del 18 novembre 2009
di Lirio Abbate
(Giornalista)
I magistrati della procura antimafia di Caltanissetta e Palermo hanno notificato al prefetto Gianni De Gennaro un ordine di esibizione di atti riservati sulle stragi Falcone e Borsellino. Vogliono acquisire i documenti contenuti negli archivi dei servizi segreti
I magistrati della procura antimafia di Caltanissetta e Palermo hanno notificato stamani al prefetto Gianni De Gennaro, direttore del dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), un ordine di esibizione di atti riservati che riguardano le stragi Falcone e Borsellino. I pm vogliono acquisire documenti che sono contenuti negli archivi dei servizi segreti.
I capi degli uffici di Caltanissetta e Palermo, Sergio Lari e Francesco Messineo, dopo aver consegnato il provvedimento che è diretto alla presidenza del Consiglio da cui dipendono i servizi di intelligence, hanno dato corso all'acquisizione degli atti che viene curata dai pm dei due uffici giudiziari siciliani.
La decisione è stata adottata dagli inquirenti nell'ambito delle indagini avviate sui mandanti esterni a Cosa nostra per le stragi di Capaci e via d'Amelio e su alcuni informatori dei servizi che potrebbero essere stati coinvolti in omicidi su cui indaga la procura di Palermo. Un ruolo dei 'servizi' è stato ipotizzato per il fallito attentato dell'Addaura a Giovanni Falcone, quando nel 1989 una carica di epslosivo minacciò di far saltare l'abitazione estiva del giudice, che per primo attribuì l'avvertimento a "'menti raffinatissime".
A quell'attentato potrebbe essere legate la misteriosa scomparsa a Palermo di Emanuele Piazza, il giovane collaboratore del Sisde ucciso e poi sciolto nell'acido, e l'uccisione dell'agente Nino Agostino, assassinato misteriosamente nell' estate dell'89 insieme alla moglie. Sull'omicidio Agostino, il pentito Giovan Battista Ferrante ha negato ogni coinvolgimento di Cosa nostra. "Se lo 'asciugarono' loro", ha detto parlando dell'agente palermitano.
I pm nisseni indagano inoltre anche su un altro agente dei servizi che ha la faccia da 'mostro' e che sarebbe stato utilizzato per commettere omicidi in Sicilia.
I capi degli uffici di Caltanissetta e Palermo, Sergio Lari e Francesco Messineo, dopo aver consegnato il provvedimento che è diretto alla presidenza del Consiglio da cui dipendono i servizi di intelligence, hanno dato corso all'acquisizione degli atti che viene curata dai pm dei due uffici giudiziari siciliani.
La decisione è stata adottata dagli inquirenti nell'ambito delle indagini avviate sui mandanti esterni a Cosa nostra per le stragi di Capaci e via d'Amelio e su alcuni informatori dei servizi che potrebbero essere stati coinvolti in omicidi su cui indaga la procura di Palermo. Un ruolo dei 'servizi' è stato ipotizzato per il fallito attentato dell'Addaura a Giovanni Falcone, quando nel 1989 una carica di epslosivo minacciò di far saltare l'abitazione estiva del giudice, che per primo attribuì l'avvertimento a "'menti raffinatissime".
A quell'attentato potrebbe essere legate la misteriosa scomparsa a Palermo di Emanuele Piazza, il giovane collaboratore del Sisde ucciso e poi sciolto nell'acido, e l'uccisione dell'agente Nino Agostino, assassinato misteriosamente nell' estate dell'89 insieme alla moglie. Sull'omicidio Agostino, il pentito Giovan Battista Ferrante ha negato ogni coinvolgimento di Cosa nostra. "Se lo 'asciugarono' loro", ha detto parlando dell'agente palermitano.
I pm nisseni indagano inoltre anche su un altro agente dei servizi che ha la faccia da 'mostro' e che sarebbe stato utilizzato per commettere omicidi in Sicilia.
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