martedì 29 settembre 2009

CHIAMATE L’AMBULANZA

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 29 settembre 2009

di Marco Travaglio
(Giornalista)



Messaggio riepilogativo a reti unificate.L’opposizione non deve opporsi, infatti per fortuna non lo fa. I giornalisti non devono farmi domande, a parte quelle che suggerisco io. I fotografi non devono fotografarmi, tranne i miei. I sindacati non devono sindacare. I magistrati non devono indagare sulle stragi di mafia, cioè su di me, perché quella è roba vecchia. E Mangano era un eroe, infatti non ha fatto il mio nome né quello di Marcello. I giudici non devono interpretare né contestare le leggi e, se la Costituzione glielo consente, è sbagliata la Costituzione. La Corte costituzionale non si deve permettere di giudicare incostituzionali le mie leggi incostituzionali; chi si crede di essere: la Corte Costituzionale? Il Capo dello Stato deve firmare quello che gli mando io e basta, come del resto ha sempre fatto. I tribunali devono condannare tutti gli immigrati a prescindere e assolvere tutti i miei amici a prescindere. Io posso denunciare gli altri, ma gli altri non possono denunciare me. I portavoce della Commissione europea non devono portare la voce della Commissione europea, se no usciamo dall’Europa. I parlamentari non devono votare perché mi fanno perdere tempo: bastano e avanzano i capigruppo. L’Onu non deve fare l’Onu, altrimenti usciamo pure dall’Onu. La Chiesa non deve impicciarsi nei diritti umani degli immigrati e di Dino Boffo, ma solo nelle faccende di sua competenza: scuola privata, Ici, fecondazione assistita, testamento biologico. Il Papa deve dare la comunione ai divorziati, o almeno a uno: io. Gli italiani devono sposarsi in chiesa e avere una sola famiglia, eccetto me e le mie famiglie. Michelle Obama, la moglie abbronzata dell’abbronzato, deve baciarmi e all’occorrenza lasciarsi dare una palpatina. Mia moglie non deve chiedere il divorzio da me, io invece posso chiederlo da lei. Fini non deve avere delle idee e, se gliene vengono, se le tenga per sé. I pubblicitari non devono fare pubblicità ai giornali che non sono miei e alle tv che non sono mie (fra l’altro, pochissime). La Rai deve controllarla il governo, quando al governo ci sono io; quando invece sto all’opposizione, il controllo spetta alla Vigilanza, cioè all’opposizione, cioè sempre a me. Santoro e la Gabanelli non devono raccontare cose vere, se no è giornalismo e si mette in cattiva luce Vespa. I miei giornali invitano gli elettori di centrodestra a non pagare il canone della Rai, così lo stipendio a Minzolini, Mazza, Orfeo, Liofredi, Masi, Vespa e agli altri amici lo pagano gli elettori della sinistra. La crisi finanziaria non esiste, è un’illusione ottica delle gazzette della sinistra: basta non parlarne e sparisce. I contribuenti devono smetterla di lamentarsi per le tasse troppo alte: gli faccio un condono all’anno, possibile che capiscano? I registi non devono fare film non prodotti da me, altrimenti non sono capolavori, ma culturame. Gli insegnanti non devono insegnare. Le escort non devono farsi pagare, altrimenti addio gioia della conquista. I tenori degli enti lirici devono andare a lavorare nei campi, fannulloni che non sono altro. Il Carnevale di Viareggio non deve fare carri allegorici su di me, casomai su Mao, Stalin, Pol Pot e Di Pietro. Non ho nulla a che vedere con il Giornale di Feltri, ma mi dissocio dal Giornale di Feltri. Kakà e Leonardo mi remano contro. Fini è un nano. Sono alto un metro e settantuno e nessuno deve permettersi di essere più alto di me, il che fra l’altro è impossibile. Sono il miglior presidente del Consiglio dai tempi di Mario e Silla: me l’ha detto l’amico Alcide De Gasperi, che mi è stato presentato l’altro giorno da don Sturzo in conference call con Luigi Einaudi. (Lo portano via)

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