del 1 novembre 2009
di Andrea Cairola
(Giornalista)
Un giorno il vostro provider Internet potrebbe impedirvi di consultare il vostro blog preferito, o di usare software di telefonia via Internet come Skype. O immaginate che vi notifichino che non potere più accedere alla Rete, come rimanere senza patente dopo una serie di violazioni del codice della strada.
È quello che potrebbe capitare a breve se il “Pacchetto telecom” sarà approvato dall’Ue così come di recente modificato su pressione della potente lobby delle compagnie telefoniche. Il Pacchetto è l’insieme di regolamenti sull’industria europea delle telecomunicazioni e dell’accesso a Internet via Adsl e rete mobile, che secondo gli attivisti sarà la Caporetto della libertà della Rete, almeno così come l’abbiamo conosciuta.
I principi in ballo sono due e interrelati: la neutralità della Rete e il diritto diaccesso a Internet. La “Net Neutrality” è la neutralità dell’infrastruttura rispetto ai contenuti che vi transitano. Significa accesso allo stesso Internet per tutti gli utenti: i provider e gli altri operatori della Rete non possono discriminare sui contenuti o interferire con la navigazione degli internauti, così come al telefono non c’è un filtro su quello che si può dire.
Oggi in Italia un internauta può accedere con uguale facilità al sito del grande media mainstream, così come alle pagine del blogger semisconosciuto. Nel futuro un fornitore non neutrale potrebbe invece, per ragioni commerciali (o altre convenienze, per esempio politiche), velocizzare l’accesso ai siti “amici” e rallentare l’accesso a quelli non graditi. E nell’era dell’Internet multimediale e della banda larga, rallentare equivale a filtrare e oscurare. Se non c’è neutralità della rete, un Internet a due velocità sarebbe come un’autostrada dove le macchine di un certo costruttore che ha pagato viaggino ai 130 nella corsia di sorpasso mentre tutti gli altri debbano rimanere nella prima corsia ai 50 all’ora.
Altro principio in ballo è l’accesso a Internet, da considerarsi un diritto fondamentale così come il diritto all’informazione in generale. Provvedimenti (come la legge Hadopi in Francia) che vietino l’accesso a chi ha commesso violazioni, sarebbero come dire a chi ha fotocopiato illegalmente un libro protetto da copyright che non può più usare le mani per sei mesi. Decisioni ancora più discutibili se imposte senza l'intervento di un giudice.
Torniamo all'elaborazione a Bruxelles del “Pacchetto telecom”, ormai alle battute finali dopo oltre due anni di accese discussioni. La prima bozza è stata preparata dalla Commissione europea e, secondo gli attivisti pro libertà della Rete, risentiva chiaramente della pressione delle lobby delle compagnie telefoniche e non faceva riferimento ai principi fondamentali della neutralità della rete e dell’accesso a Internet. A questo punto, nel tortuoso meccanismo delle decisioni Ue, è intervenuto il Parlamento europeo che la scorsa primavera ha votato a stragrande maggioranza (88 per cento) per l’inclusione di una modifica al testo che riconoscerebbe le libertà fondamentali anche su Internet.
Ma il Parlamento europeo conta poco: ai rappresentanti del Parlamento tocca poi difendere l’emendamento con il Consiglio (ovvero i governi dell’Ue). E la settimana scorsa il testo che tutelava le libertà fondamentali degli internauti è saltato durante le trattative. Nel blog Scambioetico.org Paolo Brini denuncia:“l’istituzione di una giustizia” parallela indipendente dalla magistratura” che colpirebbe i cittadini “sulla base di semplici sospetti”. Brini spiega che giovedì prossimo è prevista la riunione dei delegati parlamentari con i rappresentanti del Consiglio: se ci sarà accordo sul testo senza i diritti fondamentali la frittata sarà fatta.
Reporter senza frontiere definisce come “incomprensibile” il comportamento delle istituzioni europee. Negli Usa la questione della neutralità della Rete era esplosa nel 2006 quando i fornitori di Internet cercarono di farsi assimilare a chi offre la tv via cavo. Migliaia di cittadini-internauti del movimento “Salvare Internet” protestarono a Washington davanti al Congresso. Dopo anni di battaglie tra la lobby degli Internet provider e i rappresentanti dei fornitori dei contenuti e dei cittadini, il principio di neutralità della rete è ora una bozza di legge che si prevede sarà approvata a breve.
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