giovedì 26 novembre 2009

Sono Violante risolvo problemi

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 26 novembre 2009

di Marco Travaglio
(Giornalista)


Gli elettori del Pd che martedì hanno visto “Ballarò” si saranno augurati che Luciano Violante parlasse a titolo personale, non a nome del principale partito di opposizione (si fa per dire). Spiace deluderli, ma Violante è il “nuovo” responsabile Riforme del “nuovo” Pd bersaniano. L’altra sera le cose si stavano mettendo maluccio per il Pdl, rappresentato dal trust di cervelli Cota-Al Fano. Cota delirava in padano stretto. Al Fano, momentaneamente sprovvisto di pallottoliere, s’infilava in una giungla di numeri sul processo breve da cui stentava a uscire vivo. Piazzava il suo 1% di processi morti dopo 6 anni. Ma qualcuno domandava: “Dunque il 99% finisce in 6 anni? Allora abbiamo la giustizia più rapida dell’universo”. Allora Angelino mercanteggiava come i tappetari nei suk: “Facciamo 7-8%”. E spiegava che i processi, se non li ammazzasse la legge, si prescriverebbero comunque. Come dire: sterminate pure gli anziani e i malati gravi, tanto prima o poi muoiono lo stesso. Casini ripeteva la fesseria che i processi fanno comodo a Berlusconi (“li usa come alibi”) e, per fargli un dispetto, bisogna abolirli solo a lui. Al Fano, in stato confusionale, diceva addirittura la verità: “Guardi che, se glieli abolite, lui è felice”. Risate in studio. A quel punto interveniva Violante e la débâcle del centrodestra si mutava in trionfo: “Legalità e democrazia son cose diverse”. In realtà la nostra democrazia si fonda sull’eguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge. Dunque democrazia è legalità. Invece, nella bizzarra concezione violantesca, essa sarebbe minacciata dai processi al premier, che “gli impediscono di governare”. Ma Berlusconi ha già governato 7 anni da imputato. Ora indovinate la soluzione di Violante per spegnere il presunto scontro politica-giustizia? “Mettere mano al potere della magistratura”. Cioè abolire i processi ai politici. Tornando all’autorizzazione a procedere? Magari. Molto peggio: allargando a tutti i reati, anche commessi prima o fuori delle funzioni, l’“insindacabilità” (immunità totale) prevista dalla Costituzione per opinioni espresse e voti dati. Oggi se l’onorevole offende un cittadino e questi lo denuncia, il Parlamento lo dichiara insindacabile e il giudice deve fermarsi. In automatico. Se il giudice non è d’accordo, si rivolge alla Corte costituzionale col conflitto d’attribuzioni fra poteri dello Stato. Con l’autorizzazione a procedere, invece, la regola era che fosse concessa e l’eccezione che fosse negata nel caso estremo e rarissimo di “fumus persecutionis”. Ora Violante propone che il parlamentare sia insindacabile non solo per quel che dice e per come vota, ma anche se ruba, truffa, evade, stupra, ammazza, corrompe, mafieggia. Se poi il giudice pretende di processarlo lo stesso, ricorra alla Consulta. E questa per lui (e, si presume, per il Pd) sarebbe democrazia: modello Russia di Putin e Libia di Gheddafi. Così Berlusconi è salvo, ma pure Dell’Utri, Cosentino, Cuffaro e tutti gli altri onorevolissimi inquisiti e imputati. A quel punto anche Riina, Provenzano, Sandokan faranno un pensierino al Parlamento. Del resto, argomenta Violante, “la magistratura applica la legge, che spesso è confusa”. Prendete Berlusconi: quando Mills testimoniò, lui lesse e rilesse il Codice penale, ma tale era la confusione che non riuscì a sciogliere l’enigma: sarà reato o no corrompere un teste? Nel dubbio, lo corruppe. E ora, per una legge confusa, si ritrova imputato per corruzione. Ma si può? Meno male che c’è Violante che, ben più lucido del trafelato Al Fano e più efficiente del pasticcione Ghedini, ha sempre una soluzione per tutto. L’elettore del Pd potrebbe domandargli: scusa, compagno, sicuro che non c’importi di sapere se il presidente del Consiglio c’entra con la mafia e con le stragi, ha frodato il fisco, ha corrotto testimoni e giudici? Ma Violante ha una scorta impenetrabile: per difendersi dagli elettori.

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