del 14 gennaio 2010
Roma. Antonio Ingroia, procuratore aggiunto di Palermo, intervenuto stamane al Caffè di Rainews24 ha dchiarato che Massimo Ciancimino, figlio di Vito, ha rilasciato alcune dichiarazioni che sono molto importanti e che dopo rigorose verifiche sono risultati processualmente utili.
Ingroia ha specificato che "Tecnicamente Ciancimino non è un collaboratore di giustizia, è un imputato di reato connesso. Le sue dichiarazioni sono state sottoposte a un vaglio rigorosissimo critico di verifica e noi riteniamo che siano utibilizzabili processualmente solo quelle dichiarazioni che avranno una conferma postiva e riscontrata. Noi non siamo depositari di verità, ma ricercatori di verità, lo facciamo con un approccio laico. Le dichiarazioni di Ciancimino sono risultate in alcuni punti passaggi molto importanti, in quanto provenienti di un testimone privilegiato in quanto vicino a un personaggio dalla caratura criminale di Vito Ciancimino, e le dichiarazioni si sono rivelate dotate di riscontri e processualmente utilizzabili. Emerge un dato importante e cioè che Vito Ciancimino non era una mela marcia in un paniere di mele sane, ma era l' interfaccia di un sistema criminale che interloquiva con pezzi delle istituzioni e non solo della politica, ma anche di apparati dello stato".
Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco di Palermo, Vito, sara' interrogato oggi dai magistrati della Dda del capoluogo siciliano. Ciancimino dovra' fornire alcune precisazioni su temi d'indagine gia' affrontati negli scorsi interrogatori.
L'altro ieri la procura aveva depositato, agli atti del processo al generale dei carabinieri Mario Mori, 23 verbali con le dichiarazioni rese dal figlio dell'ex sindaco tra l'altro sulla trattativa tra mafia e stato, su presunti rapporti tra il senatore Marcello Dell'Utri e il boss Bernardo Provenzano e sul ruolo dei servizi segreti nei principali misteri italiani come il sequestro Moro e la strage di Ustica.
Più in generale Ingroia ha spiegato che la mafia ha nel suo Dna il suo non essere solo organizzazione criminale ma essere un potere criminale sul territorio. In quanto potere extra legale sul territorio cerca l'interlocuzione con altri poteri, compresi quelli legali. Nella storia della mafia è tutta una storia di rapporti con le istituzioni, pezzi dello stato, apparati dello stato e così via e credo che il momento di debolezza dello stato nei confronti della mafia non sia mai stato di tipo militare, ma una debolezza dovuta a una insufficiente intransigenza nei confronti del potere mafioso. Il confronto con la mafia non sempre è stato di conflitto ma spesso di trattativa sottobanco. Questa è la soria della mafia.Quando si riuscirà a rompere la disponibilità a cercare accordi sottobanco con la mafia, la mafia resterà una banda di criminali che potrà essere sconfitta solo sul piano repressivo. La mafia è ancora un potere finanziario in grado di interloquire.
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