del 16 gennaio 2010
Roma. «È stata persa una grande occasione». I vertici dell'Associazione nazionale magistrati commentano polemicamente l'assenza all'assemblea sul problema delle procure non solo del ministro della Giustizia Angelino Alfano, ma anche di rappresentanti della maggioranza di governo all'assemblea, che pure erano stati invitati.
«È un peccato che rappresentanti del governo e della maggioranza non abbiano assistito a questo dibattito - ha detto il segretario dell'Anm Giuseppe Cascini - che avrebbe consentito loro di constatare come la magistratura sia composta da persone serie, e nonostante gli insulti che riceve, si pone problemi e propone soluzioni per una giustizia che funzioni, nell'interesse dei cittadini. Sarebbe stata una lezione di senso istituzionale, che purtroppo manca a tanti». Il presidente dell'Anm Luca Palamara giudica «difficilmente interpretabile» la scelta degli esponenti del governo e della maggioranza di non partecipare all'assemblea. «Un peccato - ha osservato anche il leader del sindacato delle toghe - perchè nel nostro Paese si fanno leggi senza valutarne prima l'impatto. E oggi da questo punto di vista sarebbe stata una grande occasione».
ANSA
Alfano: ''Inaccettabile chiusura corporativa Anm''
16 gennaio 2010
Roma. La «chiusura corporativa e di retroguardia» dell'Associazione nazionale magistrati è «inaccettabile». È il giudizio del ministro della Giustizia, Angelino Alfano, per il quale, l'atteggiamento dell'Anm, che ha minacciato il ricorso allo sciopero se il governo non farà cadere, almeno temporaneamente, il divieto di destinare i magistrati di prima nomina nelle procure, è finalizzato «esclusivamente a difendere privilegi di casta». «Dispiace che l'Anm ironizzi e affigga vignette su un provvedimento del governo -afferma Alfano in una nota- invece di contribuire a risolvere il problema e cioè coprire immediatamente le sedi disagiate che, in realtà, disagiate non sono, ma solo sgradite ai magistrati». Il Guardasigilli, si dichiara, pertanto, «fortemente preoccupato per l'incomprensibile e miope arroccamento dell'Anm contro un decreto legge che offre al Paese una ragionevole e definitiva soluzione». «In particolare - prosegue Alfano- il governo Berlusconi, che ha ereditato dal governo di sinistra il decreto legislativo che impedisce agli uditori giudiziari di svolgere funzioni requirenti e monocratiche, è intervenuto in materia con due importanti provvedimenti: il decreto legge del dicembre 2008 che introduce incentivi economici e di carriera per coloro i quali intendono trasferirsi volontariamente nelle cosiddette sedi disagiate, e il recente decreto legge del dicembre 2009 che istituisce il meccanismo del trasferimento d'ufficio, in via transitoria, fino al 2014». «Considero inaccettabile -afferma Alfano- questa chiusura corporativa e di retroguardia assunta dal sindacato delle toghe, finalizzata esclusivamente a difendere privilegi di casta. Il messaggio -prosegue il ministro- è chiaro: si esige, si pretende, minacciando anche estreme misure di mobilitazione, che si sospendano ben tre leggi dello Stato già in vigore. Occorre, quindi, che i cittadini sappiano che tutto ciò accade solamente per impedire che qualche decina di magistrati, insensibili ai garbati appelli che ho loro rivolto in questi mesi, possa essere scomodata, per un periodo limitato di tempo, per prestare la propria opera lì dove vi è maggiore bisogno di capacità e di esperienza». «L'Assemblea dell'Anm dimentica, infatti -aggiunge Alfano- che i magistrati, per dettato costituzionale, sono soggetti alla legge e che, oggi, è legge anche la disciplina sul trasferimento d'ufficio. Sarebbe gravissimo solo ipotizzare uno sciopero che, in quest'ottica, rappresenterebbe un'inammissibile protesta contro tre leggi dello Stato». «Protesta, tra l'altro -conclude il ministro- promossa e indetta proprio da coloro che, in qualità del loro ruolo, dovrebbero ergersi a custodi delle stesse. Agendo in questo modo, appare, invece, che l'unica strada concepita sia quella di una gravissima forma di nonnismo giudiziario e poco importa se a decidere sulla libertà dei cittadini saranno i vincitori di concorso di prima nomina, sui quali il Csm non ha espresso neanche la prima valutazione di professionalità».
Adnkronos
Woodcock: ''Dl Governo su procure è incostituzionale''
16 gennaio 2010
Roma. Il trasferimento d'ufficio coattivo dei magistrati per far fronte ai vuoti di organico nelle procure «non è costituzionale». Questa l'opinione dell'ex pm di Potenza Henry John Woodcock, a proposito della misura prevista nel decreto del governo. Il magistrato, che partecipa all'assemblea organizzata dall'Anm, ha anche espresso il timore che si ricorra a un «reclutamento straordinario» per ovviare alle scoperture nelle procure. «Così si abbasserebbe il livello culturale e dunque la categoria dei magistrati si indebolirebbe». Anche Woodcock è favorevole all'abolizione del divieto di mandare nelle procure i magistrati a inizio carriera. «Non solo invece i giovani magistrati dovrebbero andare nelle procure ma darebbero una garanzia di estraneità rispetto al territorio, che sarebbe un valore aggiunto inestimabile, soprattutto nei piccoli centri del sud». Secondo Woodcock i magistrati che mancano nelle procure sarebbero all'incirca 240.
ANSA
Procuratore Palmi: ''Voluta desertificazione procure''
16 gennaio 2010
Roma. «Si sono volutamente mantenute le condizioni per la desertificazione delle procure. Il problema era nato due anni e mezzo fa, ma nessuno ha mosso un dito». Questo l'atto d'accusa lanciato dal procuratore di Palmi, Giuseppe Creazzo, all'assemblea organizzata dall'Associazione nazionale magistrati. «Si è lasciato che le cose degenerassero - ha aggiunto il procuratore - ma così non si può più andare avanti». Anche Creazzo si è detto favorevole all'abolizione del divieto che oggi non consente ai giovani magistrati di fare il pubblico ministero e ha invocato il «cambiamento immediato dell'ordinamento giudiziario». Il magistrato ha poi voluto precisare che i rimedi strutturali al problema dei vuoti nelle procure devono essere «compatibili con la Costituzione», esprimendo un chiaro no alla separazione delle carriere.
ANSA
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