giovedì 4 febbraio 2010

QUELLE TESI DI CRAXI SU DI PIETRO AMATE DAL CORSERA

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 4 febbraio 2010

di Peter Gomez
(Giornalista)


A ben vedere, finora, il mistero è soltanto uno: il Corriere della Sera. Perché, martedì 2 febbraio, il solitamente prudente quotidiano della borghesia milanese ha deciso di dare spazio in prima pagina a una vecchia fotografia del pm Antonio Di Pietro a cena con una serie di ufficiali dell’Arma e il numero tre del Sisde, Bruno Contrada? Perché tanta rilevanza a un articolo in cui sono riportate le tesi e le ricostruzioni di un avvocato, Mario Di Domenico, che da anni attacca Di Pietro, venendo puntualmente smentito nei tribunali? Con il leader del Pd, Bersani, pronto a difenderlo: “Solo un grosso polverone, perché la foto salta fuori solo adesso?”.

Non che la notizia del libro (non ancora terminato) scritto da Di Domenico contro Di Pietro dovesse essere nascosta, intendiamoci. Ma pubblicarla così senza riflettere e verificare punto per punto il contenuto delle accuse, vuol dire fare una precisa scelta politica. Anche perché quali siano stati i rapporti tra Di Pietro, gli altri magistrati del pool di Mani Pulite, e gli 007 lo dicono la storia, gli atti della Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti (Copaco) e, ovviamente, la collezione del Corriere.

Il primo grande assalto all’indagine anticorruzione risale infatti già alla primavera del 1992 quando Bettino Craxi, non ancora indagato, si mette alla furiosa caccia di notizie sul magistrato, arrivando a sostenere in agosto di avere in mano contro di lui “un poker”, che si rivelerà però un flop. Il Copaco, nel 1996, ha ricostruito buona parte dell’accaduto. E ha fatto delle scoperte che rilette adesso appaiono interessanti: tutte o quasi le accuse di oggi (dal presunto ruolo americano nell’inchiesta Mani Pulite, fino supposti misteri sul passato del leader dell’Idv) erano dei cavalli di battaglia che il corrotto Craxi cavalcava anche grazie a documenti ricevuti da quegli 007 ora dipinti come dei complici di Di Pietro.

Per capire bisogna insomma tornare all’estate del ‘92. In quelle settimane,il presidente del Consiglio Giuliano Amato (Psi), è molto preoccupato. In luglio ha sollevato dall’incarico di direttore del Sismi, il generale Luigi Ramponi, futuro senatore di An, che nel 1995 spiegherà: “Volevano la mano libera”. Poi ha affrontato a muso duro il ministro Carlo Ripa di Meana rimproverandolo per il suo sostegno ai pm perché, come scriverà Ripa di Meana, “l’azione giudiziaria di Mani Pulite – come indicavano i servizi e il capo della polizia Vincenzo Parisi – era un pericolo per le istituzioni”.

A Palazzo Chigi infatti arrivano di continuo veline del Sisde, il servizio segreto civile in cui era arruolato Contrada, che monitora l’indagine assieme al secondo reparto della Guardia di finanza (gli 007 delle Fiamme Gialle). Un’attività “illegittima”, spiega il comitato, condotta spesso attraverso la cosiddetta “fonte Achille” che rimarrà per sempre anonima. Alcune di queste veline passano per le mani di Contrada che le riceve da un sottoposto. Leggendole è facile capire quali fossero i rapporti tra Di Pietro e i servizi. Loro erano gli spioni e lui lo spiato. A volte però nei documenti si trovano vere e proprie bufale. Contrada riceve, per esempio, note in cui viene dato per certo o un avviso di garanzia a Bobo Craxi, o il suo arresto. Mentre in una più credibile informativa datata 6 maggio si accenna invece a “una pista d’indagine appena aperta e concernente soggetti vicini all’onorevole Forlani”. Anche per questo, il Copaco , spiega che “vi sono state da più parti manovre per intromettersi nelle indagini, per conoscere il loro svolgimento [...] per esercitare un controllo illegittimo sui singoli magistrati e sulla loro vita, per costruire dossier che servivano a delegittimarli”. Specialisti in questo senso erano gli 007 del secondo reparto della Guardia di finanza che svolgevano “un complesso e intenso lavoro volto a raccogliere note informative sui magistrati (tra i quali il dottor Di Pietro, il dottor Colombo e altri)”. Nel 1994 questo materiale verrà poi in parte consegnato agli ispettori ministeriali di via Arenula da alcuni indagati. I documenti del Sisde, della Gdf più una serie di tabulati telefonici, verranno invece in parte usati da Craxi per costruire il suo “Poker” del ‘92 o una serie di veline anti Di Pietro poi scoperte in un un archivio dell’ex segretario del Psi. Dice il Comitato: “C’è una sinergia informativa tra le carte in possesso dell’ex presidente del Consiglio e questi documenti”. Su Di Pietro, poi, Craxi accumula “una serie cospicua di schede informative, idonee a gettare sospetti infamanti e a demolire l’immagine del magistrato. Esse riguardano l’intera carriera del dottor Di Pietro da quando era in polizia, le sue amicizie, una serie di vicende private in base alle quali vengono costruite accuse contro di lui”. Le stesse accuse, o quasi, che oggi il Corriere rilancia.

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