del 13 novembre 2009
di Federico Mello
(Giornalista)
Sono in 250.000, sono nati su Facebook e vogliono le dimissioni del premier. Ecco il popolo del NoBerlusconiDay fatto da trentenni blogger e precari. Appuntamento a Roma, in Piazza della Repubblica per sabato 5 dicembre. L’idea era stata lanciata in una pagina Facebook all’indomani della bocciatura del lodo Alfano: “Una manifestazione nazionale per chiedere le dimissioni di Berlusconi”. Nell’appello nessun colore politico, nessuna proposta programmatica: “Berlusconi costituisce una gravissima anomalia nel quadro delle democrazie occidentali. Non possiamo più rimanere inerti di fronte alle iniziative di un uomo che tiene il paese in ostaggio da oltre 15 anni e la cui concezione proprietaria dello Stato lo rende ostile verso ogni forma di libera espressione come testimoniano gli attacchi selvaggi alla stampa libera, alla satira, alla Rete”. Ricordando “le pesanti ombre di un recente passato legato alla ferocia mafiosa” e i rapporti con Dell’Utri chiedono una cosa e una soltanto: “Berlusconi deve dimettersi e difendersi, come ogni cittadino, davanti ai tribunali della Repubblica dalle accuse che gli vengono rivolte”. Nelle ultime ore, con Berlusconi deciso a “riformare la giustizia” pur di non difendersi in tribunale, le loro adesioni aumentano a migliaia ogni ora. Loro cominciano a crederci davvero: “Non facciamo previsioni – ci dice Emanuele, uno dei portavoce informali – dobbiamo aspettare di vedere l’entusiasmo che si legge sulla pagina Facebook, anche sulla faccia della gente”. Si dicono trasversali anche se: “Abbiamo cominciato a credere di potercela fare – ci dice ancora Emanuele – quando abbiamo visto l’interessamento dei partiti: per la prima volta era la gente ad organizzarsi e i partiti ad andargli dietro”. Così è stato, tanto che Di Pietro, dopo la conferenza stampa in cui annunciava la sua adesione all’appuntamento, assieme al leader di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero, si è sentito in dovere di pubblicare sul suo blog una precisazione: “La nostra vuole essere una partecipazione attiva ma ribadisco che la promozione della manifestazione è e resta della Rete. Scusate per l’equivoco”. I siti di news, infatti, avevano scritto della “manifestazione dell’Idv e già era partita la rivolta in Rete. In piazza ci sarà anche il Pdci. L'organizzazione del NoBDay è reticolare: i promotori si sono incontrati per la prima volta, faccia a faccia, a Roma, solo sabato scorso. Tra loro c’è anche San Precario, l’icona che difende i precari, è che esiste solo su Internet: nessuno sa chi si nasconda dietro al suo account Facebook. Dalla sua rete di contatti è partito il primo appello alla manifestazione. “Il potere della Rete, visto in chiave politica, ha scarsi effetti sulla realtà se rimane confinato negli spazi del web” dice in un’intervista pubblicata su Internet. “L’esperienza dei Pirati in Svezia o di Grillo in Italia e in parte di Obama ci insegna questo: la Rete diventa ‘organizzazione’ soltanto se riesce a radicarsi nella realtà e nelle coscienze”. Un tentativo che si rinforza ora dopo ora. Da poche decine di iscritti – il 9 ottobre – il gruppo cresce giorno per giorno, fino ad arrivare in queste ore ai 250.000. Nascono gruppi locali in tutta Italia e una decina di comitati all’estero (tra questi Amsterdam, Bruxelles, Buenos Aires, Sacramento). Viene creato un sito Internet noberlusconiday.org , che diventa il collettore per chi vuole informazioni per partecipare, viene chiesta l’autorizzazione alla questura di Roma per il corteo. “I gruppi locali stanno organizzando i pullman. Da Torino abbiamo già 400 adesioni ed è stato prenotato un treno” ci dice ancora Emanuele. Tutto viene deciso in Rete: il portavoce, il percorso, il giorno, e persino il colore: “Il viola è il colore di riferimento. Primo perché è il colore dell'autoaffermazione, poi perché non è utilizzato da nessuna forma politica e quindi evita di essere identificati come comunisti o altri. Comunque per noi ognuno può venire con le sue bandiere, sono ben venute anche quelle di Alleanza nazionale e di chiunque voglia le dimissioni di Berlusconi”. Quando gli chiediamo “Chi siete?” Emanuele risponde d’istinto. “Siamo persone di trent’anni: il futuro di questo paese è nostro. Se non noi, chi altro deve scendere in piazza?”.
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