mercoledì 28 ottobre 2009

La Messina massona

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 28 ottobre 2009

di Giuseppe Giustolisi
(Giornalista)


Ancora una volta Barcellona Pozzo di Gotto. Ancora una volta quel bubbone di affari sporchi, poteri occulti e coperture istituzionali, mai interamente disvelate, torna ad essere oggetto di indagine della magistratura. Ancora una volta c’è di mezzo l’ombra della massoneria e della mafia. Tre giorni fa la Polizia di Messina ha eseguito una perquisizione, su ordine dei magistrati della Dda Angelo Cavallo e Giuseppe Verzera, nell’appartamento dove si riunivano gli esponenti della loggia massonica coperta Ausonia. E i poliziotti si sono trovati davanti a uno scenario fatto di teschi, candelabri e arredi tipicamente massonici. Un campionario di oggetti posto sotto sequestro, insieme agli elenchi degli associati, tra cui medici, avvocati, insegnanti e imprenditori. Sei persone sono state identificate, fra cui il Gran maestro Carmelo La Rosa, medico di Barcellona Pozzo di Gotto e proprietario della casa. Tutto nasce dalle dichiarazioni di Maurizio Marchetta, ex Presidente del Consiglio comunale di Barcellona (An), un imprenditore finito nelle carte dell’inchiesta di mafia Omega e massone dichiarato del Grande Oriente d’Italia, loggia Eugenio Barresi. Dal gennaio del 2009 collabora con la giustizia e ha raccontato ai magistrati che anche grazie a questa loggia sarebbero stati condizionati appalti e assunzioni pubbliche. “Posso riferire di forme di condizionamento determinate dall’attuale sindaco di Barcellona Candeloro Nania. Il sindaco ha imposto a privati proprie-tari di terreni, che hanno ottenuto grazie a lui l’aumento dell’indice di cubatura, le progettazioni e le successive costruzioni con professionisti da lui stesso scelti”. Sempre dallo stesso verbale salta fuori il nome di un altro Nania, il più famoso senatore di An, Mimmo, cugino del sindaco: “In questo gioco di potere, in particolare, è coinvolto, con la sua influenza, il senatore Mimmo Nania”. Le vicende oggetto dell’inchiesta, insieme ai nomi dei due cugini politici, comparivano già nella richiesta di scioglimento per mafia del comune di Barcellona Pozzo di Gotto, avanzata dal Prefetto di Messina tre anni al governo Prodi, rimasta senza esito. Anche allora sindaco del comune di Barcellona era Candeloro Nania.

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