sabato 24 ottobre 2009

L’Europa con la toga

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 24 ottobre 2009

di Luigi De Magistris
(Europarlamentare IDV)



La nuova legislatura del Parlamento Europeo potrà avere un ruolo fondamentale nel contrasto al crimine organizzato. Il compito dei parlamentari italiani - ovviamente di quelli che hanno a cuore tali questioni - è decisivo nel far comprendere ai colleghi degli altri 26 Stati dell'Unione quanto le mafie rappresentino una vera e propria emergenza democratica non solo per l'Italia - dove ormai è un vero e proprio cancro che corrode le Istituzioni - ma per l'Europa. Il trattato di Lisbona che potrebbe essere operativo nel 2010 rafforza i poteri del Parlamento Europeo anche con riferimento ai settori della giustizia, della sicurezza e della cooperazione giudiziaria. Le mafie, attraverso il riciclaggio di somme enormi di denaro sporco, hanno ormai inquinato l'economia e la finanza in Europa condizionando il settore immobiliare, le attività nelle borse, il settore commerciale, l'edilizia, il business delle ecomafie, in pratica non siamo più in grado di affermare dove termina l'economia legale e quando comincia quella illegale . Il prodotto interno lordo dei vari Paesi é inquinato da somme ingentissime provenienti dai crimini più efferati. Le mafie sono penetrate, anche attraverso il controllo e la gestione di parte significativa della spesa pubblica, finanziamenti europei compresi, nei gangli vitali delle Istituzioni.

e immani risorse pubbliche destinate dall'Ue - in

variegati settori che vanno dal lavoro all'ambiente, dai trasporti alle infrastrutture, dalla salute all'economia - sono state colte come ghiotta occasione per il crimine organizzato per trarre profitto andando a braccetto con la politica e consolidando collusioni ramificate anche con le strutture addette ai controlli di legalità. Per contrastare una criminalità organizzata così forte, penetrata nell'economia e nella politica tanto da condizionare il funzionamento democratico delle Istituzioni, non é più sufficiente l'azione dei singoli Stati - in Italia, peraltro, il livello di collusioni tra mafie e politica e tra mafie ed istituzioni rende molto ardua l'impresa in quanto il crimine organizzato non di rado assume il volto dello Stato - ma c'è bisogno di un'azione che provenga dall'Unione Europea. Ed é per questo che in Europa é cominciata una legislazione piena di speranze e di aspettative con riguardo al contrasto al crimine organizzato. Sotto diversi profili. Da Presidente della Commissione controllo dei bilanci penso ad alcuni obiettivi sui quali stiamo già lavorando alacremente. L'istituzione del Procuratore europeo, del quale va garantita piena indipendenza, con compiti non solo di impulso e di coordinamento nei riguardi delle Procure degli Stati membri, ma con poteri investigativi nel settore del crimine organizzato e della lotta alle frodi ed alla corruzione. Il rafforzamento del ruolo dell'Olaf (ufficio antifrode) che dovrà avere sempre maggiori garanzie di indipendenza, ridisegnando il suo ambito di operatività con riferimento anche ad Eurojust ed Europol (evitando dannose sovrapposizioni). Un ruolo particolarmente incisivo della Commissione controllo dei bilanci sulle modalità con cui sono stati impiegati i fondi europei e, quindi, i casi di frodi e corruzioni, accertando commistioni tra crimine organizzato e spesa pubblica. E tutto ciò non riguarda solo l'Italia: affari illeciti, ai danni dei contribuenti europei, vengono consumati anche in altre nazioni.

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