, ieri sono successe nel mondo cose ben più importanti e drammatiche. Le tre vomitevoli che ho riportato hanno però la caratteristica comune di riguardare il Partito “democratico”. Che con questi tre episodi dimostra una berlusconizzazione da stivali delle sette leghe.
“Grillo non può iscriversi perché si ispira e si riconosce in un movimento ostile al Pd” hanno deciso all’unanimità i garanti (presieduti da Luigi Berlinguer). Peccato che lo Statuto del partito non faccia menzione dell’ “ispirarsi e riconoscersi” come motivi ostativi per l’iscrizione. Gli unici due motivi, articolo 2, comma 8, riguardano “ le persone che siano iscritte ad altri partiti politici o aderiscano a gruppi di altri partiti politici all’interno di organi istituzionali elettivi”. Grillo non è iscritto ad alcun partito, e quanto a gruppi “all’interno di organi istituzionali elettivi” non fa parte di alcuna assemblea elettiva, dunque nemmeno a gruppi all’interno delle stesse. Un “comitato di garanti” che si inventa norme ad personam assomiglia sempre più al “consiglio dei guardiani” di conio komeinista e garantisce solo che le primarie saranno una truffa.
Il direttore del Tg3, Antonio Di Bella, ha rimosso dal suo incarico il vaticanista del telegiornale, Roberto Balducci, per un servizio considerato “irrispettoso”. Chiunque lo può ascoltare, sono pochi minuti. E’ evidente che Balducci non voleva esprimere una critica pesante al Papa, anzi nelle sue intenzioni (lo si vede dal “linguaggio del corpo” e dalla mimica facciale) forse pensava che la sua battuta sdrammatizzante potesse essere una “carineria”. Ma il punto non è questo. Se anche avesse espresso una critica, magari pesante, perché non ne avrebbe avuto il diritto? Nel servizio pubblico non ci sono mai critiche pesanti verso questo o quel politico? E perché Joseph Ratzinger dovrebbe essere immune dal diritto dei giornalisti alla critica? Siamo uno stato confessionale o uno stato laico e democratico? E se la Rai è un servizio pubblico, di questo pubblico non fanno parte anche i cittadini (forse decine di milioni) che al Papa rivolgerebbero critiche ben più pesanti? Si dirà che tutto questo ha a che fare con la pulsione di Di Bella a continuare la sua carriera in Rai, e che il Pd non c’entra. Ma lo sanno anche i sassi che su Rai tre e Tg3 si stanno scannando da settimane proprio i vertici Pd, per i quali, nella più pura logica di lottizzazione (l’inciucio ante litteram) quelle risorse pubbliche sono “cosa loro”.
Infine Walter Veltroni. Il suo peana a Craxi chiude il cerchio. Se si prende sul serio la legalità repubblicana, Craxi, quali siano stati i suoi meriti precedenti (compresa Sigonella, che Veltroni mitizza al limite dell’eroismo) è stato un criminale, morto latitante per sfuggire alla giustizia. Che Veltroni ne faccia un eroe dimostra solo uno spirito di casta fra gerarchi di una nomenklatura che si pretende legibus soluta. E infine, (visto che non può aver maturato questo giudizio su Craxi l’altra notte): perché non ha avuto il “coraggio” di intitolargli una via, quando era sindaco? Perché il “popolo di sinistra” sarebbe insorto, e la sua carriera sarebbe finita lì. Ma questo non aggiunge un elemento di viltà?
del 16 luglio 2009
di Paolo Flores D'Arcais
(Filosofo e pubblicista)
I quotidiani di stamani riportano tre episodi stomachevoli: il “no” di un preteso “comitato di garanti” del Pd all’iscrizione di Beppe Grillo, la rimozione dal suo incarico del vaticanista del Tg3 per un servizio “irrispettoso” verso Sua Santità, il panegirico di Bettino Craxi pronunciato da Walter Veltroni.
Naturalmente, ieri sono successe nel mondo cose ben più importanti e drammatiche. Le tre vomitevoli che ho riportato hanno però la caratteristica comune di riguardare il Partito “democratico”. Che con questi tre episodi dimostra una berlusconizzazione da stivali delle sette leghe.
“Grillo non può iscriversi perché si ispira e si riconosce in un movimento ostile al Pd” hanno deciso all’unanimità i garanti (presieduti da Luigi Berlinguer). Peccato che lo Statuto del partito non faccia menzione dell’ “ispirarsi e riconoscersi” come motivi ostativi per l’iscrizione. Gli unici due motivi, articolo 2, comma 8, riguardano “ le persone che siano iscritte ad altri partiti politici o aderiscano a gruppi di altri partiti politici all’interno di organi istituzionali elettivi”. Grillo non è iscritto ad alcun partito, e quanto a gruppi “all’interno di organi istituzionali elettivi” non fa parte di alcuna assemblea elettiva, dunque nemmeno a gruppi all’interno delle stesse. Un “comitato di garanti” che si inventa norme ad personam assomiglia sempre più al “consiglio dei guardiani” di conio komeinista e garantisce solo che le primarie saranno una truffa.
Il direttore del Tg3, Antonio Di Bella, ha rimosso dal suo incarico il vaticanista del telegiornale, Roberto Balducci, per un servizio considerato “irrispettoso”. Chiunque lo può ascoltare, sono pochi minuti. E’ evidente che Balducci non voleva esprimere una critica pesante al Papa, anzi nelle sue intenzioni (lo si vede dal “linguaggio del corpo” e dalla mimica facciale) forse pensava che la sua battuta sdrammatizzante potesse essere una “carineria”. Ma il punto non è questo. Se anche avesse espresso una critica, magari pesante, perché non ne avrebbe avuto il diritto? Nel servizio pubblico non ci sono mai critiche pesanti verso questo o quel politico? E perché Joseph Ratzinger dovrebbe essere immune dal diritto dei giornalisti alla critica? Siamo uno stato confessionale o uno stato laico e democratico? E se la Rai è un servizio pubblico, di questo pubblico non fanno parte anche i cittadini (forse decine di milioni) che al Papa rivolgerebbero critiche ben più pesanti? Si dirà che tutto questo ha a che fare con la pulsione di Di Bella a continuare la sua carriera in Rai, e che il Pd non c’entra. Ma lo sanno anche i sassi che su Rai tre e Tg3 si stanno scannando da settimane proprio i vertici Pd, per i quali, nella più pura logica di lottizzazione (l’inciucio ante litteram) quelle risorse pubbliche sono “cosa loro”.
Infine Walter Veltroni. Il suo peana a Craxi chiude il cerchio. Se si prende sul serio la legalità repubblicana, Craxi, quali siano stati i suoi meriti precedenti (compresa Sigonella, che Veltroni mitizza al limite dell’eroismo) è stato un criminale, morto latitante per sfuggire alla giustizia. Che Veltroni ne faccia un eroe dimostra solo uno spirito di casta fra gerarchi di una nomenklatura che si pretende legibus soluta. E infine, (visto che non può aver maturato questo giudizio su Craxi l’altra notte): perché non ha avuto il “coraggio” di intitolargli una via, quando era sindaco? Perché il “popolo di sinistra” sarebbe insorto, e la sua carriera sarebbe finita lì. Ma questo non aggiunge un elemento di viltà?
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