del 20 dicembre 2009
di Giampiero Calapà
(Giornalista)
Avventurarsi alla ricerca del “terreno più facile per fare delle intese” potrebbe essere letale, “perché così si rischia di spaccare i presupposti e i convincimenti che hanno dato vita al Pd”. Parola di Dario Franceschini: “Inciuci che hanno fatto bene non ne ho mai visti”, spiega, definendo il risultato dell’articolo 7 della Costituzione (citato da D’Alema come esempio positivo da cui prender spunto) come accordo in un momento storico alto tra forze contrapposte capaci “di riuscire a trovare una convergenza senza pasticci”. Un no a D’Alema, quello di Franceschini, anche se l’ex ministro degli Esteri non viene mai nominato nell’intervento. Ma non c’ è convergenza rispetto alle riforme condivise corredate da accordicchi salva-premier definiti da da D’Alema “il male minore”, per Walter Veltroni impossibili con un uomo, Silvio Berlusconi, capace di “eliminare i valori del Paese e creare un deserto nel quale ha seminato i suoi di valori, che hanno reso coriandoli la solidarietà civile dell’Italia”.
Insomma, l’elogio dell’inciucio, l’ultima “cosa” di Massimo D’Alema non convince la minoranza anti-bersaniana del Pd, riunita in una due-giorni a Cortona per organizzare una corrente denominata “Area democratica”. Continua e si rigenera l’eterna lotta tra i fratelli-coltelli D’Alema e Veltroni, più che ombre ingombranti per il segretario Pier Luigi Bersani e per il suo predecessore Dario Franceschini. E le antiche ruggini, continuando a sommarsi a nuovi cortocircuiti, non favoriscono l’unità del partito, tanto che ieri su Facebook, tra i simpatizzanti di “Area democratica” si leggevano commenti di questo tipo: “Agghiaccianti le parole di D’Alema sull’inciucio. Come facciamo a stare nello stesso partito?” Anche se Franceschini ci ha tenuto a sottolineare che “Area Democratica è al servizio del partito”, la contrapposizione è estesa a tutto campo, anche alle possibili alleanze future, tanto che Franceschini giudica “davvero miope l’idea di aprire un laboratorio politico per aiutare a far nascere qualcosa che faccia vincere il Pd con l’Udc, pensando ad un nuovo partito di centro a cui appaltare la ricerca del consenso moderato. Anche perché magari subito dopo l’Udc si ricolloca con Berlusconi lasciandoci all’opposizione per altri 40 anni”. Altra cosa, dice, “è pensare a possibili alleanze dall’Udc alla sinistra radicale”.
Ma in realtà, il sogno veltroniano dell’auto-sufficienza di un grande partito riformista, non è ancora abbandonato se per Franceschini “è necessario andare avanti con un partito aperto e plurale, difendere nello stesso tempo il principio delle primarie, perché tutti si devono sentire a casa e nessuno qui deve essere considerato un ospite: non siamo la continuazione di una vecchia storia vorrei ricordare, ma l’apertura di una storia nuova”.
Eppure, commenta Antonio Gai, militante del partito a Firenze, “Bersani sta interpretando il ruolo di segretario come lo si poteva fare nella sezione di Zocca (paesino sull’Appenino tosco-emiliano celebre per aver dato i natali a Vasco Rossi, ndr) negli anni ‘50”. “Purtroppo se ne vedono di tutti i colori – scuote la testa Veltroni – e mi sorprende che un dirigente del nostro partito dica che Berlusconi deve assolutamente arrivare alla fine della legislatura”. Il riferimento è alle parole di Nicola Latorre a Omnibus su La7, lo stesso dalemiano in passato già “beccato” a passare pizzini con suggerimenti anti-dipietristi a Italo Bocchino (Pdl) nella stessa trasmissione tv. La risposta di Latorre non si è fatta attendere: “Ad Omnibus ho solo spiegato che ero nettamente contrario a ogni legge ad personam e ho detto che le vicende giudiziarie sono una cosa, il dovere di governare un altro, perché i governi cadono solo quando viene meno una maggioranza parlamentare. Non mi aspetto le scuse perché anche io sono abituato a vederne di tutti i colori”.
Solo a sera arriva la risposta del segretario democratico, Pier Luigi Bersani al “fronte di Cortona”, in un’intervista al Tg1: “Noi abbiamo una linea, che terremo ferma: siamo contro qualsiasi legge fatta per una persona e ci opporremo, quindi, alle leggi ad personam. Siamo invece a favore di una discussione, di un confronto in Parlamento su riforme che riguardino tutti”. E sul tema delle alleanze: "Non tengo assieme tutti ma voglio dare al Pd un profilo che alluda all’esigenza di costruire l’alternativa. Ognuno nell’opposizione deve prendersi la responsabilità di accorciare le distanze nell’opposizione”.
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