mercoledì 25 novembre 2009

CHI HA UCCISO CAFASSO? L’ULTIMA DOSE DEL PUSHER DEI POTENTI

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 25 novembre 2009

di Rita Di Giovacchino
(Giornalista)


Alla tesi dell’omicidio “mascherato” si aggiunge ora quella di una dose di eroina purissima “mascherata” da cocaina. Un cocktail micidiale, trappola tesa a Gianguarino Cafasso, in grado di ucciderlo nel giro di due o tre minuti. Il pusher che spiava i trans, che informava i carabinieri sui movimenti dei clienti Vip, che ha cercato di smerciare il video che ha distrutto la carriera politica di Piero Mar-razzo, era un assuntore abituale di cocaina. Non era in grado di reggere quel concentrato di eroina pura che ha provocato in lui una sorta di choc anafilattico. Omicidio volontario e forse premeditato perché qualcuno ha volutamente alterato la dose con micidiali sostanze che ne hanno mutato il gusto per fargli credere che si trattasse di cocaina. Non del tutto perché la sua compagna Jennifer, al secolo Adriano La Motta, aveva assaggiato la sostanza e l’aveva trovata sgradevole. Così aveva rinunciato a sniffare e si era vista un film in televisione. Non si è accorta che Rino era morto nel letto, credeva dormisse, solo la mattina dopo ha chiamato aiuto. Un comportamento che desta qualche sospetto, ma non tale da far pensare che Jennifer abbia responsabilità nella morte di Cafasso, forse conosceva i suoi segreti e ha avuto paura.

I file segreti di Brenda, la hacker dei Vip. Sono in tanti ad avere paura ormai. Non soltanto i trans che affollano i luridi monolocali che si trovano tra via Gradoli e via Due Ponti, oggetto quotidiano di minacce e rapine quasi a dire che la festa è finita, che è ora di cambiare aria. Anche nella Roma bene il terrore corre sul filo delle indiscrezioni che arrivano da ambienti investigativi, dai boatos che rimbalzano su altri nomi contenuti nelle schede telefoniche o nei file del computer di Brenda, ormai descritta come un hacker, da ieri al vaglio dei periti. La indiscrezioni non rassicurano. Sono centinaia i file nascosti, cestinati e poi cancellati. Secondo i consulenti del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, dai primi esami risulta che molti sono stati però ritrovati nell’hard disk del computer. File che possono raccontare molto sui misteri che avvolgono il decesso per asfissia di Brenda. Nomi, foto e immagini. Il pc è proprio quello del trans, sfuggito alla prima perquisizione, e trovato il giorno della sua morte dentro un lavandino sistemato sotto il getto di un rubinetto aperto.Scena criminis assai insolita, forse un monito a chi ancora custodisce i segreti di clienti importanti. Come dire acqua in bocca.

Su Marrazzo torna l’ombra del ricatto. Tra i file potrebbe esserci anche il secondo video in cui Brenda compare con Piero Marrazzo e Michelle, il terzo trans fuggito a Parigi. Brenda aveva detto ai magistrati di essersene disfatta “perché aveva paura”. Lo aveva invece nascosto assieme ad altri file? C’è un clima quasi irreale di attesa per altre “scosse” che potrebbero distruggere altre persone, famiglie, equilibri politici. Il fatto che la morte di Cafasso stia per essere iscritta come omicidio accentua l'ombra del ricatto che incombe su Piero Mar-razzo fin dall’inizio. Anche se lui, per bocca dell'avvocato Luca Petrucci, continua a negarlo. La testimonianza di China, amica del cuore di Brenda, di fronte alla platea di Porta a porta, sui 30 mila euro che Brenda avrebbe ricevuto dall'illustre cliente ripropongono la tesidell'estorsione. Almeno una delle estorsioni, agli atti ce ne sono almeno tre: quella tentata da Cafasso attraverso la vendita del video con Natalie, costruito ad arte nel giorno dell'irruzione in via Gradoli. L’altra dei carabinieri portata a termine nella medesima occasione quando non stilarono il verbale in cambio di due assegni da 50 mila euro e 4 mila in contanti. Fino ai 30 mila che Marrazzo avrebbe offerto a Brenda. Troppi soldi, in cambio di cosa? E' quanto dovrà spiegare l'ex Presidente, ancora molto provato, nei prossimi giorni o forse nelle prossime ore in procura.

La rete. Carabinieri, bande di rumeni pronte a intervenire, una rete di informatori reclutata tra i trans e i pusher di Roma nord. Questo il quadro poco rassicurante che ruota attorno alla caduta di Marrazzo e all'oscura fine di Cafasso e Brenda, Che sempre più assumono il ruolo di personaggi chiave perché se davvero sono stati uccisi, la storia dei carabinieri infedeli vacilla. C’è forse in giro una qualche Spectre, magari un po’ casareccia, ma molto efficiente nelle sue oscure finalità? Fatto è che dove c’è un trans c’è anche qualcuno che finisce schedato e prima o poi sarà ricattato, soprattutto se è un personaggio importante o se ha interessi da difendere. Si indaga attorno a una “struttura” interessata a un grumo di segreti. Per ora nessuna prova, solo un’ipotesi “metaprocessuale” come viene definita, che rende l’aria sempre più irrespirabile.

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