del 30 settembre 2009
di Giovanna Vitale
(Giornalista)
«Chieda subito scusa». È una lettera di censura pesantissima quella inviata ieri dal sindaco Alemanno a Patrizio Bianconi, il consigliere pidiellino che - rispondendo alla richiesta di informazioni di un cittadino - ha sollecitato in cambio del suo "onorevole" interessamento la stipula di «un patto di sangue» elettorale, ovvero il sostegno per sé e un suo compagno di partito alle prossime comunali, pretendendo per di più di conoscere l´indirizzo di casa, la mail e il numero di telefono in modo da poterlo «schedare» e rintracciare «quando ci servirà il voto suo e della sua famiglia».
Parole definite «inqualificabili» dal primo cittadino, che ha anche sollecitato il presidente dell´Aula Giulio Cesare ad «adottare tutti i provvedimenti del caso, incluse - ove possibile - sanzioni severe» nonché di «mettere sotto osservazione l´attività di Bianconi perché comportamenti del genere non si devono ripetere e non saranno mai più tollerati».
Sa di cosa parla, il sindaco. Il signor Marcello Mancini, titolare di un centro di ortopedia in Prati, quando ha ricevuto la risposta «scioccante» del consigliere capitolino, ha subito inoltrato l´intero carteggio ad Alemanno e a tutti i capigruppo dell´assemblea comunale, presentando pure un esposto alla Procura della Repubblica. «Ho chiesto al magistrato di intervenire perché in un paese democratico è inaccettabile che un libero cittadino subisca pressioni di questo tipo», spiega. È davvero sconfortato, Mancini: «Il mio dubbio è: si tratta dell´errore di un singolo o anche gli altri giovani politici sono educati alla scuola del ricatto e dello scambio di favori?».
Un dilemma che l´inquilino del Campidoglio ha tentato a stretto giro di sciogliere. Prima ha parlato con i suoi per verificare l´autenticità della corrispondenza, quindi ha preso carta e penna e inviato la censura scritta a Bianconi. Che tuttavia l´offesissimo Mancini reputa «il minimo indispensabile: in verità mi sarei aspettato una presa di posizione più dura, bisognerebbe dare una sterzata seria e forte, stigmatizzare con atti concreti certi tipi di comportamenti. Ora mi auguro solo che la questione non si risolva in un niente». Come in realtà avrebbe voluto il Pdl. Che per tutto il giorno ha fatto finta di ignorare il caso di Mangiafuoco, come il "focoso" consigliere è stato soprannominato. Più volte interpellato, il capogruppo Dario Rossin ha risposto in modo evasivo di «saperne poco», di non aver «ancora letto le carte». Fino a sera. Quando, appreso della lettera di Alemanno, s´è finalmente sbilanciato: «Ho convocato Bianconi, lo incontrerò tra oggi e domani per capire qual è la sua versione. Lui sostiene che è stato uno scherzo, certo di cattivo gusto, ma non ho motivo di non credergli». Una linea di cautela adottata anche dal vice-coordinatore romano del Pdl, Luca Malcotti: «Secondo me fra i due ci sono stati dei pregressi. Sarà successo qualcosa che non conosciamo. Altrimenti non ha senso: i consiglieri comunali vivono di consenso, coltivarlo sul territorio, nel contatto con i cittadini, è il nostro modo di fare politica. Avrò modo di parlare con Bianconi perché intanto noi dobbiamo accertare cosa è realmente accaduto».
Ad attaccare a testa bassa è invece il Pd. «È un comportamento inaccettabile che danneggia l´intero consiglio comunale», tuona il capogruppo Marroni, «chiederemo subito al presidente dell´Aula di censurare Bianconi». Parla di «squallore e tristezza infinita» Valeriani, «vorrei incontrare il signor Mancini per dirgli che non siamo tutti così», mentre Masini fa sue le parole di Napolitano e Vittorio Foa: «Chi rappresenta le istituzioni sia esempio di moralità».
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