del 17 novembre 2009
di Peter Gomez e Marco Lillo
(Giornalisti)
Che Antigua fosse destinata a diventare il suo buen re-tiro lo si era capito già nel 2005. Quattro anni prima, cioè, delle rivelazioni di Report che, domenica sera, ha svelato l’esistenza di un bonifico da 3 milioni 367mila euro partiti da un conto di Silvio Berlusconi alla Arner Bank di Milano e inviati nel maggio 2008 a una misteriosa società off shore, la Flat Point Development Ltd, impegnata nella costruzione di ville da favola nell’isola d\ei Caraibi. Allora, sul sito ufficiale del governo di Antigua e Barbuda era comparso un resoconto dell’incontro bilaterale, avvenuto a New York, tra il Cavaliere e Baldwin Spencer, premier di quel piccolo Stato, incluso nella black list dei paradisi fiscali, dove il primo ministro italiano è proprietario di terreni e immobili. Poche righe da cui traspariva come Berlusconi, durante il faccia a faccia, fosse andato a un passo dal confondere gli affari pubblici con quelli privati.
Secondo il governo di Antigua, infatti, Berlusconi aveva promesso a Spencer di parlare “personalmente con gli altri capi governo europei per convincerli a condonare” il debito estero dell’isola (più di un miliardo e mezzo di dollari). Inoltre aveva garantito l’interessamento del suo architetto personale Gianni Gamondi (progettista della ristrutturazione di villa La Certosa) per risolvere il problema delle strade dell’isola, brutte e poco illuminate. E aveva preannunciato l’arrivo ad Antigua di una delegazione di uomini d’affari italiani interessati a investire. Poi, continuava il comunicato, Berlusconi “che trascorre regolarmente un periodo di vacanze ad Antigua” aveva parlato di sé stesso annunciando “di avere intenzione di costruire quattro case per i suoi figli nella zona di No such Bay”.
Sempre il governo di Antigua informa, infatti, che a risolvere il problema delle strade poco illuminate ci ha alla fine pensato il sindaco di Milano, Letizia Moratti che il 13 marzo del 2008, ha raggiunto un accordo in proposito con l’ambasciatore dell’isola alle Nazioni Unite. Sul numero delle ville possedute dal Cavaliere bisogna invece accontentarsi dei giornali secondo i quali sarebbero addirittura sette . Anche se il geometra Giorgio Rivolta che segue il cantiere dell’Emerald Cove Group - Flat Point Development (la società che cura le costruzioni a No such Bay sotto la progettazione di Gamondi) sta più basso. “Sette mi sembrano troppe”, dice al Il Fatto quotidiano, “Io penso che siano solo due. Si tratta d’immobili di grande pregio. Mentre la società Flat Point non so di chi sia, non credo siano italiani. Il presidente è irlandese e io curo la parte tecnica. Seguo i cantieri. Le ville sono un centinaio, tutte hanno la piscina, alcune come quella di Berlusconi due o tre piscine. L'operazione parte nel 2005 e Berlusconi compra sulla carta. Sa, queste non sono ville che si vendono mediante agenzia, ma con il passaparola. Possono valere anche molte decine di milioni di euro”. Non per niente villa Blue Horizons, la villa dove trascorre spesso le sue vacanze Berlusconi (dotata di altre tre grandi case come dependance), viene valutata più di 15 milioni di euro.
Nel gennaio del 2008, il cavaliere l’ha mostrata con orgoglio a un giornalista del Corriere. «Guardi qui che spettacolo”, diceva il leader del Pdl, “quell' altra casa su quel promontorio è di Shevchenko. Altri ragazzi del Milan hanno intenzione di investire. Ci sono state praticate ottime condizioni perché i nostri nomi fungono da calamita per il mercato. Ma la decisione finale l’ho presa per dare un sostegno al mio amico Gianni Gamondi che è il regista di tutto l’intervento per la progettazione. Hanno lavorato anche a Natale per consegnarmela». Un racconto che oggi rischia di essere imbarazzante.
I rapporti tra la Flat Point e la Banca Arner sono infatti uno dei capitoli dell’indagine anti-riciclaggio avviata dalla procura di Milano sull’istituto di credito. In una relazione del maggio del 2008 gli ispettori di Bankitalia, intervenuti dopo che tra la clientela estera di Arner erano stati trovati personaggi vicini a Cosa Nostra, spiegano come la banca avesse acceso un conto alla Flat Point “senza indentificarne gli amministratori e il beneficiario economico effettivo” . Inoltre il conto risulta aver ricevuto “bonifici disposti da persone fisiche tramite banche italiane e da giroconti di pari importo suI c/c intrattenuto dalla stessa Flat Point presso Arner Bank SA, Lugano”. In totale fanno più di 13 milioni di euro che, tra il marzo 2006 e il dicembre 2007, dall’Italia vanno verso la Svizzera e da qui forse ad Antigua. In maniera irregolare secondo Bankitalia. E ora, forse, pure per il fisco. Lo strano giro dei soldi da Milano a Lugano potrebbe essere servito a nascondere gli acquisti al monitoraggio dell’erario. Se si fa un versamento diretto a una società estera per comprare casa bisogna dichiararlo nel riquadro RW del modello unico. Se il pagamento gira su un conto italiano, tutto passa inosservato.
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