giovedì 14 gennaio 2010

“Stai zitto o farai la fine di Fortugno”

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 14 gennaio 2010

di Enrico Fierro
(Giornalista)


Nella Calabria repubblica della ‘Ndrangheta, i boss aprono la campagna elettorale. A modo loro. Una busta, un proiettile calibro nove e poche parole: “Stai zitto o farai la fine di Fortugno”. E’ il gentile avvertimento arrivato non a un “pericoloso” esponente della rara antimafia calabrese, non a un battagliero rappresentante della muta sinistra, ma a un dirigente del partito di Berlusconi. Luciano Francesco Marranghello, classe 1961, sindaco del microscopico comune di San Lorenzo in Vallo, Cosenza. Stai zitto, smettila di dire le cose che hai fatto mettere nero su bianco dal quotidiano CalabriaOra sulla presenza di troppi politici mafiosi nelle liste del Pdl. Smettila di dare fastidio alla irresistibile ascesa alla carica più alta della Regione di Peppe Scopelliti. Dopo quella intervista Marranghello ha ricevuto strane telefonate. Il cellulare e il fisso del comune trillavano, ma dall’altra parte solo silenzio. Una, due, tre telefonate. Tante, troppe per non allarmarsi. Fino ad arrivare a quella lettera e a quel riferimento alla fine di Fortugno. Francesco, politico della Margherita di Locri, vicepresidente del Consiglio regionale, ucciso il pomeriggio del 6 ottobre 2005 nel giorno delle primarie del Pd.

“Faccio politica per passione – ha riferito il sindaco ai carabinieri – e sono iscritto a Forza Italia, ora Pdl. Di recente sono stato nominato vicecoordinatore provinciale di Cosenza del mio partito. Nel mio incarico, sin dall’inizio, ho portato avanti una battaglia di legalità e trasparenza all’interno del partito. Ho denunciato pubblicamente, sia sulla stampa regionale, sia in riunioni di partito, la necessità che nell’interesse della Calabria il Pdl candidasse politici non legati in modo diretto o indiretto alle cosche”. Evidentemente troppo per il Pdl e per i suoi uomini in Calabria. Marranghello, infatti, ricorda ai carabinieri “l’ostracismo” politico al quale è stato sottoposto dopo le sue denunce “dai vertici del Pdl regionale”. Eppure, nota il dirigente del partito di Berlusconi, “ritenevo di aver detto una cosa ovvia, anche perché erano i giorni in cui il pentito Spatuzza accusava Silvio Berlusconi di essere un mafioso e io sostenevo che la migliore solidarietà che potessimo dare al presidente era quella di impegnarci nella scelta di candidati puliti e non in odore di ‘Ndrangheta”.

Da allora è successo di tutto in Calabria. Il vertice del Pdl, lo stesso Scopelliti, coordinatore regionale, e soprattutto i fratelli Pino e Antonio Gentile , padroni del partito in provincia di Cosenza, hanno fatto piazza pulita. Via il coordinatore della provincia di Cosenza, Sergio Bartoletti (“pare che abbia ricevuto delle minacce anche lui”, fa mettere a verbale Marranghello), telefonate e proiettili al suo vice. “Ritengo le minacce ricevute molto serie e da non sottovalutare. Perché gli interessi economici che si muovono nella politica regionale sono enormi e il riferimento contenuto nella lettera a Fortugno fa capire che non si scherza”. Chi la minacciava, ha sospetti in particolare su qualcuno? Gli chiedono i carabineri. Il dirigente del partito di Berlusconi non ha esitazioni: “Sono convinto che questa lettera nasca da un ambiente o da un’area politica del Pdl, o da ambienti economici strettamente connessi al Pdl a livello regionale. Sto seriamente valutando l’idea di abbandonare non solo la politica ma anche la Calabria”. Una denuncia chiara, allarmante, che nessuno raccoglie. C’è già un fascicolo aperto dai magistrati dell’Antimafia, ma dalla politica e dal Pdl arrivano risposte blande. Peppe Scopelliti, il candidato governatore e numero uno del Popolo della libertà, in un documento si è impegnato a tener fuori dalle liste del partito candidati “in odore”. Ma tace sulle liste che lo sosterranno. Quelle dei partiti alleati e quelle inventate per l’occasione, il veicolo privilegiato per portare in Consiglio regionale gli uomini dei boss. Ci sono ex consiglieri regionali già condannati per mafia in primo grado o rinviati a giudizio pronti alla campagna elettorale. I nomi sono quelli scritti in un articolo su Il Fatto Quotidiano e denunciati ad Annozero dalla deputata del Pdl Angela Napoli. Altri referenti della ‘Ndrangheta sono pronti al grande salto. Non più nelle liste del centrosinistra, come accadde già nel 2005, ma a destra, ora che anche in Calabria il vento soffia in direzione di Berlusconi e delle sue coalizioni pigliatutto.

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