del 21 novembre 2009
di Giuseppe Lo Bianco
(Giornalista)
Parla Filippo Graviano, boss stragista del ‘93 indicato dai pentiti come uno dei protagonisti della trattativa tra Cosa Nostra e il nuovo partito in via di costituzione, Forza Italia. Dice di avere fatto in carcere una “scelta di legalità”, anche se continua a negare ogni coinvolgimento nelle stragi. E arriva il giorno di Gaspare Spatuzza: sarà sentito in aula a Torino, il 4 dicembre prossimo, dai giudici di appello che stanno processando Marcello Dell’Utri, condannato in primo grado a nove anni per concorso in associazione mafiosa. Dalle carte trasmesse a Palermo dalla procura di Firenze emerge più chiaramente il contesto delle accuse che lambiscono Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, che avrebbero costituito, secondo le nuove rivelazioni di Spatuzza, le coperture politiche chieste ed ottenute dai fratelli Graviano all’inizio del 1994, quando progettarono l’attentato al pullman dei carabinieri parcheggiato nei pressi dello stadio Olimpico. Un attentato, lascia intendere oggi Spatuzza riferendo le parole di Giuseppe Graviano, che avrebbe ottenuto un autorevole avallo da quelle forze che si stavano apprestando ad entrare in politica. Si tratta di due faldoni con oltre 500 pagine depositati ieri nel processo dell’Utri sui quali si è concentrata l’attenzione investigativa della direzione distrettuale antimafia di Palermo, che ieri, sempre nell’ambito della trattativa mafia-Stato ha interrogato nuovamente Massimo Ciancimino, che, nei giorni scorsi, aveva annunciato il possesso di alcuni nastri registrati con le conversazioni del padre con gli ufficiali del Ros nel corso dei colloqui nella sua casa di piazza di Spagna, a Roma. Ma è su Filippo Graviano, e sulla sua insolita “apertura alla legalità” che si è concentrata l’attenzione dei magistrati antimafia. Il boss dice di avere compiuto in carcere questa scelta, si è iscritto alla Bocconi di Milano e ha già dato dieci esami, nel suo futuro di ergastolano c'è adesso l’obbiettivo di rafforzare la sua cultura, ma nelle stragi, “mi dispiace deludervi, ma non ho avuto alcun ruolo”. In carcere, nel 2004, aveva detto a Gaspare Spatuzza, allora suo fedelissimo, oggi pentito, che “se non arriva niente da dove deve arrivare è bene che anche noi cominciamo a parlare con i magistrati”. E Graviano davanti ai magistrati di Firenze che lo hanno interrogato nei giorni scorsi non si è tirato indietro, aprendo un minuscolo varco impensabile, fino ad ora, per un capomafia del suo calibro e annunciando
una decisione inedita che lascia aperti tutti gli interrogativi su una sua futura collaborazione: In che cosa si concretizzi la scelta di legalità, ancora non si sa, visto che il capomafia subito dopo ha negato di avere commesso qualsiasi reato. E messo a confronto con Spatuzza, non lo ha trattato da infame perchè pentito, ma ha addirittura tracciato un parallelo tra le loro due decisioni: “tu hai compiuto una scelta religiosa – ha detto Graviano, alludendo alle lettere inviate da Spatuzza ad un vescovo - io arricchisco la mia cultura”. Diverso, infine, l’atteggiamento del fratello Giuseppe, che, messo a confronto anch’egli con Spatuzza, non lo ha neppure preso in considerazione. Nell’udienza di ieri, infine, il pg Nino Gatto ha chiesto alla corte di sentire Salvatore Grigoli, che in un verbale depositato agli atti del processo ha detto che le stragi di mafia del ‘92 e del ‘93 erano state fatte “per costringere lo Stato a scendere a patti”. E sul senatore imputato ha detto : “Mangano (Nino, ndr) mi disse che i Graviano avevano un canale diretto con Dell’Utri. In effetti ricordo che all’epoca vi fu la vicenda del movimento politico che volevamo costituire, denominato ‘Sicilia Libera’. La questione di ‘Sicilia Libera, a un certo punto, non fu più portata avanti perchè noi tutti fummo orientati verso il nascente movimento Forza Italia”. E conclude: “Dopo le elezioni tutti confidavamo in Berlusconi e si diceva che solo lui ci poteva salvare.”
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