sabato 4 luglio 2009

Il Re Taumaturgo è nudo

Dal Quotidiano on line Micromega
del 3 luglio 2009

di Angelo D'Orsi
(Scrittore)



Il presidente del Consiglio dei ministri, uomo più ricco del Paese, capo dell’impero televisivo, editoriale e giornalistico più potente, protetto da una legge-scudo che non ha l’eguale in nessuna terra emersa del Pianeta, saltella come un grillo da un terremoto a un nubifragio (da sempre vi è chi si chieda se Berlusconi non porti sfiga), convinto, in quanto “Unto del Signore”, di avere il potere taumaturgico di risolvere ogni problema compresa la guarigione dalla scrofolosi, come i sovrani di Francia prima della Rivoluzione.

E non ci si sarebbe da stupirsi, perché come allora (il tema fu studiato in un libro mirabile, I re taumaturghi, da Marc Bloch, storico e partigiano trucidato dai nazisti nel 1944), la certezza che il sovrano potesse guarire la malattia imponendo le proprie mani sui corpi che ne erano affetti, nasceva dal potere di persuasione, che penetrava l’immaginario collettivo, a partire da un dato estrinseco (la scrofola è malattia carsica, che scompare e ricompare…); allo stesso modo, la spazzatura messa sotto il tappeto, l’esercito che fa sentire “sicuri”, il dispiego di mezzi che sono pura apparenza, unitamente alla grancassa propagandistica, genera la percezione del re taumaturgo, nella persona del Cavaliere.

Eppure, qualcosa nel meccanismo pare essersi inceppato. Egli sembra fuggire piuttosto che agire, e la sua “politica del fare”, che ancora viene evocata, risulta una mera politica dell’apparire, per poi scomparire, e riapparire: come la scrofolosi. Il re taumaturgo, il guaritore, è in realtà la malattia che pretende e dichiara di guarire. E forse anche qualcuno tra i suoi fedeli, a giudicare da tanti segnali, comincia a vedere nudo il re. Nudo anche nelle sue miserie private, di patetico seduttore di fanciulle, che risultano professioniste o semiprofessioniste dell’“intrattenimento”, o, nella più innocente delle ipotesi, delle ragazze pronte a tutto, o quasi, pur di giungere a un “obiettivo”, non importa se televisivo o parlamentare (o direttamente governativo), data del resto l’intercambiabilità dei ruoli. Una “velina”, in quale altro Paese, può diventar ipso facto, segretario o sottosegretario di Stato? La Carfagna o la Brambilla in quale ruolo starebbero meglio? (Per tacere dei tanti, troppi “velini”, ancor più numerosi delle loro omologhe femminili).

Nudo, il re Silvio nella sua incapacità operativa, che ormai la sapienza della comunicazione, non basta più a coprire. Nudo, nella sua roboante retorica delle grandi opere, che non possono neppure essere iniziate; o nelle proclamazioni di lotta all’evasione fiscale (che è aumentata, come sappiamo, enormemente nel I anno del nuovo Governo Berlusconi) o all’immigrazione clandestina (come sopra: e da oggi essere clandestino diventa un reato, caso quasi unico, nella tragica violazione di un principio essenziale del diritto: si può essere perseguiti per ciò che si fa, e non per ciò che si è).

E davanti alla fuoruscita di questo materiale verbale dall’impunita e impunibile bocca del Primo ministro, sta “l’ordinaria amministrazione”. La corruzione negli appalti, d’ogni settore; un sistema ferroviario che a dir poco grida allo scandalo (ne avevo parlato in questo spazio, attirandomi anche delle critiche da parte di lettori amici di Trenitalia…: la realtà si è rivelata assai più tragica); la famigerata CAI, la Compagnia Aerea Italiana, che procede in modo ormai truffaldino a imbrogliare i suoi poveri residui viaggiatori, vittime di una prepotenza tanto inefficiente quanto arrogante; la sanità e la scuola pubblica che si cerca di seppellire, a vantaggio del privato, le banche che spadroneggiano, verso i clienti, mentre vessano i dipendenti. E, dulcis in fundo, i morti sul lavoro: uno stillicidio continua, spaventoso, che nella somma dei folgorati, degli intossicati, dei precipitati dalle impalcature, dei carbonizzati, si materializza come una vera e propria ecatombe.
Ecco l’ordinaria amministrazione del “Sistema Italia”, di cui il nostro presidente del Consiglio vanta la bellezza delle donne (specie quelle da lui reclutate: del resto, le donne di sinistra sono brutte, e gli uomini sono invidiosi), e la capacità di tenuta e di una millantata ripresa economica… Pare di rileggere Marinetti e le sue futuristiche odi alla “spigliatezza” della “razza latina”, in specie italiana; che intanto allegra veniva condotta da un altro duce, tale Mussolini, verso il baratro di guerre catastrofiche.

L’ordinaria amministrazione di un Paese allo sbando, a cui il suo “Capo” raccomanda anzi impone, in modo grottesco, ottimismo, mentre promette crociere ai terremotati abruzzesi, regala barzellette ai senza lavoro napoletani, e voli di Stato alla sua ricca corte di nani e ballerine. Craxi era un dilettante, al riguardo; e, pur nella condanna senza appello che deve gravare su colui che distrusse il partito di Turati e di Nenni, persino costui, dico Bettino Craxi, aveva un senso dello Stato (persino Mussolini, l’aveva), che al Cavaliere è del tutto sconosciuto, se non, appunto, nella versione, patrimoniale, pre-Rivoluzione francese. Ed ecco ancora affacciarsi la figura del Re Taumaturgo: l’état c’èst moi, grida ogni giorno il reuccio, e gli fanno eco rane gracidanti, rospi ossequiosi, pappagalli plaudenti, e il re non si accorge, o accorgendosene non se ne cura, che lo Stato va a picco. E che lui, e la sua corte, saranno forse non i primi ad affondare, ma certo, quando accadrà, andranno molto, ma molto a fondo.

Certo, se (azzardo) Berlusconi è sul viale del tramonto (in ogni senso), il berlusconismo rimarrà; come una malattia infettiva che ha contagiato gran parte degli italiani. Non è un’invasione di Hyksos, che, finita, lascerà tutto com’era. I guasti nel tessuto del Paese, già avviati nell’era del Caf, saranno terribili. E i costi da pagare per una ricostruzione, innanzi tutto morale, saranno pesantissimi. La sola consolazione che possiamo darci è pensare che, non lavorando in vista di essere tra i vincitori dell’oggi, abbiamo molta strada da fare, e che questa passa per la formazione e l’informazione. Passa attraverso i buoni maestri, che, per qualcuno, naturalmente, sono i “cattivi maestri”.

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