venerdì 28 agosto 2009

Carceri, ripensare l'intero sistema

Dal Quotidiano L'Unità
del 28 agosto 2009

di Raffaele Cantone
(Magistrato della Suprema Corte di Cassazione)


Sono passati ormai tre anni da uno dei provvedimenti legislativi più controversi dell’ ultimo periodo: mi riferisco all’indulto, e le previsioni delle solite inascoltate cassandre stanno trovando ogni giorno sempre più conferme.

Si era detto: è un provvedimento inutile, non risolve i problemi strutturali del sovraffollamento carcerario e, soprattutto, di qui a poco la situazione sarà come prima o persino peggio. È ciò che sta avvenendo; la popolazione carceraria ha superato le sessantamila unità ed è ben oltre i numeri massimi di compatibilità (circa 45 mila) delle strutture penitenziarie. A questa situazione grave, pericolosa e non da stato civile si è giunti grazie alla somma di più insipienze. Il precedente governo non accompagnò l’indulto con provvedimenti di sostegno sociale ai detenuti scarcerati e questo ha favorito i numerosi rientri in carcere. L’attuale esecutivo, invece, sta cercando di risolvere i problemi della sicurezza usando strumenti repressivi penali e, quindi, continuando a riempire i penitenziari sempre più, fra l’altro, di extracomunitari e piccoli delinquenti. Del sovraffollamento carcerario è da tempo a conoscenza il ministero della giustizia che ha più volte annunciato rimedi imminenti, prima cercando di recuperare il braccialetto elettronico, poi proponendo nuove misure alternative e sostitutive, senza giungere a risultati concreti per l’opposizione di uno dei partiti della maggioranza. Di recente poi si è detto che sarebbero state costruite nuove prigioni ma siccome vi sono problemi di bilancio si è aggiunto che bisogna attendere i fondi della Comunità Europea. Certo l’effetto annuncio può essere utile per un’opinione pubblica distratta e per una stampa svogliata ma certo non per risolvere i problemi reali. Ed allora si attendono soluzioni a breve, ben difficili visto che sembra non vi siano nemmeno progetti di nuovi penitenziari. La verità è che al punto in cui si è arrivati la questione diventa complicata perché ciò che sarebbe stato indispensabile era un approccio di tipo complessivo e strutturale, difficile da mettere in campo in momenti di emergenza. Un punto è certo: è indispensabile investire in una nuova edilizia carceraria, prendendo atto che il livello di criminalità, anche di tipo mafioso, in Italia non consente paragoni con gli altri stati d’Europa. Ciò però non può bastare; bisogna ripensare al sistema sanzionatorio, convincendosi che la sanzione penale debba essere usata solo quando è indispensabile e soprattutto bisogna prevedere misure alternative al carcere capaci di funzionare per i soggetti meno pericolosi, evitando ciò a cui troppo spesso assistiamo, e cioè pericolosi delinquenti che si sono macchiati anche di stragi e che sono riusciti ad ottenere misure alternative e quindi sono ritornati in libertà molto prima del fine pena previsto e piccoli delinquenti che scontano le condanne fino all’ultimo giorno.

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