giovedì 26 novembre 2009

Raitre, va in onda lo smantellamento

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 26 novembre 2009

di Loris Mazzetti
(Regista e curatore de Il Fatto di Enzo Biagi)


Paolo Ruffini è stato sostituito alla direzione di Raitre. Il direttore, la cui rete ha rappresentato in questi anni il servizio pubblico, la qualità televisiva, il pluralismo, come è stato riconosciuto dai telespettatori, è stato mandato via perché non gradito a Silvio Berlusconi. Questa è la verità. Nell’ordine del giorno del consiglio di amministrazione è scritto che chi prenderà il posto di Ruffini deve valorizzare e consolidare il suo lavoro, che è una grande contraddizione: uno viene sostituito perché o c’è bisogno di cambiare, oppure perché l’azienda ha la necessità di portare la professionalità di Ruffini da un’altra parte, ad esempio a Raiuno. La proposta fattagli, invece, è quella di una inesistente direzione Rai Dig, alle dirette dipendenze del direttore generale che, dal giorno del suo arrivo, non ha mai trovato il tempo per riceverlo. E’ nata un’accoppiata straordinaria. D’altra parte che Mauro Masi sia un dg super impegnato lo sanno soprattutto i dirigenti di Raitre che gli avevano chiesto un incontro, mai avvenuto, per esprimere il loro dissenso per la sostituzione di Ruffini: nemmeno due righe in risposta, come dovrebbe accadere tra persone educate. Ancora una volta, purtroppo, della Rai dobbiamo parlarne dal punto di vista politico e non di contenuto o editoriale. Tema: Pdl, Pd e spartizioni di direzioni. Il Partito democratico non doveva sedersi al tavolo delle nomine, dichiarando pubblicamente l’indisponibilità a trattare il cambio dei direttori del Tg3 e di Raitre. La volpe Berlusconi si è dimostrata (come sempre) più furba anche del corvo Bersani, il quale, adulato dalla stessa volpe, ha aperto il becco facendo così cadere il pezzo di carne nelle sue fauci. Berlusconi mangia con gusto per aver fatto fuori il “simbolo” Ruffini e Bersani digiuna. “Se ci sono curvature di altro tipo nelle scelte aziendali le denunceremo, aspettiamo le decisioni per dire la nostra”. Questa è stata la risposta del segretario del Pd all’annuncio della sostituzione di Ruffini. Per il nuovo corso del maggior partito di opposizione, la sostituzione del direttore di Raitre non è stata un bell’inizio. Soprattutto perché Bersani ha smentito, prima chi lo ha preceduto, Franceschini, che aveva dichiarato: “Difenderemo Ruffini con i denti”; poi il neopresidente Rosy Bindi: “La parola del Pd sul cambiamento dei vertici di Raitre è una sola: siamo contrari”. E’ evidente che, mentre una parte difendeva, l’altra trattava. Il vero segnale di rinnovamento, soprattutto dopo le dichiarazioni pubbliche di Berlusconi: “Raitre non mi piace. Il Tg3 è l’unico telegiornale al mondo che attacca il suo governo”, sarebbe stato quello di non scendere a patti. Antonio Di Bella non doveva essere sostituito con Bianca Berlinguer (nulla contro la brava conduttrice del tg), ma lui è stato il miglior direttore che i telegiornali della Rai hanno avuto in questi anni. E’ stato quello, come direbbe il presidente emerito Ciampi, che ha tenuto la schiena dritta, che non ha manipolato o nascosto le notizie. Di Bella ha dimostrato che le vicende che riguardano il privato dell’uomo pubblico Berlusconi, si potevano raccontare dando al servizio il giusto taglio (che non era quello del gossip dietro al quale si è nascosto Minzolini), ma di raccontare i fatti esattamente come sono accaduti. Al pubblico nulla va nascosto .

Il Tg3 di Di Bella non ha mai fatto sconti a nessuno e in continuità con la linea di Sandro Curzi è sempre stato molto vicino alla gente, utilizzando l’unica arma in possesso del giornalista: l’inchiesta. All’inizio con “Primo Piano” poi, dopo il cambio di palinsesto, con “Linea Notte”, che in pochi mesi ha raggiunto una media di ascolto superiore al 10% . L’altro fatto che il Pd doveva impedire era la sostituzione di Paolo Ruffini proprio perché richiesta da Berlusconi. Ruffini è stato il miglior direttore che una rete Rai abbia avuto in questi ultimi anni. Lo ha dimostrato il pubblico che sempre più numeroso ha scelto i programmi di Raitre, che con un budget nettamente inferiore rispetto a Raidue e Raiuno produce il novanta per cento di quello che trasmette. Come diceva Montanelli: “L’unico padrone che ho è il lettore” anche per la rete di Ruffini l’unico padrone è stato il telespettatore. Nell’era della televisione vista dal buco della serratura, quella che va dal Grande Fratello all’Isola dei famosi, Ruffini ha portato in onda programmi come Ballarò, Che tempo che fa, Glob, Enigma, Storie maledette, Blu Notte, Parla con me, mettendo in prima serata le inchieste di Iacona e Gabanelli, investendo su Antonio Albanese, Corrado Guzzanti, Luciana Littizzetto, Paolo Rossi, Enrico Bertolino, Antonio Cornacchione, Maurizio Milani, Neri Marcorè, Dario Vergassola, portando in Rai, dopo anni di assenza, il grande trio: Aldo, Giovanni e Giacomo. Credo che il momento più importante, sicuramente per me, è stato quando è tornato in onda Enzo Biagi, dopo esattamente cinque anni dall’editto bulgaro. Biagi disse “Vado su Raitre perché è la rete che più mi assomiglia”. Quella rete era diretta da Paolo Ruffini.

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