giovedì 3 settembre 2009

Giudici, il mistero degli incarichi spariti

Dal Quotidiano La Repubblica
del 3 settembre 2009

di Antonello Caporale
(Giornalista)



Miracolo Brunetta! E' bastato un comma, nella vasta legislazione promossa dal ministro per l'efficienza nella pubblica amministrazione, per cambiare stili e consuetudini. Tra queste, l'annosa questione degli incarichi extra che tolgono sonno e tempo ai magistrati. Se i giudici amministrativi continuano ad affiancare l'attività d'ufficio a impegni esterni (nei ministeri, nelle università, nei collegi arbitrali), i colleghi contabili sembrano invece aver revocato ogni loro disponibilità. Tuffati a tempo pieno nel compito assegnato: verificare le spese - a volte parecchio pazze - degli enti pubblici. Basta un clic per accorgersene! Finora infatti gli incarichi extragiudiziari conferiti e/o autorizzati erano elencati e pubblicati sul sito istituzionale. Divisi per semestre, primo e secondo di ogni anno, davano conto del tipo di incarico, delle somme percepite da ciascuno, o solo presunte; del numero di incarichi esterni che ciascun magistrato era chiamato a svolgere (dunque "incarico conferito" in virtù della legge che impone la presenza di un giudice contabile in una serie di procedimenti amministrativi) o aveva chiesto di poter svolgere, avendolo trovato autonomamente (e perciò "incarico autorizzato").
Per il 2009 non esistono incarichi, né conferiti né autorizzati. Possibile?

E no che non è possibile. Per un paradosso, uno dei tanti che in questo caso l'incolpevole ministro ha prodotto, la norma che riorganizza gli uffici della Corte, e assicura al presidente più poteri, ne ha tolti degli altri al consiglio di presidenza, un organo di autogoverno. Tra questi, il potere di autorizzare gli incarichi dei colleghi. Il consiglio, per espressa indicazione contenuta in un decreto voluto e firmato dall'allora ministro della Giustizia Castelli, aveva l'obbligo - ai fini della trasparenza - di rendere pubbliche le autorizzazioni concesse.

Tolto di mezzo il consiglio, anche l'obbligo è evaporato. E quindi? Quindi nessuna lista è stata compilata, e chi clicca trova la strada sbarrata al dicembre dello scorso anno.

Ma nessuna pubblicazione non significa affatto nessun incarico esterno. Ci sono, ma non si vedono... E le indennità si sommano allo stipendio, gli impegni si moltiplicano, il tempo consegnato all'ufficio si riduce.
Già la Corte dei conti ha un organico ridotto di quasi il trenta per cento dal numero previsto dalla legge (sono circa 400 i magistrati in servizio). E la lotta agli sprechi, alle spese inutili, questione così gravemente centrale nel dibattito sui costi (e le opere) della politica, si riduce a modeste forme di contrasto, avances individuali e occasionali. I controlli si fanno così radi da obbligare i giudici, almeno per la verifica delle spese di enti di non primissimo livello, a utilizzare la sorte. A campione, molte volte, sono i controlli. E nel campione, molte volte, alcuni non ci finiscono mai.

Poco personale (e a volte parecchio impegnato a badare ad altre faccende), pochi controlli. Che, questa estate, stavano per essere ridotti ancora di più. Il governo, infatti, aveva intenzione, tra le altre correzioni previste, di limitare le possibilità di accertamento contabile solo ai casi in cui le notizie di reato fossero certe e indiscutibili. Rendendo impraticabile la via parallela, finora seguita, della notizia di reato acquisita a mezzo stampa e poi sottoposta a verifica. Una misura governativa, si narra, nata come reazione alla presunta verifica della qualità e soprattutto della congruità dei costi delle consulenze esterne affidate dal ministero dell'Economia. I si dice non devono formare oggetto di indagine. O sei certo, oppure ti fermo.
Il fuoco della polemica, trasferita in Parlamento, è stato spento solo grazie all'intervento del capo dello Stato. La norma è però accantonata, non morta. A settembre se ne riparlerà.

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