venerdì 28 agosto 2009

Financial Times, editoriale su Berlusconi "Potere che ormai eccede ogni limite"

Dal Quotidiano La Repubblica
del 28 agosto 2009

di Enrico Franceschini
(Giornalista)


LONDRA - Il caso Berlusconi contiene lezioni non solo per l'Italia, ma anche per altri paesi, perché rivela una tendenza a trasformare la politica e il potere in uno spettacolo da manipolare come uno show televisivo. E' il parere di Alexander Stille, docente di giornalismo alla Columbia University, autore di un apprezzato libro sull'Italia di Berlusconi ("Il sacco di Roma"), giornalista del New Yorker e di altre pubblicazioni (collabora anche a "Repubblica") e figlio di un celebre corrispondente dagli Stati Uniti e poi direttore del Corriere della Sera. Il suo commento sulla vicenda che riguarda il primo ministro italiano, pubblicato oggi nella pagina degli editoriali del Financial Times, spicca nel panorama di articoli e servizi in merito che continuano ad apparire sulla stampa internazionale.

"Il potere di Berlusconi (in Italia) ormai eccede quello di qualsiasi altro leader in Europa occidentale", scrive Stille, notando che "bisogna guardare alla Russia di Putin o al Venezuela di Chavez per trovare paralleli". Il comportamento del nostro presidente del Consiglio è comprensibile, continua il suo editoriale, "solo se considerato alla luce di un sistema che gli assegna totale impunità", un'impunità - spiega Stille ai lettori del quotidiano finanziario britannico - fornita in parte da leggi ad personam fatte approvare da Berlusconi, come quella che assegna immunità legale al premier, e in parte determinata dal suo "quasi totale controllo" dei media italiani, attraverso le tivù di sua proprietà, le reti pubbliche "indurettamente" controllate e la stampa. "La maggior parte dei giornali italiani, con una o due eccezioni, hanno coperto la vicenda con grande cautela, assai meno estensivamente di molti giornali britannici", afferma Stille.

Lo studioso di giornalismo americano nota le aspre critiche rivolte a Berlusconi da due giornali cattolici, Famiglia Cristiana e l'Avvenire, ma sottolinea che tali critiche appaiono in netto contrasto, "o forse sono una diretta reazione", rispetto al "silenzio del Papa e di gran parte dell'alte gerarchia ecclesiastica", che hanno trovato in Berlusconi un alleato "su questioni come l'inseminazione artificiale e l'aborto".

La tolleranza dell'Italia verso Berlusconi, conclude Stille, viene motivata spesso con un'autoindulgenza vecchio stampo verso il machismo. Ma il primo ministro è anche "un fenomeno moderno o post-moderno: fin dall'inizio ha personalizzato e sessualizzato la politica in una maniera presa direttamente dai reality show che proliferano sulle sue reti televisive". Dai commenti di Tony e Cherie Blair sulla propria vita sessuale all'ascesa politica dell'ex-attore Arnold Schwarzenegger in California, di cui l'ex-bobybuilder è governatore, fino al fatto che la campagna americana per la presidenza dura ormai due anni e che Obama deve restare continuamente in tivù per vendere al pubblico qualsiasi aspetto del suo programma politico, "si capisce che la politica intesa come una permanente campagna elettorale non è un fenomeno soltanto italiano".

Di Berlusconi, il Financial Times parla anche in un altro contesto, citando la controversa decisione del premier italiano di fare visita alla Libia per le celebrazioni del quarantennale del colpo di stato che portò al potere il colonnello Gheddafi, "attirato da petrolio e commerci", nonostante il recente ritorno a Tripoli di uno dei rfesponsabili dell'attentato terroristico di Lockerbie, in cui morirono i 270 passeggeri di un jet della Pan-Am. Il quotidiano della City ammonisce su quanto sia pericoloso fare una diplomazia di questo tipo con il leader libico, raccontando un recente episodio: un anno fa uno dei figli del colonnello, Hannibal, fu brevemente arrestato a Ginevra per avere assalito la cameriera di un albergo; il governo libico ha risposto sospendendo le forniture di petrolio alla Svizzera, ritirando 5 miliardi di dollari dalle banche svizzere e arrestando due uomini d'affari svizzeri in Libia.

The Economist. "In piena polemica con il vaticano sull'immigrazione clandestina, il governo italiano ha anche le sue ragioni, ma deve essere prudente - scrive il settimanale britannico The Economist: la storia sembra indicare che gli esecutivi in disaccordo con la chiesa non durano molto e il premier Silvio Berlusconi è già malvisto dal clero per la sua vita privata".

L'articolo intitolato "Boat-race people" tratta della morte in mare dei 73 clandestini eritrei provenienti dalla libia e racconta le loro sofferenze. L'Economist ricorda che il governo italiano ha avviato la politica dei rimpatri, ma smentisce che sia colpevole di crudeltà o di omissione di soccorso. La vera obiezione, osserva il settimanale britannico, è piuttosto che la nuova legge impedisce di fatto ai clandestini di chiedere asilo anche se rientrano nella categoria di coloro i quali hanno diritto alla protezione umanitaria (circa un terzo del totale, secondo le stime italiane) e che questi vengono poi espulsi verso la libia, "un paese non democratico la cui dirigenza non si preoccupa dei diritti umani".

Insieme ad articoli sul New Zealand Herald, sull'Australian e su altri giornali che riferiscono le rivelazioni del libro di Maria Latella su Veronica Lario riportate nei giorni scorsi, sulla stampa di oggi c'è anche un articolo del francese Figaro, che riferisce della partecipazione del premier alle celebrazioni nella basilica di Collemaggio: "Berlusconi in cerca d'indulgenza divina all'Aquila", titola il quotidiano, notando che il leader del Pdl sta cercando di riparare i danni nelle relazioni col Vaticano provocati dalle polemiche della Lega Nord sugli immigrati.

Le Nouvelle Observateur. Anche il settimanale francese riporta sul suo sito, tra le notizie principali, l'attacco di Silvio Berlusconi a Repubblica. Vengono ricordate le dieci domande poste dal nostro giornale al capo del Governo, a proposito delle sue frequentazioni con Noemi Letizia e degli incontri con le escort a Palazzo Grazioli.

Forbes. Per il settimanale economico statunitense un caso simile non potrebbe scoppiare in America. I giornali, infatti, "sono protetti dalle leggi sulla libertà d'espressione".

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