del 6 settembre 2009
di Luigi De Magistris
(Europarlamentare IDV)
Nel nostro Paese vi è la diffusa consapevolezza che il Parlamento Europeo non serva a nulla; un posto in cui vengono collocati a riposo politici sulla via del tramonto oppure persone scomode da esiliare per evitare che possano turbare gli equilibri politici in Italia. Durante la mia entusiasmante campagna elettorale in giro per il Paese non sono state poche le persone che mi hanno sollecitato ad evitare di rimanere relegato in Europa e di assumere un ruolo politico all’interno dei nostri confini. Non c’è dubbio che in questi anni una fetta considerevole di italiani eletti al Parlamento europeo – con le debite lodevoli eccezioni – ha utilizzato il mandato per prendersi le diarie,fare solo attività politica in Italia e turismo di vario tipo in Europa.
La nostra immagine al Parlamento Europeo non è molto buona, non solo per il crollo etico della politica italiana soprattutto per i comportamenti indegni con la gestione privata ed edonistica della cosa pubblica da parte del premier Berlusconi, ma anche per lo scarso apporto che complessivamente ha offerto la compagine italiana in Europa.
Ebbene, già dalle prime settimane di lavoro tra Bruxelles e Strasburgo, ho compreso quanto rilevante possa essere il lavoro del Parlamento europeo per la crescita di un’Europa dei diritti e per lo stesso nostro Paese. Dall’immigrazione, ai cambiamenti climatici, dal contrasto al crimine organizzato ai temi dell’economia e dell’occupazione. Come sempre determinante per il cambiamento del passo politico è il ruolo delle persone. Già nelle prime riunioni istituzionali e politiche, ad esempio, ho evidenziato che la lotta alle mafie deve essere una priorità in quanto non è un’emergenza solo italiana ma un cancro che si sta estendendo velocemente in tutta Europa attraverso il controllo del territorio, l’inquinamento dell’economia e la penetrazione nelle Istituzioni.
Così come da Presidente della Commissione controllo del bilancio ho subito messo in chiaro che il ruolo della Commissione non è quello burocratico di far quadrare i conti con le tabelline di matematica, bensì di operare un concreto controllo per la trasparenza e la legalità nell’utilizzo dei fondi pubblici che provengono dalle tasche di tutti i cittadini europei. Questo significa favorire politiche di sviluppo economico che producono occupazione anche attraverso la verifica costi/benefici dei finanziamenti pubblici; rendere più difficili le truffe e le corruzioni ai danni dell’Unione Europea, con l’Italia ovviamente in prima fila; spezzare il legame tra monopolio della spesa pubblica da parte della casta, gestione illegale delle risorse pubbliche, controllo del lavoro attraverso le logiche di appartenenza, condizionamento del voto: dall’Europa può, quindi, giungere un contributo teso a recidere il nesso denaro pubblico-mafie che è uno dei cardini della forza pervasiva della criminalità organizzata e della sua istituzionalizzazione.
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