del 6 gennaio 2010
di Marco Lillo
(Giornalista)
Il servizio segreto militare italiano diretto da Nicolò Pollari dal 2001 al 2006, ha sperperato uomini e mezzi pubblici per spiare magistrati e giornalisti considerati nemici del premier. È questa la tesi del pm di Perugia Sergio Sottani che ha chiesto il rinvio a giudizio per Pollari e per il suo fidato funzionario Pio Pompa che dirigeva l’ufficio di via Nazionale a Roma, dove furono sequestrati i dossier incriminati. Le carte sono state finalmente depositate e si scopre che tra i personaggi schedati ci sono anche due colleghi de Il Fatto Quotidiano. Nel 2006 la Digos ha sequestrato in via Nazionale una nota che Pompa aveva dedicato nel 2003 alla presenza contemporanea a Roma su un palco di tre persone libere e incensurate, e probabilmente per questo pericolosissime per l’allora pluriindagato presidente del consiglio: Marco Travaglio, Peter Gomez e Armando Spataro, procuratore aggiunto di Milano. Pompa descriveva preoccupato nel suo report l’imminente presentazione del libro Lo chiamavano impunità che si sarebbe svolta il 23 luglio del 2003 in piazza Santa Maria in Trastevere alla presenza dei tre noti sovversivi. Ancora peggio è andata al settimanale La voce della Campania, oggetto di un dossier con tanto di grafico, sul modello di quelli che la Dia usa per descrivere i collegamenti tra un latitante e i suoi favoreggiatori. Nello schema tentacolare attorno alla Voce della Campania c’erano una dozzina di fiancheggiatori monitorati perché (nella mente di Pompa) rappresentavano una minaccia per lo Stato: dall’associazione “Società civile”, fondata dal pacioso Nando Dalla Chiesa al settimanale Il diario. Il pm Sottani ha chiesto di processare Pollari e Pompa per l’uso distorto dei soldi pubblici nonostante Berlusconi avesse opposto il segreto di stato rifiutandosi di comunicare alla Procura chi avesse dato ordine a Pompa di affittare un ufficio di 20 stanze per raccogliere dossier su magistrati e giornalisti. Il pm Sottani ritiene che per sostenere l’accusa bastino le carte raccolte in via Nazionale (e non coperte da segreto). Oltre al peculato, Sottani contesta anche la violazione della corrispondenza di un’associazione di magistrati e il possesso ingiustificato di documenti di spionaggio da parte di Pompa. Il pm ha presentato invece richiesta di archiviazione per accesso abusivo a sistemi informatici, per raccolta illecita di dati in violazione della privacy, calunnia e diffamazione. L’avvocato Stefano Aterno, che difende Mario Vaudano, uno dei magistrati spiati, presenterà però opposizione.
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