venerdì 23 ottobre 2009

GLI INCUBI DI ALFANO

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 23 ottobre 2009

di Bruno Tinti
(Ex Procuratore della Repubblica Aggiunto di Torino)



Nella relazione al Parlamento sullo stato della giustizia, Alfano ha detto che aveva un incubo: la lunghezza dei processi. È intollerabile, ha detto, e la riforma che sto preparando vi porrà fine. Poi i progetti di riforma sono venuti fuori: separazione delle carriere, responsabilità civile dei magistrati (che è già prevista), no alle intercettazioni, no alla Polizia giudiziaria nelle procure, divieto di utilizzare le sentenze definitive in altri processi per gli stessi fatti e furbate del genere. Queste riforme non accorciano i processi, li allungano. Per far capire quello che servirebbe davvero, racconto un processo che si è tenuto qualche giorno fa ad Ivrea, cittadina a 36 km da Torino, dove c’è un Tribunale, una Procura, un ufficio Giudici di pace e una Corte d’Assise. Qui è stato condannato all’ergastolo Domenico Agresta per l’omicidio di Giuseppe Trapasso; una storia di traffico di stupefacenti e di concorrenza tra bande rivali. Con Agresta erano processati Vincenzo Solli e Maxwell Caratti, tutti accusati di omicidio, porto d’arma e distruzione di cadavere perché, dopo aver sparato a Trapasso, lo hanno bruciato. Perché questi due non sono stati processati? Agresta ha chiesto un processo abbreviato, sperando in una diminuzione di pena: in effetti l’abbreviato è un po’ più rapido e semplice perché il giudice può utilizzare le prove raccolte dal pm senza rifarle tutte, come invece succede nel processo normale. Gli altri invece hanno deciso per il processo normale; e quindi il lavoro è raddoppiato. Ma la parte drammatica arriva adesso. Agresta, nel suo processo, ha depositato un memoriale in cui racconta che lui ha sparato a Trapasso, che Solli gli ha procurato l’arma ed era con lui quando questi è stato ucciso e che Caratti è arrivato dopo e li ha aiutati a bruciare il cadavere. Se tutti e tre fossero stati processati insieme, Agresta e Solli si sarebbero presi l’ergastolo e Caratti sarebbe stato condannato agli anni di galera che gli toccavano. Ma ora per Solli e Caratti si deve fare un altro processo con altre regole. E queste prevedono che Agresta, che dovrebbe raccontare quello che ha scritto nel suo memoriale, possa rifiutarsi di rispondere: il nostro geniale legislatore, ha inventato una figura particolare, l’imputato testimone (in gergo: impumone) che ha, sì, l’obbligo di testimoniare sugli altri imputati ma solo se il suo processo si è concluso con sentenza definitiva; se no, può dire “mi avvalgo della facoltà di non rispondere.

Come ho detto, Agresta è stato condannato, però ci sono ancora Appello e Cassazione (e c’è da giurare che ci andrà, visto che si è beccato l’ergastolo); dunque la sua sentenza di condanna non è definitiva; e quindi è ovvio che non accuserà i suoi complici (che sempre fieri delinquenti sono e gliela farebbero pagare): se ne starà zitto e nessuno potrà farci nulla. Ma c’è il memoriale, in cui Agresta ha raccontato come si sono svolte le cose; quello si può acquisire. Si, ma solo con “il consenso delle parti” (così dice la legge). E, secondo voi, gli avvocati di Solli e Caratti daranno il consenso per l‘acquisizione di una prova che li incastra? Adesso, visto che Alfano ha il diritto di dormire in pace, gli suggerisco alcune riforme vere. Prima di tutto abolire i tribunali piccoli e trasferire tutte le loro risorse nei tribunali grandi. Si chiama riforma delle circoscrizioni giudiziarie, da 30 anni si dice che si deve fare ma, chissà perché (e gli avvocati che hanno i loro studi nelle città piccoline? e i magistrati capi degli uffici soppressi?), non se ne fa niente. Poi stabilire che tutti i processi si facciano come si fa il processo abbreviato, quello che ha permesso di dare presto e bene l’ergastolo ad Agresta. Poi abolire tutte le norme che vietano di utilizzare prove che permetterebbero di condannare un sacco di delinquenti. Solo che così Berlusconi sarebbe stato già condannato per corruzione dell’avvocato Mills … Capisco che Alfano preferisca tenersi i suoi incubi.

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