martedì 29 settembre 2009

Annozero, noi siamo con Voltaire

Dal Blog di Luigi De Magistris
del 29 settembre 2009

di Luigi De Magistris
(Europarlamentare IDV)



Colpirne uno per educarne cento. Per farlo, il braccio operativo della burocrazia, sfruttata come un’arma per aggredire le voci critiche o semplicemente libere dell’informazione. Prima lo stop and go sul contratto di Travaglio (che ancora oggi non ha trovato il via libera e fluttua nell’etere dell’attesa messianica), per cui la dirigenza Rai -imboccata da Palazzo Chigi- invoca una censura preventiva, appellandosi ad una decisione dell’Agcom che niente ha a che fare con il programma di Annozero. Poi la vicenda degli spot mai andati in onda. Infine l’entrata in scena del ministro dello Sviluppo Scajola in tandem con il viceministro alla Comunicazione Romani, che annunciano di voler aprire un’istruttoria sull’ultima puntata della trasmissione di Santoro, rea di aver trasmesso un’intervista a Patrizia D’Addario. Annozero va contrastato e se la sua scomparsa dallo schermo della tv pubblica non è possibile, almeno si deve tentare di ostacolarlo con qualsiasi mezzo, compreso quello burocratico-formale. Ovviamente senza preoccuparsi che questo stesso mezzo sia legittimo o meno, ovviamente senza contare il successo del ‘prodotto televisivo’ premiato dagli ascolti e quindi fonte di reddito per l’azienda Rai. Del resto, se il sistema pubblico affonda è –paradosso dei paradossi- un guadagno per il premier, se il premier è imprenditore dello stesso settore. Con buona pace della res pubblica e di Platone.

Come nei regimi totalitari, dunque, sono le scartoffie e le norme (per altro invocate a sproposito) a servire allo scopo di azzerare il pluralismo dell’informazione nel Paese del conflitto di interessi, con l’obiettivo educativo di mandare un segnale che valga per l’oggi così come per il domani. In Cina ci sono stati i laogai camps, dove si procedeva alla rieducazione forzata alla causa di Mao, a Praga i carri armati sovietici hanno tappato la bocca agli studenti, in Italia e in Germania, col totalitarismo, tribunale speciale, confino e deportazioni occultavano la critica. Oggi, per rieducare e azzittire basta un dirigente generale Rai, un’istruttoria del ministero e tanta fedeltà al dante causa Berlusconi.

La decisione del viceministro Romani, in asse col collega allo Sviluppo Scajola, non è solo un vulnus alla libertà di espressione, al pluralismo della comunicazione, al diritto dei cittadini a sapere ed esseri informati, ma rappresenta la distorsione degli equilibri costituzionali prodotta da Berlusconi. La decisione presa da Romani infatti dimostra il totale azzeramento del Parlamento italiano completamente fagocitato dal Governo: la Rai è azienda pubblica, cioè di Stato, ma il pubblico e lo Stato non sono assimilabili all’esecutivo. Il Berlusconi quater è affannosamente impegnato nella missione di trasferire Montecitorio nello stabile di Palazzo Chigi, per poi arrivare al trasloco di quest’ultimo direttamente a Palazzo Grazioli, nella speranza finale di occupare il Quirinale magari.

Per questo lascia perplessi il silenzio del Presidente della Camera Fini: così reattivo nel rivendicare il ruolo del Parlamento su materie come il testamento biologico o l’immigrazione (terreni importanti per vincere la contesa interna al Pdl, giocarsi la leadership e costruire la nuova destra d’imitazione sarkozista), Fini appare silenziosamente ai margini di questa vicenda che pure della Camera fa carta straccia. Per l’ennesima volta.

L’IdV presenterà una mozione per impegnare il Governo al rispetto del pluralismo dell’informazione e un’interrogazione relativa alla vicenda dell’istruttoria su Annozero, nel tentativo di ostacolare il piano di neo-rinascita democratica fedelmente realizzato dal nuovo Gelli.

Con la convinzione che anche l’Europa potrà essere uno spazio politico per evitare che alla fine la democrazia italiana sia svuotata di senso. Anche l’appeasement di Churchill, insegna la storia, favorì il dilagare del totalitarismo in Europa: oggi l’Europa ha il dovere di non ripetere quell’errore. Aspettando il dibattito all’Europarlamento, ci vediamo in piazza sabato 3 ottobre a Roma per ribadire che l’informazione deve essere libera e ricordare al Governo che dovrebbe cercare di rispettare un vecchio adagio illuminista: “non sono d'accordo con le tue idee ma lotterò fino alla morte affinché tu possa esprimerle” (Voltaire). Certo, per farlo bisogna essere forti e certi della propria trasparenza e onestà politica: ed è proprio questo ciò che manca alla maggioranza che ci governa.

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