Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 24 ottobre 2009
di Antonella Mascali
(Giornalista)
Nel giorno delle dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza su Berlusconi, depositate al processo di Palermo al senatore Marcello Dell’Utri, il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, ha scelto il palco degli stati generali dell’antimafia, organizzati da Libera, per respingere le critiche di avere in qualche modo giustificato la trattativa tra mafia e Stato.
“Abbiamo ancora fame e sete di giustizia e verità per le stragi del ’92 e del ’93 - ha detto - come si può pensare che io possa in qualche modo giustificare una qualsiasi trattativa tra Stato e cosa nostra, una trattativa che ha messo in pericolo la mia stessa vita”. Grasso ha anche criticato, senza citarli, Luciano Violante e Claudio Martelli: “E come si può accusare di avere parlato troppo tardi su cose di cui tutti avrebbero dovuto essere a conoscenza, se non avessero perduto la memoria? Non si può rimanere sconvolti da rivelazioni che non sono tali”.
In conclusione ha lanciato un messaggio a chi, da esponente delle istituzioni, è stato protagonista di quella trattativa indecente con cosa nostra: “È solo grazie a un mafioso (Gaspare Spatuzza, ndr) che si è autoaccusato della strage Borsellino, e a un figlio di un mafioso, Massimo Ciancimino, che si è alzato il sipario. Speriamo però che non si sia svegliata solo la coscienza dei mafiosi, ma che si svegli anche quella di qualcun altro, per arrivare alla verità”.
Nel suo discorso nessun accenno alla lettera, scritta verosimilmente da Provenzano e indirizzata a Berlusconi. Fu sequestrata a Massimo Ciancimino nel 2005, quando Grasso era Procuratore di Palermo, ma è rimasta negli scatoloni fino a pochi mesi fa.
Glielo abbiamo fatto notare e con un certo imbarazzo ha spiegato che il capo di una Procura, anche se ha la responsabilità dell’intero ufficio non può sapere il contenuto di tutte le carte che hanno i Pm. Il suo ruolo - è questa la sua tesi - gli impedisce però di scaricare sui colleghi. L’inchiesta nel 2005 era coordinata dall’allora procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone, attuale capo della Procura di Reggio Calabria. Piero Grasso ha poi voluto ricordare che anche in quegli anni Massimo Ciancimino fu interrogato, ma si è sempre avvalso della facoltà di non rispondere.
del 24 ottobre 2009
di Antonella Mascali
(Giornalista)
Nel giorno delle dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza su Berlusconi, depositate al processo di Palermo al senatore Marcello Dell’Utri, il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, ha scelto il palco degli stati generali dell’antimafia, organizzati da Libera, per respingere le critiche di avere in qualche modo giustificato la trattativa tra mafia e Stato.
“Abbiamo ancora fame e sete di giustizia e verità per le stragi del ’92 e del ’93 - ha detto - come si può pensare che io possa in qualche modo giustificare una qualsiasi trattativa tra Stato e cosa nostra, una trattativa che ha messo in pericolo la mia stessa vita”. Grasso ha anche criticato, senza citarli, Luciano Violante e Claudio Martelli: “E come si può accusare di avere parlato troppo tardi su cose di cui tutti avrebbero dovuto essere a conoscenza, se non avessero perduto la memoria? Non si può rimanere sconvolti da rivelazioni che non sono tali”.
In conclusione ha lanciato un messaggio a chi, da esponente delle istituzioni, è stato protagonista di quella trattativa indecente con cosa nostra: “È solo grazie a un mafioso (Gaspare Spatuzza, ndr) che si è autoaccusato della strage Borsellino, e a un figlio di un mafioso, Massimo Ciancimino, che si è alzato il sipario. Speriamo però che non si sia svegliata solo la coscienza dei mafiosi, ma che si svegli anche quella di qualcun altro, per arrivare alla verità”.
Nel suo discorso nessun accenno alla lettera, scritta verosimilmente da Provenzano e indirizzata a Berlusconi. Fu sequestrata a Massimo Ciancimino nel 2005, quando Grasso era Procuratore di Palermo, ma è rimasta negli scatoloni fino a pochi mesi fa.
Glielo abbiamo fatto notare e con un certo imbarazzo ha spiegato che il capo di una Procura, anche se ha la responsabilità dell’intero ufficio non può sapere il contenuto di tutte le carte che hanno i Pm. Il suo ruolo - è questa la sua tesi - gli impedisce però di scaricare sui colleghi. L’inchiesta nel 2005 era coordinata dall’allora procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone, attuale capo della Procura di Reggio Calabria. Piero Grasso ha poi voluto ricordare che anche in quegli anni Massimo Ciancimino fu interrogato, ma si è sempre avvalso della facoltà di non rispondere.
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