del 17 gennaio 2010
di Luca Telese
(Giornalista)
Prima di tutto bisogna dire che è una delle più grandi attrici della politica italiana. Il che non è necessariamente un crimine, sul palcoscenico della Seconda Repubblica, sempre più affollato di comparse e commedianti. Perché Daniela Santanchè è davvero una che si cala nella parte con un piglio da actor studio, con una professionalità che a volte quasi stupisce, pensate a Robert De Niro che ingrassa 30 chili per Toro scatenato e poi immaginatevi lei che passa dalla campagna elettorale sexy-pop “Entrerò nelle stalle con i tacchi a spillo” (politiche 2006, un cult) al ruolo seriosissimo di primo relatore donna in commissione Bilancio (Finanziaria 2007, uno choc).
Daniela – Dany – per gli amici ha anche altre due doti e un difettaccio: il cervello fino e la simpatia (regina di relazioni pubbliche e private), pari soltanto alla sua spregiudicatezza nel cambiare parte in commedia. Per dire: nel 2008 è stata la più violenta avversaria di Silvio Berlusconi in campagna elettorale, nel ruolo di frontman de La Destra di Francesco Storace. Oggi è una delle più coriacee sostenitrici del Cavaliere, con interventi ai confini della dirty politic, del tipo: “Veronica Lario ha al fianco un compagno. E’ il suo bodyguard”. Lo rivelò a Libero, nel pieno del Noemi-gate gettando un salvagente a Berlusconi. Come andò a finire è noto: Vittorio Feltri, direttore di quel giornale viene promosso a direttore de Il Giornale. E la società concessionaria di Dany – la Visibilia – si accaparra la ghiotta torta della pubblicità, strappandola (nientemeno) alla Mondadori: una coppia d’assalto. Con il vantaggio che lei ha in mano anche i cordoni del quotidiano concorrente, Libero. Fantastica, per farsi un’idea di lei, l’imitazione della Santa-guerriglieraapprontatadaPaolaCortellesi. La finta Santanchè arrivava fasciata da un completo nero vagamente sadomaso, stivali da cavallerizza, nitriti, lampi e tuoni all’ingresso in studio: “Io credo in Dior, in Celine, in Louis Vuitton…”. E poi i tormentoni indimenticabili: “Credo del mio credo, mangio del mio mangio, vivo del mio vivo… Rappresento l’Italia del fare!”. Santa-de-chè, l’ha ribattezzata invece Dagospia.
Daniela Garnero ha iniziato a recitare da ragazza. A 21 anni, quando – arrivando dalle nebbie di Cuneo – approdava al suo primo palcoscenico, nel ruolo di moglie del chirurgo plastico, Paolo Santanchè, sposato nel 1983. Lei, in tempi recenti, ha descritto quel primo passo così: “Decisi che mio marito, giovane e sconosciuto, sarebbe diventato famoso in tutta Italia. Le feste e gli eccessi servivano ad attirare l’attenzione su di me, testimonial perfetto di un uomo di successo”. Una ricostruzione che metteva in ombra alcuni dei contributi decisivi del marito alla coppia (fra cui i soldi e il cognome, che – poverino – non gli è più tornato indietro). Ma importava poco. La Daniela che si era sostituita alla ragazza di provincia (figlia di due imprenditori dei trasporti, gavetta durissima prima di una laurea in Scienze politiche), vestiva i panni della dama mondana e glamour che era stata “rifatta” dal marito, diventando il suo testimonial incarnato. Foto d’epoca scioccanti su Novella 2000: lei con una massa di capelli cotonati che nemmeno Jimi Hendrix, abiti datati. Ma Daniela era sulla bocca di tutti: “Le ha rifatto il naso”, “No, il seno”, “No, entrambe le cose”. Lei lasciava dire (allora) così come corregge (oggi): “Il seno è mio. Paolo mi ha ridisegnato solo il naso, togliendo una piccola gobba”. Ma era sempre lei, però, che raccontava: “Ero diventata un brand. Lo capii una mattina, al mare, quando mi si avvicinò un bimbetto e mi disse: ‘Scusi, lei è la Santanchè, la posso toccare? La mia mamma e le sue amiche dicono che lei è tutta di plastica’”. Per nulla offesa Daniela si stampa una T-shirt con scritto sopra: “100% plastica” e racconta l’aneddoto. Forse il bambino non è mai esistito, forse sì, ma intanto lei era di nuovo in prima pagina, e questa storia un ennesimo elemento di marketing. Una volta, a Vanity Fair disse: “La Garnero ha usato la Santanchè per far parlare di sé, per attirare l’attenzione.Laragazzaconlatestasullespalleha usato consapevolmente quella con le tette sopra le righe”. Ed era già difficile capire chi stesse usando chi, nel momento in cui lo riferiva. Tra il 2001 e il 2006, quando arriva alla politica e a Montecitorio, per i cronisti la Santanchè è già divorziata, ed è ufficialmente un’amica di La Russa e Gasparri. Ma lei, appena alla Camera di nuovo si ridisegna il profilo. E’ la proprietaria del Billionaire e quindi la regina degli eventi mondani, l’unica donna di An (insieme con la Mussolini) che non venga da via della Scrofa e dal tempo dei Cuori neri. E’ quanto le serve. Il resto ce lo mette lei, piazzandosi in commissione Bilancio. Tutti ridono della signora dei salotti che si cimenta con la Finanziaria. Lei invece studia, si fa aiutare, non sfigura. Sa tessere relazioni. E così si costruisce una micro-corrente trasversale che cresce nel mondo della politica ma si alimenta in quello del gossip. Il legame antico e piemontese con Flavio Briatore, le nuove amicizie milanesi: la musulmana Suad Sbai (che le apre un mondo) una erede del gruppo Camuzzi e un’altra amica inossidabile Paola Ferrari, moglie di Marco De Benedetti compagna di giri in barca in Sardegna. Alle inaugurazioni del Billionaire si ritrova a cena con Naomi Campbell. Su Vanity si fa fotografare con un cappello da cowboy e una camicia con scollatura osè. Incassa anche un colpo, quando viene lasciata dal compagno Canio Mazzero che si mette con Rita Rusic (lei resta sola con il figlio Lorenzo). In An diventa responsabile femminile ma è chiusa dai colonnelli. Quando Fini la degrada, medita di uscire. Lo fa non appena Storace le offre una nuova parte. La candidata anti-Berlusconi. Un ruolo da protagonista, e lei si sente all’altezza: “Siamo incazzati neri, e con la bava alla bocca”, grida. Oppure. “L’inciucio Pd-Pdl è la scelta deprimente fra due supermercati che vendono lo stesso prodotto”. E poi, sul leader azzurro: “Considera le donne orizzontali!”. E quindi, sfidandolo persino sul piano dell’immaginario erotico: “Tanto non gliela la do!”. Ad Annozero scarica persino il suo locale. “Sono meglio i ragazzi di Casa Pound che hanno distrutto la casa del Grande Fratello che i clienti del Billionaire”. Prende il 2,5 per cento e proclama: “Non è una sconfitta! In tre mesi abbiamo raccolto un milione di voti di persone che credono”. Ma che copione ha una come lei nella riserva senza quorum della Destra extraparlamentare? C’è il ruolo di combattente anti-islam, supportato con due libri e un paio di corpo a corpo davanti alle moschee più calde: minacce, servizi sulla Cnn, scorta. Ma serve una copertura. Daniela sente il richiamo della foresta del Cavaliere che sa usare i talenti drammaturgici. Questa volta il copione se lo scrive da sola, ed è la parte che nessun altro può recitare: “Barbara Berlusconi dovrebbe avere più rispetto per suo padre! Cerca visibilità!”. Adesso il premier ricambia tutti i favori proponendole una parte da sottosegretario, e i nemici che si è fatta nel Pdl insorgono. Però l’incubo di Daniela, è uno solo: che il riflettore si spenga, il sipario si chiuda. E che lei resti senza parte.
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