lunedì 27 luglio 2009

La disinformata nazione di Berlusconi

Manifesto pubblicato il 27 luglio 2009
Anno 1 - numero 6




Premessa

Vi proponiamo la lettura di questo articolo, pubblicato dal quotidiano “The Guardian” martedì 21 luglio 2009, a proposito degli ultimi recenti avvenimenti che hanno messo in difficoltà e profondo imbarazzo il nostro Presidente del Consiglio mentre le tv ed i giornali, anziché approfondire ed informare i cittadini di quanto era accaduto, preferivano informare d’altro. All’estero tali notizie hanno avuto maggiore attenzione contornate adesso anche dal rilievo dell’anomalia mediatica del nostro paese dove gli unici scandali che non meritano di essere raccontati sono quelli del padrone del principale sistema mediatico del paese e allo stesso tempo Primo Ministro della Repubblica italiana.



"Come dimostra lo scarso spazio dedicato alle conversazioni intime registrate tra le lenzuola di casa, il Presidente del Consiglio italiano ha instaurato una cultura dell’informazione tipica dei regimi autoritari.

Riguardo alle registrazioni di Berlusconi, probabilmente la cosa che colpisce maggiormente è che la maggior parte degli italiani sappia solo vagamente della loro esistenza, quando non la ignorano del tutto.

Il fatto che il periodico d’informazione L’Espresso abbia pubblicato sul proprio sito le registrazioni realizzate da una donna che dice di essere andata a letto con lui lo scorso novembre, nella speranza di assicurarsi denaro o influenze, non è stato riportato dalla maggior parte dei telegiornali di ieri sera. Per quanto io sappia, la storia è stata ignorata non solo dai canali Mediaset di Silvio Berlusconi, ma anche dal primo e secondo canale pubblico, la RAI, e da La7, di proprietà Telecom Italia. Insieme, totalizzano i due terzi del pubblico nella fascia d’ascolto serale.

Si potrebbe obiettare che, poiché le registrazioni e le trascrizioni sono state rese disponibili su internet e poiché sono state riportate dalla stampa, non importa che la TV non se ne sia interessata. Ma ciò trascura due punti cruciali.

Il primo è che l’Italia è tra le nazioni più indifferenti a internet. Secondo un’inchiesta del Guardian lo scorso anno meno di un terzo della popolazione aveva accesso al web e quegli italiani che erano collegati usavano internet relativamente poco. La media sull’intera popolazione era di solo due ore a settimana. Questo potrebbe spiegare perché persino Mediaset fosse oggi felice di pubblicare una storia riguardante le registrazioni sul suo sito (con la naturale conclusione della tesi dell’avvocato di Berlusconi per cui sono false).

Il secondo punto importante è che, anche prima dell’arrivo dell’informazione libera su internet, solo un italiano su dieci comprava i quotidiani.

Il passaparola diffonderà senza dubbio la conoscenza dei nastri, nello stesso modo in cui ha diffuso una consapevolezza generalizzata che c’è uno scandalo che coinvolge il Presidente del Consiglio ed alcune donne. Ma è improbabile che voci e pettegolezzi cambino il fatto che i dettagli dell’intera faccenda, insieme alle sue ramificazioni di interesse pubblico, rimangono ampiamente sconosciuti alla maggior parte delle persone in Italia. Questa è un’importante ragione per cui a Berlusconi è stato possibile ignorare le richieste di sue dimissioni.

La controversia originale riguardava la chiara accusa della moglie di Silvio Berlusconi per il suo “frequentare minorenni”, come è emerso per la sua partecipazione alla festa per il diciottesimo compleanno dell’aspirante attrice e modella Noemi Letizia.

L’altro giorno mi sono trovato (non esattamente per la prima volta) ad avere una discussione con un tassista romano. È emerso gradualmente che partivamo da due punti di vista diametralmente opposti. Lui aveva sentito la spiegazione di Berlusconi (che la ragazza era la figlia di un vecchio amico) che era sostenuta dai notiziari televisivi, e dava al Presidente del Consiglio il beneficio del dubbio. Ma era all’oscuro del fatto che la spiegazione di Berlusconi non aveva retto ad un successivo esame minuzioso, perché questo piccolo dettaglio appariva solo in qualche quotidiano.

Ciò che osserviamo in Italia è l’emergere di una cultura dell’informazione tipica dei regimi autoritari. Ci sono gli informati: essi includono quelli che leggono giornali come La Repubblica, Il Corriere delle Sera e La Stampa, coloro che abitualmente navigano in rete (soprattutto giovani), e quelli che ascoltano le poche stazioni radio indipendenti come Radio 24 Ore.

Quindi ci sono i molto più numerosi disinformati che ancora apprendono le notizie dai telegiornali controllati direttamente o indirettamente da Berlusconi. Questa è una situazione anomala e allarmante in una democrazia occidentale europea, ed ancora di più perché i disinformati sono convinti di essere bene informati come gli altri. Si indignano, si arrabbiano persino, se gli si suggerisce il contrario."

Pensiero della settimana

“Dire quello che pensi certo ti danneggia in società: ma la libertà di parola vale più di mille inviti.” - Martin Amis



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