lunedì 30 novembre 2009

Di Matteo: ''Servono risorse o i cittadini torneranno a rivolgersi alla mafia''

Dal Quotidiano La Repubblica edizione Palermo
del 29 novembre 2009

di Salvo Palazzolo
(Giornalista)


"Siamo stanchi delle mistificazioni non sono le toghe la causa di tutti i mali del sistema".

«Noi non parliamo per il gusto della polemica e della contrapposizione con la politica - dice il sostituto procuratore Nino Di Matteo, presidente dell´Associazione nazionale magistrati di Palermo - noi vogliamo parlare chiaramente di crisi della giustizia, informando correttamente i cittadini, perché siamo stanchi delle mistificazioni in nostro danno, come se fossero i magistrati la causa di tutti i mali della giustizia».


Perché l´associazione magistrati è tanto contraria alla riforma del cosiddetto processo breve?
«Perché a Palermo è destinata a deludere le aspettative di giustizia di molti cittadini che si erano costituiti parte civile: vedranno spazzati via i propri processi dalla prescrizione. Il sistema più efficace per risolvere la crisi della giustizia, a Palermo come in altre sedi, resta uno solo: far arrivare nuovi magistrati e cancellieri. E poi, aumentare le risorse».

Cosa si è deciso all´incontro di venerdì a Enna, in cui erano riunite le giunte siciliane dell´associazione magistrati?
«Prima di quell´incontro, i magistrati siciliani si erano riuniti soltanto in occasione di drammatici lutti: dopo la morte di Rosario Livatino, dopo le stragi di Capaci e via d´Amelio. Questo deve far comprendere che c´erano gravi motivazioni per un nuovo incontro. Le giunte distrettuali dell´Anm hanno deciso di operare più a stretto contatto. Siamo convinti che il divieto imposto ai giovani magistrati di lavorare in Procura nasconda una precisa volontà di indebolire definitivamente gli uffici del pubblico ministero, per spostare il baricentro dell´effettiva direzione delle indagini sulla polizia giudiziaria».

Quanto pesa la crisi della giustizia a Palermo nel difficile percorso della lotta alla mafia?
«La domanda di giustizia da parte dei cittadini si fa sempre più pressante. È bene che sia così. Per anni, non bisogna dimenticarlo, molti siciliani hanno preferito rivolgersi al mafioso di turno per la risoluzione delle proprie controversie private. Adesso che un percorso di legalità è stato fatto, non si possono deludere le aspettative dei cittadini. Rappresenterebbe un pericoloso passo indietro. Oggi, la situazione in cui versano molte Procure in Sicilia, con pesanti vuoti in organico, rischia di avere effetti devastanti: un commerciante che vuole denunciare i suoi estorsori potrebbe non trovare un magistrato per la sua denuncia».

I vuoi di organico avranno effetti pesanti solo nelle piccole Procure?
«Tutt´altro. A Palermo, dove non sono stati coperti 16 posti, i magistrati della direzione distrettuale antimafia sono costretti a sospendere le indagini per andare ai processi ordinari, anche quelli civili. Oppure, sono chiamati a convalidare l´arresto di un venditore di Cd».

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