del 28 ottobre 2009
di Marco Travaglio
(Giornalista)
Questo Bersani ha più fortuna di Arrigo Sacchi e Fabio Capello messi insieme. Non fa in tempo a sedersi sulla poltrona più alta del Pd, e già Rutelli si leva di torno, portandosi via anche la Binetti e, se gli va di culo, pure la Lanzillotta e Follini. Politologi e sondaggisti s’interrogano pensosi sul peso elettorale dei fuggiaschi: in effetti questa fuga di cervelli potrebbe portare all’esangue Pd qualche milione di voti e consentirgli, in un paio di lustri, di tornare al governo. E poi dicono che Prodi è fortunato: fosse capitato a lui, sarebbe ancora a Palazzo Chigi. E’ un bel segnale, per il Pd: dopo anni di sfiga boia, finalmente una buona notizia. Viceversa il Gastone d’Italia, al secolo Al Tappone, quello che aveva “il sole in tasca” e non ne sbagliava una, sta infilando una serie nera che tarda a interrompersi e potrebbe portare addirittura alla sua caduta nel giro di una decina d’anni. Non bastando Veronica, Noemi, la D’Addario, Tarantini, Zappadu, Obama, le veline, la Consulta, Ciancimino, Fini, il Milan e Tremonti, ora riciccia fuori pure David Mills, ricondannato in appello a 4 anni e mezzo perché corrotto. Da chi? Si vocifera di un tipetto alto un metro e qualcosa che alla fine degli anni 90 era terrorizzato dalle sue testimonianze nei processi Guardia di Finanza e All Iberian, dai quali uscì indenne proprio perché Mills non la raccontò giusta e fu subito ricompensato dall’utilizzatore finale. Ora l’ometto sperava di distrarre l’attenzione generale dal caso Mills con lo scandalo Marrazzo, e ci era quasi riuscito: a parte Massimo Gramellini sulla Stampa e il Fatto, tutti i giornali avevano appena presentato la sua telefonata ricattatoria a Marrazzo come una carineria da gran signore. Ma ieri la solita giustizia a orologeria gli ha rotto le uova nel paniere, confermando la condanna di Mills. Il quale ora, per evitare la galera, può sperare solo nella Cassazione. Di qui il nervosismo dell’avvocato inglese e dunque dell’utilizzatore italiota. “Esiste un convitato di pietra in questo processo – aveva detto il difensore di Mills l’altroieri in udienza, tentando in extremis di impressionare i giudici d’appello – è inutile nascondersi dietro un dito, e la vostra decisione, giudici, parliamoci francamente, potrebbe avere grandi e gravi ripercussioni”. Ripercussioni politiche, s’intende. Lo stesso Mills aveva ammonito il giorno prima a Radio 24: “Io e Berlusconi siamo accomunati da un unico destino: o tutti e due innocenti, o tutti e due colpevoli”. La seconda che hai detto, ha risposto la Corte d’appello. E fra poco inizia in tribunale il processo all’ometto. Senz’alcun riguardo per la grave forma di scarlattina che l’ha inopinatamente colpito, forse a causa di un contagio a orologeria trasmessogli dai numerosi nipotini, così giovani e già così comunisti. Su questa malattia infantile che ha proditoriamente aggredito l’attempato nonnetto circolano un paio di malignità, che riportiamo per puro dovere di cronaca: 1) L’anziano individuo è in preda a un’irreversibile regressione all’infanzia, già peraltro riscontrabile nell’inusitata ricrescita pilifera, nel ringiovanimento epidermico, nel ritorno di fiamma di una potenza sessuale sconosciuta ai quasi ottuagenari e nell’abitudine tipicamente adolescenziale di sparare cazzate e raccontare bugie a tutto spiano. 2) Tramontato il lodo Alfano, l’illustre imputato non trova di meglio, per sottrarsi al processo, che darsi malato. Anche perché i suoi onorevoli avvocati sconsigliano di insistere sulla vecchia linea difensiva, incentrata sull’assioma: non è detto che, se Mills è stato corrotto da Berlusconi, Berlusconi abbia corrotto Mills. A meno che, si capisce, il piccoletto non intenda sfoderare l’arma segreta: la seminfermità mentale.
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