giovedì 29 ottobre 2009

I magistrati rispondono a B. “I tribunali non sono sezioni di partito”

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 30 ottobre 2009

di Antonella Mascali
(Giornalista)


Poteva restare a Roma, o andare in un altro dei 26 distretti giudiziari dove ci sono state ieri assemblee straordinarie dei magistrati, ma Luca Palamara, presidente nazionale dell’Anm, ha scelto Milano. La sua presenza nell’aula magna del palazzo di giustizia, è stata la rappresentazione della stanchezza delle toghe di essere accusate di fare lotta politica ogni qual volta le inchieste o le sentenze toccano il Premier e i suoi amici. “La mia presenza a Milano - ha detto Palamara - vuole esprimere la vicinanza di tutta la magistratura ai colleghi di questo distretto chiamati ad occuparsi di delicate indagini” e attaccati. Riferendosi all’ultima uscita di Berlusconi, sui magistrati di Milano comunisti, ha aggiunto: “I pm non possono essere distinti tra rossi e neri”, invece negli ultimi giorni “sui giornali e sulle televisioni” si arriva ad affermare che “i tribunali sono sezioni di partito”.

Poi Palamara, che ha respinto “ogni tentativo di intimidazione”, ha voluto dedicare “un pensiero speciale al giudiceRaimondo Mesiano, oggetto di un’intrusione nella sua vita privata inaccettabile”. Affrontate anche le riforme del governo Berlusconi “i magistrati dicono no a riforme di carattere punitivo, che limitano l’autonomia della magistratura, come la separazione delle carriere e un Pm dipendente dall’esecutivo”. Quanto all’ipotesi dell’avvocato-parlamentare, Niccolò Ghedini, di far trasferire a Roma i processi per la alte cariche dello Stato, il presidente dell’Anm non ha dubbi : “È una riforma che non serve ai cittadini, contraria al principio costituzionale del giudice naturale”.

In platea tanti magistrati, assenti però quelli attaccati frontalmente da Berlusconi. Non c’era Nicoletta Gandus, presidente del collegio Mills, definita dal Premier, “nemico politico”, non c’era Fabio De Pasquale, il Pm dei processi Mills e Mediaset, definito “un magistrato che agisce per fini politici”, non c’era il giudice Mesiano. “Per opportunità”, ci hanno detto un paio di colleghi. Le assemblee sono state decise il 17 ottobre scorso sull’onda del linciaggio mediatico contro il giudice che ha condannato la Fininvest. In assemblea ha parlato invece, Edmondo Bruti Liberati, definito da Berlusconi il magistrato più pericoloso d’Italia, quando era alla guida dell’Anm. Non ha fatto mancare il suo proverbiale sarcasmo: “Mi è giunta notizia che tra le schede preparatorie della prossima edizione del dizionario Devoto-Oli ve n’è una di questo tenore: Toga rossa (neologismo) magistrato, giudice o Pm, indipendente ed imparziale”. Un altro magistrato milanese, Fabio Roia, consigliere del Csm, ha parlato di degrado: “Non può il presidente del Consiglio, delegittimare la magistratura del suo Paese, è incompatibile con la cultura di un uomo di Stato. Con Mesiano siamo arrivati al dossieraggio, segno ulteriore del degrado della vita politica”. E sulle riforme: “La sofferenza della giustizia” è destinata a continuare “se gli interventi legislativi sono mossi da interesse personale”.

Non a caso, Roia, ha ricordato una norma contenuta nella riforma del processo penale, bocciata dal Csm: l’inutilizzabilità di una sentenza definitiva in altri processi, eccetto per quelli di mafia. Un “codicillo” utile per l’imputato Silvio Berlusconi. Se David Mills sarà condannato anche in Cassazione, quella eventuale sentenza, attualmente sarebbe utilizzabile e peserebbe sul suo processo. Dopo l’assemblea il procuratore aggiunto, Alfredo Robledo, “ orgoglioso di appartenere al Tribunale di Milano”, si è schierato contro un eventuale sciopero, “ perché sarebbe come cadere in un tranello della comunicazione“, e ha espresso la linea che la magistratura dovrebbe tenere di fronte all’attacco ossessivo di Berlusconi:”noi magistrati siamo più temuti che rispettati perché la giustizia non funziona. Allora dobbiamo ripetere, anche all’infinito, che il problema è rappresentato dal Parlamento, presente e passato, che non ha mai fatto una riforma per rendere funzionale il processo”. Il presidente Palamara ha lasciato Milano senza però escludere lo sciopero:” deciderà la giunta dell’Anm – ci ha detto - nella seconda o terza settimana di novembre. Sono molto soddisfatto di questa assemblea perché ha ribadito che la magistratura non si fa intimidire”. Sicuramente la maggior parte dei magistrati milanesi si fa anche una risata, sia pure amara, di fronte agli attacchi di Berlusconi e continua a lavorare come sempre, ma non è così per tutti. Da quando il Premier ne ha promesse delle belle e i suoi giornalisti hanno indagato sulla vita privata di Mesiano, diverse toghe lavorano in uno stato d’ansia. Si spiega così il sospiro di sollievo di qualche giudice a cui non è toccato il seguito della causa civile Mondadori. E forse non è un caso il trasferimento che hanno chiesto altri giudici, dalla 10ª sezione penale del Tribunale, quella che dovrà giudicare Berlusconi, per la presunta corruzione di Mills.

Nessun commento:

Posta un commento