venerdì 6 novembre 2009

Abu Omar, il segreto di Stato e una sentenza “monca”

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 6 novembre 2009

di Gianni Barbaceto
(Giornalista)


Chi ha vinto e chi ha perso, nel processo Abu Omar? Sul rapimento dell’Imam c’è stata un’indagine, poi un processo e infine una sentenza. Questo dimostra che in Italia, unico paese al mondo a giudicare un caso di extraordinary rendition, la magistratura indipendente è riuscita ad affrontare anche una vicenda come questa e a provare che nel nostro paese tutti sono uguali davanti alla legge e che tutti, anche i presunti terroristi, devono godere delle garanzie offerte da uno Stato di diritto. La sentenza, però, è evidentemente monca. Ha stabilito che il sequestro è avvenuto; ha condannato una ventina di agenti americani della Cia che l’hanno realizzato e due funzionari italiani del Sismi per favoreggiamento nei loro confronti; ha riconosciuto a Abu Omar e a sua moglie un risarcimento di 1 milione e mezzo di euro. Ma ha dovuto sospendere il giudizio sugli imputati eccellenti: gli americani coperti dall’immunità diplomatica e soprattutto gli italiani protetti dal segreto di Stato.

Chi è stato danneggiato dall’opposizione del segreto di Stato? Io, risponde il principale imputato, l’allora direttore del Sismi Nicolò Pollari: non ho potuto esibire 88 documenti che proverebbero la mia contrarietà al sequestro, dunque la mia innocenza. Intanto però il diritto alla difesa prevale sul segreto, dunque Pollari avrebbe potuto usarli, quei fantomatici documenti. E poi il coinvolgimento suo e del servizio da lui diretto nel rapimento (un reato che nessun segreto di Stato potrà mai coprire) è comunque provato da intercettazioni, dichiarazioni, registrazioni. Ma quasi tutto questo materiale non può essere utilizzato: è stato congelato, cancellato da due governi e dalla Corte costituzionale. Dunque ad essere danneggiati dal segreto di Stato sono i cittadini, che non potranno sapere fino in fondo la verità. Ha perso, infine, la trasparenza. Il paese in cui viviamo ha una storia dolorosa, il tema del segreto di Stato evoca una stagione eversiva di golpe tentati e stragi realizzate. A 40 anni da piazza Fontana e a 20 anni dalla caduta del Muro, la verità su quella stagione resta ancora indicibile. Allora era in corso la lotta dell’Occidente contro il grande nemico, il comunismo. Oggi quel vecchio nemico è stato sostituito con la nuova ‘grande paura’, lo spettro del terrorismo islamico. In passato, il segreto nei fatti non è servito tanto a salvarci dal comunismo, quanto a introdurre massicce dosi d’illegalità nelle istituzioni e a produrre ferite profonde alla democrazia . Oggi sono state dilatate l’area del segreto e l’impunibilità degli apparati. L’esperienza, evidentemente, non ci ha insegnato proprio nulla.

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