Dal Quotidiano La Repubblica
del 2 luglio 2009
di Liana Milella
(Giornalista)
ROMA - Una lettera autorizzata "dall'alto", direttamente da Berlusconi. Nel tono, nei contenuti, nei singoli riferimenti. Quando Mazzella irrompe nel pomeriggio e turba la Corte, lo fa avendo ottenuto il pieno placet del premier, preoccupato di una tempesta che rischia di ripercuotersi sul lodo Alfano, la legge ad personam che più gli sta a cuore e che può modificare, se bocciata, il corso della sua vita politica. Tant'è che al ministro Vito raccomanda di mettere in chiaro un dettaglio finora trascurato: la cena ha preceduto il giorno in cui è stata fissata la prima udienza sul lodo.
Berlusconi sa che quella di Mazzella è una buccia di banana su cui può scivolare lo scudo blocca processi. Perché, per l'imparzialità della Corte, Mazzella e Napolitano potrebbero essere costretti a farsi da parte. E dunque, quando si arriverà a decidere sulla costituzionalità del lodo, due voti potenzialmente favorevoli a Berlusconi verrebbero meno. La preoccupazione del Quirinale e l'agitazione alla Consulta lo confermano: il caso Mazzella non può essere messo in sordina senza una conseguenza, perché ciò appannerebbe l'imparzialità della più alta magistratura.
Ufficialmente, è un "no comment" quello che arriva dal Colle dopo l'appello di Di Pietro. Per il principio di non ingerenza che regola i rapporti tra il Quirinale e il palazzo di fronte dove ha sede la Corte, da Napolitano non può arrivare al presidente Francesco Amirante alcun invito esplicito a risolvere il caso. Ma del pari è forte un'altra considerazione che suona come un consiglio: ogni organo ha, al suo interno, i meccanismi per affrontare una questione delicata come quella di una cena che turba ed altera un equilibrio istituzionale. Quindi anche alla Corte potrebbe prevalere il principio che un giudice non imparziale deve farsi da parte. Napolitano lavora per lenire le tensioni, ieri ha parlato a lungo con i presidenti del Senato Schifani e della Camera Fini raccomandandogli di evitare strappi soprattutto sulle intercettazioni. Ma sulla Consulta ogni passo dev'essere felpato.
Proprio come il clima che si vive alla Consulta dove questa settimana è bianca. Niente sedute. Ma tra i giudici si registra "forte preoccupazione" per quello che viene definito "un momento molto difficile". I quindici sono divisi, chi sponsorizza la linea Mazzella ("A casa mia invito chi voglio"), chi ne è "profondamente sconcertato". Prevale una considerazione: la cena forse sarebbe stata meno grave se non ci fosse stato di mezzo il lodo Alfano. Per i giudici delle leggi non esiste il principio dell'astensione obbligatoria proprio perché giudicano leggi, quindi oggetti astratti, ma il lodo in quanto legge ad personam, in quanto scudo di cui beneficia processualmente il solo Berlusconi, identifica il premier come il protagonista unico di una decisione. Sulla quale non sono ammesse ombre di sorta. Il presidente Amirante si è chiuso nel riserbo, ma da lui può arrivare una moral suasion verso Mazzella nel convincerlo a fare il passo indietro.
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