Dal Quotidiano Europa
del 8 gennaio 2010
di Gianni Del Vecchio
(Giornalista)
La candidatura di Renata Polverini alla regione Lazio per il centrodestra è stata salutata con favore anche dall’altro lato della barricata. Non a caso la stessa Unità ieri ha parlato di «gran bella partita» con la Bonino, sottolineando come la leader dell’Ugl «piaccia molto anche a sinistra». Del resto, la storia della Polverini, come ci è stata raccontata finora, legittimerebbe gli entusiasmi. Alla sindacalista romana tutti riconoscono la capacità, nei tre anni e mezzo di leadership, di aver sdoganato il vecchio sindacato vicino all’Msi prima e An poi. Portandolo nell’olimpo della concertazione, a trattare a pari titolo con Cgil, Cisl, Uil e governo nelle vertenze più importanti.
Tanto che si è cominciato a parlare sempre più di “quadruplice”, a dimostrazione della grande ascesa del sindacato “nero”. Il problema, però, è che questa storia è più mediatica che reale. I numeri infatti non solo bocciano la Polverini ma dimostrano come la sua fortuna sia stata pompata dal palazzo e dai media.
Partiamo dall’ultimo rapporto Censis. Lì è riportato il numero degli iscritti ai sindacati nel 2007 e 2008. Ebbene, l’Ugl è l’unico che in controtendenza perde colpi: –4,2 per cento, passando dai 2 milioni e 145mila del 2007 ai 2 milioni e 54mila dell’anno successivo. Tuttavia non è questa flessione a smentire l’effetto Polverini. Bensì il fatto che i due milioni di cui si parla (che portano l’Ugl a giocarsi la terza piazza con la Uil) non trovano riscontri concreti nei numeri ufficiali. I dati sulle tessere infatti sono autodichiarati dalle singole sigle, che spesso li gonfiano ad arte. Tuttavia ci sono due indicatori, uno nel pubblico e uno nel privato, tramite cui ricavare i rapporti di forza fra i sindacati e il reale numero degli iscritti.
Partiamo dal pubblico impiego.In questo settore la rappresentatività sindacale è certificata ufficialmente dall’Aran perché possono partecipare alla contrattazione solo quelle organizzazioni che superano il 5 per cento dei voti. Ebbene, secondo gli ultimi numeri disponibili del 2007, l’Ugl è riuscita a superare questa soglia, tutto sommato molto bassa, solo in un caso: per quanto riguarda i lavoratori della presidenza del consiglio.
Per sanità, scuola, ministeri e tutto quello che è pubblico impiego il sindacato della Polverini è sotto. Quindi rappresenta quattro gatti. Tanto che l’anno scorso l’Ugl (assieme alla Cisal) ha intimato all’Aran di non pubblicare i dati sui voti effettivamente presi, a differenza di tutte le altre organizzazioni che invece hanno dato il loro consenso. Europa, consultando fonti sindacali, è riuscita comunque a ricavare la cifra. Ed effettivamente fa drizzare i capelli: circa lo 0,7 per cento, ovvero più o meno diecimila persone su un totale di due milioni di lavoratori sindacalizzati.
Per quanto riguarda il privato, un buon indicatore è il numero di trattenute sindacali che pensionati e disoccupati delegano all’Inps. Ebbene, anche in questo caso i numeri per l’Ugl sono impietosi. «Può contare su 67mila pensionati e duemila disoccupati, più o meno l’uno per cento del totale», ci dice Marco Paolo Nigi, segretario della Confsal, che nei fatti è il quarto sindacato più rappresentativo.
Altro che quadruplice, quindi. I numeri parlano di una Ugl quanto meno “sopravvalutata”. Con un leader che è riuscito a strappare una candidatura pesante grazie ad altre doti. Come un’intelligenza tattica nello stringere alleanze: prima con Epifani che la sdogana e poi, adesso, con Bonanni e Angeletti con cui fa da sponda a Sacconi.
Come la sua bravura mediatica in quel Ballarò che l’ha lanciata nel circuito politico. E come la capacità di mettersi sotto l’ombrello finiano, ritagliandosi il ruolo di donna di destra ma antiliberista e, cosa che conta di più, antiberlusconiana.
I numeri fasulli dell’Ugl per avere posti all’Inps
Lo rivela una sentenza del Tar. E la Confsal denuncia lo stesso per l’Inpdap
di Gianni Del Vecchio, da "Europa", 9 gennaio 2010
Gonfiare i dati sui propri iscritti per avere più posti nei comitati di vigilanza degli enti previdenziali. Anche grazie a questo meccanismo Renata Polverini è riuscita nel miracolo di far diventare in poco più di tre anni, almeno nel sentire comune dei palazzi romani, la sua Ugl il quarto sindacato italiano. Perché i posti negli organismi di Inps, Inpdap e compagnia bella, per i sindacati si traducono automaticamente in una specie di attestato di esistenza da esibire nei confronti di questo o quell’altro leader politico. O, per dirla in sindacalese, nel fatto di essere una organizzazione rappresentativa, cioè capace di avere un seguito reale nel paese.
Il sistema tramite il quale l’Ugl taroccherebbe le proprie tessere è illustrato nei minimi particolari in un ricorso al Tar presentato dalla Confsal lo scorso maggio. Gli avvocati del sindacato autonomo contestano il fatto che il ministero del lavoro abbia assegnato al sindacato della Polverini tre posti nei comitati di vigilanza dell’Inpdap contro solo uno della Confsal, nonostante quest’ultima abbia un seguito più ampio nel settore del pubblico impiego. Un “errore” che deriverebbe dal fatto che i tecnici di Sacconi si sono affidati esclusivamente alle cifre autodichiarate dagli uomini della Polverini.
Cifre, però, molto più alte se confrontate con quelle ufficiali dell’Aran, organismo che ha il compito di certificare la rappresentatività delle sigle presenti nella pubblica amministrazione. Qualche esempio per far capire la sproporzione fra i numeri: per quanto riguarda gli statali, l’Ugl ha comunicato al ministero 12.887 iscritti contro i 6mila che si ricavano dalle tabelle dell’Aran; per i dipendenti degli enti locali, la forbice è ancora più grossa, 54.309 contro 16.400; per il settore della sanità, infine, la differenza maggiore, 42.124 contro 3.600. Insomma, due realtà completamente diverse, per una divaricazione che addirittura potrebbe essere ancora più evidente. I dati dell’Aran infatti non riguardano solo l’Ugl ma anche la Cisal. E questo perché queste due organizzazioni sono le sole che non hanno dato l’autorizzazione alla pubblicazione dei propri iscritti. Gli avvocati della Confsal infatti hanno calcolato quelle cifre sottraendo dal totale degli iscritti quelle che tutti gli altri sindacati non hanno avuto problemi a dichiarare.
Numeri striminziti, quindi, nonostante riguardino due sindacati: non a caso, come già ieri rivelato da Europa, il sindacato della Polverini conterebbe nella pubblica amministrazione solo per lo 0,7 per cento.
C’è da dire che il ricorso non è stato ancora discusso dal tribunale amministrativo.
Quindi bisogna aspettare il pronunciamento dei magistrati per accertare la verità giudiziaria.
Tuttavia ad avvalorare la tesi per cui l’Ugl avrebbe un rapporto “conflittuale” con i dati sui propri iscritti è una sentenza del Tar del 2006. Anche in quel caso la questione era molto simile a quella attuale: la contestazione della nomina di un rappresentante della Polverini nel consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps. Ma quella volta l’Ugl si superò. Invitata a fornire i numeri che riguardano la propria rappresentatività, «non risponde alla richiesta di dati aggiornati», scrivevano i giudici amministrativi. E quindi, si legge nella sentenza di accoglimento del ricorso, l’impossibilità di valutarne la consistenza «avrebbe dovuto portare alla sospensione di ogni giudizio circa l’ascrivibilità dell’Ugl alle associazioni sindacali maggiormente rappresentative ».
Insomma, secondo la sentenza del Tar prima e il ricorso della Confsal poi, l’Ugl blufferebbe sulla propria forza per avere più posti nei consigli e nei comitati degli enti previdenziali.
Perché questo bluff? Non tanto per far intascare ai propri dirigenti il gettone di presenza previsto per le riunioni di questi organismi, ma per avere cittadinanza e rilevanza nel mondo sindacale. Sedere all’Inps o all’Inpdap, così come nel Cnel, permette ai sindacati di autodefinirsi rappresentativi. Un sistema approssimativo contro cui la Confsal lotta da anni, rivendicando una maggiore trasparenza (magari istituendo un ente terzo che certifichi la forza delle singole sigle) e invocando l’attuazione degli articoli 39 e 40 della Costituzione, di fatto mai applicati dal 1948 a questa parte.
I segreti indicibili della sindacalista
Editoriale di "Europa", 12 gennaio 2010
Vi ci porta una campionessa della società civile accolta con entusiasmo bipartisan. Appena qualcuno (Libero, non Europa che ha aperto il caso e non mollerà l’osso) ha rivolto a Renata Polverini una domanda che a Ballarò non le hanno mai fatto («È vero che il tesseramento dell’Ugl è gonfiato?»), lei ha risposto come mai s’era sentito fare né da un candidato nuovista né da un sindacalista: «Non intendo rispondere a queste domande nell’interesse dei lavoratori italiani, dovrei dire cose che non posso rivelare». Alla faccia della trasparenza, ci si nasconde perfino dietro l’interesse dei lavoratori per giustificare una pratica che immaginiamo quali frutti darebbe, se applicata alla Regione Lazio.
La risposta della Polverini ci ha preoccupato, anche perché arrivava nello stesso giorno di una amichevole intervista di Epifani all’Unità, piena di carinerie verso la collega scesa in politica. Vuoi vedere che «le cose indicibili» della Polverini riguardano un malcostume che coinvolge tutto il mondo sindacale, anche per questo solidale con la collega? Per fortuna non è così. Per esempio la puntata di oggi dell’inchiesta di Europa si basa proprio sulla denuncia di altre confederazioni – comprese Cisl e Uil – rispetto al tesseramento Ugl. L’abbiamo chiamata «soluzione dieci per cento»: dieci iscritti veri diventano cento negli elenchi del sindacato “modernizzato” dalla Polverini. E così si spalancano, a danno di altri più rappresentativi, le porte dei consigli d’amministrazione di Cnel, Inps, Inpdap...
Si potrebbe dire: cose del passato. Non è molto rassicurante neanche il presente, però.
Per esempio ha il nome di Claudio Fazzone, forzista recordman delle preferenze nel Lazio, ras di Latina e in particolare di Fondi, l’uomo che è riuscito a difendere anche contro il Viminale quel consiglio comunale infiltrato dalla camorra. Con la Polverini diventerebbe assessore alla sanità: il lupo a guardia delle pecore. È la società civile d’ultima generazione.
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