del 15 gennaio 2010
di Rosaria Amato
(Giornalista)
ROMA - Il decreto legislativo sulla Tv non preoccupa solo l'opposizione, ma anche Google e i principali provider italiani. "Siamo un po' preoccupati", conferma in un'intervista all'agenzia Bloomberg il responsabile per le relazioni istituzionali di Google in Italia, Marco Pancini, "Il decreto dà ai provider su Internet le stesse responsabità delle emittenti televisive, solo che queste si occupano direttamente dei contenuti, mentre YouTube si limita a mettere a disposizione le proprie piattaforme agli utenti".
La legge darebbe di fatto ragione a Mediaset, ricorda Bloomberg, che ha recentemente fatto causa a Google, accusando YouTube di violazione del diritto d'autore, chiedendo un risarcimento di 500 milioni di euro. Il nuovo decreto darebbe infatti all'Autorità Garante delle Comunicazioni il potere di ordinare ai provider italiani, tra i quali Tiscali, Fastweb, Telecom Italia, Vodafone, di rimuovere i contenuti che violano il diritto d'autore, pena una multa che può arrivare fino a 150.000 euro. "E' come ritenere l'azienda che si occupa della manutenzione delle autostrade responsabile per quello che fanno coloro che guidano le automobili. Non ha senso", osserva Dario Denni, segretario generale dell'Associazione italiana degli Internet Provider.
Reazioni comunque più caute, per il momento, di quelle politiche. Ieri i partiti d'opposizione, Pd, Udc e Idv, e Giuseppe Giulietti del Gruppo Misto, hanno tenuto una conferenza stampa per chiedere con forza una modifica del decreto, che non solo renderà la vita difficile se non impossibile a chi trasmette immagini su Internet, ha sottolineato il responsabile Comunicazioni del Pd Paolo Gentiloni, ma di fatto penalizzerà il cinema indipendente e modificherà profondamente il sistema di trasmissione di spot pubblicitari, a detrimento delle Tv satellitari e a vantaggio delle emittenti televisive private. E tutto senza coinvolgere il Parlamento, dal momento che il decreto entrerà in vigore senza alcun tipo di dibattito, è previsto solo il parere non vincolante delle competenti commissioni di Camera e Senato.
Accuse tutte respinte dal viceministro con delega alle Comunicazioni Paolo Romani, che assicura che il provvedimento rispetta la lettera e lo spirito della direttiva europea e della legge delega che la recepisce.
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