venerdì 20 novembre 2009

Antonio Di Pietro risponde a Salvatore Borsellino

Dal Sito 19 luglio 1992
del 18 novembre 2009


L'On. Antonio Di PIetro mi ha inviato le risposte alle 5 domande che gli avevo posto attraverso il sito di Micromega.

Sento il dovere di ringraziarlo per la rapidità e l'esaustività delle risposte, soprattutto in confronto a chi, come il Presidente del Consiglio, non ha ancora risposto alle domande che gli vengono ossessivamente poste da Repubblica. Le risposte parziali, incomplete e spesso basate su visioni (o allucinazioni) assolutamente personali pubblicate sul recente libro di Vespa, non possono essere considerarsi tali.

All'On. Di Pietro, che ringrazio per le personali attestazioni di stima che considero rivolte a tutto il Popolo delle Agende Rosse e per l'impegno a fare "pulizia" all'interno del suo partito, rivolgo l'augurio sincero che questa opera possa proseguire come tutti le persone oneste e desiderose di Verità e di Giustizia, giovani e no, si aspettano. Questo persone attendono, come me, di potersi sentire veramente a casa in un partito come l'IDV oggi di opposizione, di vera opposizione, e domani di governo, di vero governo.


1) Di Pietro ha detto in una intervista che nelle liste di IDV non c'è un solo caso di incandidabilità, di immoralità e che tutti gli eletti e i candidati hanno il certificato penale al seguito, precisando che si intende per "immoralità" l'essere condannato con sentenza definitiva. Si rende conto l’Idv che, secondo questa lettura, un personaggio come Marcello Dell'Utri, non ancora condannato in via definitiva, sarebbe da ritenersi candidabile?

Innanzitutto voglio ringraziare dal più profondo del cuore l’amico Salvatore Borsellino che – con le sue domande – mi onora di interloquire con Lui e con Micromega. Egli e tutti gli amici delle “agende rosse” sanno come noi di IDV teniamo in considerazione e difendiamo a spada tratta la loro ricerca di verità in merito all’omicidio del giudice Paolo Borsellino ed alla malefica trattativa che lo Stato ha portato avanti in quel periodo con la Mafia.

Quanto al merito della domanda, preciso subito che la “sintesi giornalistica” mi attribuisce affermazioni che in verità non corrispondono al mio pensiero e mi scuso se in precedenza non sono stato sufficientemente chiaro. Ribadisco, allora, che una cosa è l’incandidabilità tecnica, altra l’immoralità acquisita di talune candidature.

Non tutti i reati possono essere considerati ostativi per una candidatura: così ad esempio, in caso di condanna per reati di opinione (es. diffamazione, vilipendio) bisogna vedere caso per caso altrimenti finiremmo un domani di non poter candidare neanche coloro che oggi fanno feroce opposizione al Governo Berlusconi (tu stesso Salvatore, me stesso, Travaglio, De Magistris e così via ma penso anche a Gioacchino Genchi che considero un leale servitore dello Stato). Viceversa non si può limitare l’incandidabilità solo alle persone condannate in via definitiva altrimenti dovremmo ammettere le candidature non solo di Dell’Utri (condannato “solo” in primo grado per Mafia) ma anche del sottosegretario Cosentino del PDL o del sen. Tedesco del PD), il che francamente mi sembra francamente inopportuno e fuori luogo. In verità, ci sono alcuni personaggi che – pur avendo essi la “fedina penale” totalmente pulita – io non li candiderei lo stesso sotto il simbolo dell’Italia dei Valori (iscritti alla P2, faccendieri del sottobosco politico, estremisti della violenza, “utilizzatori finali” e così via).

Ho sempre cercato in questi anni di tradurre i predetti concetti in azione concreta per quanto riguarda il partito Italia dei Valori e - se qualche volta non ci sono riuscito, come in effetti pure mi è capitato - non è né per malafede né per cattiva volontà, ma semplicemente perché, come tutti, capita anche a me di sbagliare (ed a volte mi sono sbagliato proprio, come per il caso De Gregorio).

Proprio per questa ragione ho accolto e accolgo sempre con favore le segnalazioni che mi vengono fatte – tipo quelle pubblicate da Micromega – in quanto mi permettono di valutare (e rivalutare) meglio la situazione all’interno del partito. L’importante, caro Salvatore, non è pretendere di non sbagliare mai ma di non perseverare nell’errore. Questo principio, ovviamente, vale per me ma deve valere anche per coloro che “fanno le pulci” a IDV, giacchè alcune critiche che sono rimbalzate sulle cronache giornalistiche in questo periodo sono davvero frutto di disinformazione, rancori personali, vittimismo, disfattismo o malcelata voglia di ricerca di visibilità a buon mercato.

2) Nella stessa intervista Di Pietro ha affermato che Orazio Schiavone non è "neanche più condannato" perché il suo reato, secondo la "normativa successiva non è più neanche reato". Lei ritiene che l’Idv possa candidare persone che hanno commesso reati che tuttavia, grazie alle depenalizzazioni del governo Berlusconi – ad esempio il falso in bilancio – "non sono più neanche reati"? Per quanto riguardaPorfidia, Di Pietro dice che non è vero che è indagato per il 416 bis, ma per un "banalissimo abuso d'ufficio" di quando era sindaco. Non pensa che la base di IDV, soprattutto i giovani, vogliano essere rappresentati da persone che non abbiano commesso neanche dei "banalissimi abusi"?

No, non ritengo affatto che “che IDV possa candidare persone che hanno commesso reati che grazie alle depenalizzazioni del Governo Berlusconi, come il falso in bilancio, non sono neanche più reati”! Ma questo non è il caso di Orazio Schiavone. Egli non è stato affatto condannato per un reato poi depenalizzato “dal Governo Berlusconi” (ed in verità non è nemmeno mai stato condannato in via definitiva essendo il procedimento ancora in corso). E’ semplicemente successo che con l’avvento dell’Unione Europea, si riscontrò una differenza fra la legislazione europea e quella italiana in merito all’abilitazione professionale ad esercitare l’attività di dentista da parte dei medici chirurghi. Il dr. Schiavone è un medico chirurgo (iscritto all’Ordine dei medici di Avellino dal 1993 al n.ro 3164) ed ha anche la specializzazione di odontoiatra (essendo iscritto all’Albo degli odontoiatri di Avellino al n.ro 241). Quindi egli poteva e può esercitare legittimamente tale professione (tanto è vero che tiene attualmente anche una rubrica di informazione medica su un qualificato periodico di settore). All’epoca dei fatti, però, in Italia vigeva una legge che prevedeva come necessaria una abilitazione specifica per i medici chirurghi che volessero fare anche i dentisti. Cosa che invece le regole della Comunità europea hanno poi escluso. Oggi la questione è stata superata giacchè la nostra legislazione ha recepito – e non poteva fare altrimenti - quella comunitaria europea. Sono però rimaste in sospeso le posizioni processuali di tutti quei medici – e sono oltre 3.000 (diconsi tremila si badi bene), tra cui Schiavone – che all’epoca vennero denunciate sulla base della legge italiana e senza tener conto della sopravvenuta normativa europea. La questione è comunque superata per il dr. Schiavone che, come detto, avendo egli anche l’abilitazione di odontoiatra, non potrà che essere assolto nel merito. Come si vede la vicenda del dr. Schiavone non c’entra nulla con le “depenalizzazioni del Governo Berlusconi” e non può comportare l’esclusione dal diritto costituzionale di un individuo ad esercitare l’elettorato attivo e passivo, anche perché trattasi di fatti non previsti dalla legge come reati e che comunque il dr. Schiavone non risulta aver commesso.

Quanto alla posizione processuale dell’on.le Amerigo Porfidia, ribadisco innanzitutto che non è vero che egli sia mai stato processato e nemmeno indagato per associazione mafiosa ex art. 416 c.p. Tale affermazione è un’autentica falsità pubblicata a suo tempo da alcuni organi di informazione a cui l’on.le Porfidia ha immediatamente e tempestivamente risposto anche querelando e citando in giudizio per diffamazione gli autori.

L’on.le Porfidia non è nemmeno mai stato indagato – e men che meno condannato – per “abuso d’ufficio” né per alcun altro reato commesso nella sua funzione di Sindaco o Pubblico amministratore. Vi è solo stato, anni addietro, una lite privata per motivi di lavoro con un suo socio sfociato in reciproche denunce, per cui oggi egli si ritrova – a distanza di tanti anni e per inerzia della giustizia – ancora sotto indagine (ripeto, sotto indagini preliminari e mai nemmeno rinviato a giudizio) per il reato di violenza privata ex art. 610 c.p. (così come risulta dal suo certificato dei carichi pendenti).

Ciò nonostante – e proprio per evitare strumentalizzazioni e incomprensioni - l’on.le Porfidia, non appena usciti gli articoli del Corriere della Sera che nel gennaio del 2009 parlavano della sua posizione processuale (posizione che, ripetesi, nemmeno lui conosceva per non aver mai ricevuto nemmeno mai alcun avviso di garanzia), si è correttamente sospeso dal partito ed è immediatamente uscito dal gruppo parlamentare. Quindi egli, a tutt’oggi, non fa parte di IDV e potrà tornare in squadra solo dopo aver risolto i suoi problemi con la giustizia.

In conclusione né io né IDV né lo stesso on.le Porfidia riteniamo che “i giovani vogliano essere rappresentati da persone che “abbiano commesso banalissimi abusi”. Nel caso di specie però non vi è stata alcuna “condanna” (e nemmeno un avviso di garanzia) e non trattavasi di “abusi di ufficio” e men che meno di associazione mafiosa ed inoltre l’on.le Porfidia è ora sospeso dal partito perché riteniamo che – anche se si tratta di una privatissima vicenda – egli debba prima aspettare il responso dell’Autorità giudiziaria. Sfido qualunque altro partito e qualunque altro parlamentare ad avere la stessa attenzione e sensibilità che abbiamo avuto noi di IDV e lo stesso on.le Porfidia.

3) Di Pietro ha affermato che su 2500 eletti nell'IDV ci sono appena 32 persone che provengono da esperienze politiche precedenti. La cifra sembra molto bassa, ma se anche fosse, non pensa che sia un problema che queste persone abbiano in parecchi casi una storia caratterizzata da disinvolti salti da uno schieramento all'altro che dimostrano, se non altro, una spiccata tendenza all'opportunismo e al trasformismo?

Questa è davvero una domanda che mi sono fatto molte volte ed a cui non è facile dare una risposta. Certo, la questione si potrebbe essere risolta semplicemente e semplicisticamente negando l’iscrizione al partito ed escludendo la candidatura a qualsiasi persona abbia mai fatto politica in precedenza. Ma così facendo faremmo due sbagli.

In primo luogo, metteremmo tutti i politici sullo stesso piano ed invece non è così in quanto ci sono politici che – pur avendo fatto esperienze in altri partiti - sono delle bravissime persone che hanno fatto bene il loro dovere e sono rimaste con le mani pulite pur operando in partiti e territori poco raccomandabili. Anzi, proprio per questo loro diverso modo di essere e di fare, spesso sono state messe all’angolo dai partiti di provenienza e hanno chiesto a noi ospitalità per continuare ad operare nel loro territorio. Disperdere le loro energie ed escluderli sarebbe un atto di arroganza e di violazione della deontologia politica che un “partito di massa” - come IDV vuole essere - non può commettere.

In secondo luogo, non è affatto vero che qualsiasi persona che non proviene da precedenti esperienze politiche sia sempre meglio di chi ha già fatto politica. Ancora una volta bisogna distinguere da caso a caso, valorizzando le tante professionalità e persone per bene che vogliono affacciarsi per la prima volta alla politica mosse da autentici sentimenti di partecipazione democratica (e tu Salvatore ne saresti un fulgido esempio) e ci sono autentici arrivisti e disfattisti che si spacciano per “migliori” e sono a loro volta solo deprecabili approfittatori e truffatori.

Ciò premesso, è vero: in tutti questi anni di attività politica di IDV, è capitato che sono entrati nel partito persone provenienti da precedenti esperienze politiche e persone che si sono affacciate alla politica per la prima volta. In entrambi i casi, molte volte sono state delle scelte azzeccatissime , alcune altre meno ed alcune pessime.

Così ad esempio Massimo Donadi e Luigi De Magistris, tanto per citare solo alcuni nomi, sono personalità che prima non avevano fatto mai politica e che oggi sono fiori nell’occhiello della politica italiana e punto di riferimento dell’azione politica di IDV. Parimenti, personalità politiche di lungo corso come Leoluca Orlando e Gianni Vattimo - pur provenienti da altri partiti - rappresentano un’importante impalcatura di credibilità del nostro partito. Allo stesso modo potrei dire di tanti altri.

Viceversa, abbiamo avuto sia collaudati personaggi politici che neofiti della politica che – a loro volta – ci hanno fatto rimpiangere amaramente di aver dato loro spazio (il caso De Gregorio docet).

Come e cosa fare allora? Non è facile riuscire sempre a far “quadrare il cerchio” ma ci sto faticosamente provando. So che probabilmente mi troverò ancora a sbagliare ma sono convinto della necessità – per la sviluppo e la migliore azione politica di IDV – che è necessario realizzare un “miracoloso mix” tra “vecchi e nuovi” della politica (purchè tutte persone per bene) in modo che esperienza ed innovazione possano creare lo stimolo e le condizioni adatte a raggiungere il risultato.

Accetto quindi le critiche ma invito anche in questo caso a “ricapare il grano dal lollio”, vale a dire a differenziare le critiche positive da quelle solo disfattiste e umorali. Le “critiche positive” (come quelle di Micromega) per me rappresentano uno stimolo a stare ancora più attenti a chi viene imbarcato nella caravella di IDV (e prometto che lo farò con ancor più determinazione già dalle prossime elezioni regionali). Le “critiche negative” sono quelle strumentali avanzate da persone – per lo più sempre le stesse – che, pur di apparire, denigrano gli altri (un po’ come gli spettatori allo stadio che si sentono tutti arbitri della situazione anche quando non capiscono nulla di calcio). Penso, per intenderci, a coloro che reclamano maggiore democrazia e partecipazione all’interno di IDV e poi nemmeno si iscrivono né partecipano alla fase congressuale in atto (come se il partito dovesse riservare loro qualche strapuntino di visibilità solo perché esistono e contestano e non perchè fanno realmente qualcosa di utile per il paese e per il partito).

4) Nel raduno di Vasto sono intervenuto dicendo che per la prima volta avevo accettato di partecipare ad un raduno nazionale di un partito perché in quel partito mi sentivo a casa mia e con me si sentivano “a casa” i tanti giovani che si riconoscono nel movimento delle "Agende Rosse". Dissi anche che mi sarei sentito a casa mia fino a quando anche quei giovani si fossero sentiti a casa loro. Possiamo sperare, sia io che questi giovani, che il processo in atto per fare veramente diventare IDV il partito della Giustizia, della Legalità, della Società Civile prosegua ed arrivi a compimento in maniera da farci sentire "definitivamente" a casa nostra?

E’ un mio impegno preciso e deciso e – se dovessi fallire – sarò io stesso a togliere le tende e tornarmene al mio paesello. Già le candidature alle ultime elezioni al Parlamento italiano e soprattutto a quelle al Parlamento europeo ed alle recenti elezioni amministrative lo possono dimostrare. Mi creda, caro Borsellino, non c’è un solo partito che più di noi ha aperto le sue liste alla società civile, ove addirittura abbiamo raccolto centinaia e centinaia di curriculum di onorabilissime persone che per la prima volta si affacciavano alla politica e che hanno accettato di candidarsi con noi ed anche di assumere ruoli istituzionali di primissimo piano in pochissimo tempo (come per esempio a Firenze l’assessore Cristina Scaletti, tanto per citarne una per tutte).

Per i giovani, poi, abbiamo previsto un percorso congressuale specifico ed agevolato per entrare a far parte – a tutti i livelli - della “squadra” del partito e dei ruoli politici all’interno delle istituzioni. Come noto, IDV è in piena fase congressuale per il rinnovo della propria classe dirigente (sul nostro sito internet www.italiadeivalori.it sono riportate tutte le modalità di adesione, partecipazione e candidature) ed i giovani sotto i 35 anni è stato riservato un percorso specifico per ritrovarsi tutti all’interno del Dipartimento “Giovani IDV”, con un proprio Coordinatore nazionale (che entrerà di diritto nell’Esecutivo nazionale di IDV) ed altrettanti territoriali (che pure entreranno di diritto negli Esecutivi regionali e locali del partito). Ad essi sarà pure riservata – a tutti i livelli - una quota di candidature che loro stessi si sceglieranno.

Insomma, IDV è una casa aperta per i giovani e per la società civile che vogliono affacciarsi alla politica. Anzi è la loro casa. Ovviamente ci vuole anche da parte loro buona volontà, senza arroccarsi su verità precostituite e senza sedersi subito sugli allori, respingendo gli altri solo per non vedersi invaso il proprio terreno di visibilità.

5) Non pensa che sarebbe necessario dare una ulteriore spinta alla "democratizzazione" interna arrivando a pensare ad un segretario eletto dalla base attraverso delle "primarie"? Negli incontri che faccio in tutte le regioni d'Italia, per la maggior parte organizzati da giovani, raccolgo un diffuso senso di disagio: molti sono entrati con entusiasmo in IDV ma oggi si sentono scoraggiati perchè non hanno la possibilità, a causa degli ostacoli posti dai dirigenti locali del partito, di tradurre in attività concreta la loro adesione. Non crede che questa situazione possa portare questi giovani ad un passo indietro rispetto alla loro militanza in IDV, e a frenare l’ingresso di tanti altri giovani che potrebbero essere una iniezione di forze nuove, attive e spesso entusiaste?

Non solo penso che sia giunto il tempo di “democratizzare” il partito ma lo sto già realizzando. Come in tutte le cose, c’è sempre qualcuno che all’inizio di tutto mette la prima pietra. Così ho fatto io. In questi anni – dal 2001 ad oggi – ho cercato di costruire una casa ampia ed aperta a tutti. E’ ovvio che all’inizio non bastano coloro che portano le pietre, c’è bisogno pure di chi li mette in ordine per fare in modo che non crolla tutto. Ho mantenuto perciò la direzione dei lavori nella convinzione che a questo ruolo non potevo sottrarmi visto che ero stato io l’ideatore della casa comune. Oggi posso orgogliosamente dire che siamo al tetto e che la casa è quasi pronta. Sono ben felice quindi che a scegliere l’amministratore siano direttamente i condomini della casa. Abbiamo avviato perciò sin dall’inizio di quest’anno il tesseramento e abbiamo già fissato sia il Congresso nazionale (6 e 7 febbraio 2010 a Roma) che quelli regionali e territoriali (da realizzarsi tutti entro i primi mesi dell’anno prossimo).

Ritengo fondamentale che - per partecipare alla vita del partito e far sentire la propria voce - bisogna iscriversi al partito e quindi partecipare alla fase congressuale, proprio come accade in qualsiasi comunità plurale. Se invece si preferisce dar vita ad un adesione più mediata ci si può limitare a votare per la forza politica che propone il programma e l’azione che si ritiene più vicino ai propri ideali. Non ritengo ancora maturo – invece – data la giovane età di IDV e la ancora gracile struttura organizzativa – ricorrere ad indistinte ed informi primarie, con il rischio che strutture organizzate (ad esempio del PDL, della Lega ma anche organizzazioni destabilizzanti create appositamente ad hoc da chi ci vuole male) possano infiltrarsi nelle urne e decidere la distruzione del partito.

Per il resto, hai ancora una volta ragione tu, Salvatore: anche io ho notato che nel territorio ci sono giovani che si avvicinano ad IDV (e di questo ne sono felice) ma a volte trovano ostacoli posti da taluni dirigenti locali del partito (e questo voglio assolutamente evitare). Dobbiamo insieme contrastare queste chiusure preconcette e retrograde prima che creino sfiducia nei giovani. Proprio per questoabbiamo previsto gli appositi Dipartimenti nazionali e territoriali “Giovani IDV”: per far in modo che costoro possano avere direttamente accesso alle strutture del partito e decidere autonomamente il loro futuro politico e le loro attività nel territorio, senza dover sottostare obbligatoriamente ai diktat locali. Ovviamente – e spero tu vorrai convenire con me – anche i Giovani IDV devono rispettare le regole del partito e misurarsi democraticamente con gli altri accettando poi la volontà della maggioranza come si usa in qualsiasi democrazia (perché, non so se te ne sei accorto pure tu Salvatore, ma troppo spesso accade che chi perde o non è soddisfatto finisce sempre per dare la colpa agli altri rifiutandosi di prendersi le proprie).

Comunque, appena completeremo la fase congressuale avremo un Dipartimento Giovani IDV eletto direttamente da tutti i minori di 35 anni che si sono iscritti al partito e da quel momento attiveremo anche un “centralino di pronto intervento Giovani IDV” (telefono, fax email, facebook) in modo da permettere a tutti i Giovani IDV di interloquire direttamente fra loro e di segnalare in tempo reale le cose positive e negative che avvengono nel territorio.

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