del 19 dicembre 2009
di Aaron Pettinari
(Giornalista)
Palermo. Il procedimento “Addiopizzo” è stato stralciato in diverse parti. In uno di questo, tre commercianti hanno preso coraggio e di fornte ai boss di San Lorenzo, Salvatore e Sandro Lo Piccolo, hanno raccontato riguardo alle estorsioni subite.
Settimio Basile, titolare di “Basilio automobili” di via Tommaso Natale ha raccontato: “Nel 2005 si presentò un uomo dicendo che dovevo mettermi in regola e che lui era solo un tramite in quanto era stato mandato per chiedermi i soldi”. E poi ancora: ''L'emissario del racket aveva modi gentili. Quando si presentò, in prossimità delle feste di Natale, portò una cassetta di arance e un mazzo di fiori, dicendo che era per la mia signora”.
L'esattore in questione era Antonino Liga, anch'egli imputato al processo. Dal carcere “Opera” di Milano, in videoconferenza i Lo Piccolo hanno ascoltato tutto con grande attenzione così come i giudici della terza sezione del tribunale, guidati da Dino Loforti.
Per la «messa in regola» bisognava pagare 3.000 euro all´anno. I boss di Tommaso Natale usavano rateizzare la loro tassa: una a Pasqua, un´altra a Natale e il commerciante pagava senza fiatare. Da par loro i Lo Piccolo scrivevano nel ''libro mastro'', poi rinvenuto al momento dell'arresto. «3.000 euro Basile macchine. Pasqua e Natale 2005». Poi ancora: «1.500 euro Basile macchine Pasqua 2006. E ancora: «3.000 euro Basile macchine Pasq+Nat. 2006». E' stato con la pubblicazione dei pizzini che Settimio Basile si è convinto a parlare. A giudizio c´è pure lo storico boss dell´Acquasanta Gaetano Fidanzati, arrestato nei giorni scorsi a Milano: nell'aula delle terza sezione non è però imputato di estorsione, ma di associazione mafiosa.
Gli altri due testimoni che dovevano essere ascoltati nella giornata di ieri erano i titolari della sala trattenimenti "Alba" di via Saline, Marcello Bongiovì e Giuseppe Fanale. I due però non hanno reso testimonianza in aula dato che gli avvocati dei Lo Piccolo, con una decisione sorprendente, hanno dato il consenso all'acquisizione dei verbali resi dai commercianti durante le indagini.
Lo scorso 4 dicembre, sempre grazie alle testimonianze dei commercianti, al processo scaturito dall'operazione “Addiopizzo 4” erano state assegnate pene per 130 anni complessivi di carcere, sempre contro il clan dei Lo Piccolo. E a sei mesi sono stati condannati anche tre commercianti che avevano continuato a negare di aver pagato il pizzo pur di fronte all'evidenza dei fatti. Sei mesi per Rosalia Messina e Leonardo Ragusa, rispettivamente titolare e gestore del panificio Pandoro. Sei mesi per Vincenzo Schillaci, titolare del "Baretto" di piazza Valdesi. La sentenza ha anche condannato i tre commercianti a risarcire il comitato Addiopizzo, Libero Futuro e la Federazione antiracket, che si erano costituiti parte civile. Da tutti tale condanna è vista come un importantissimo segnale. “Questa sentenza - hanno scritto i rappresentanti delle tre associazioni il giorno dopo la sentenza emessa dal gup Mario Conte - scandisce la tappa di un processo sociale duro, difficile, ma molto promettente”. Un fatto importante che fa capire a tutti i commercianti che pagare non è l'unica via,e già ieri si è vista in aula una nuova voglia di riscatto.
Nessun commento:
Posta un commento