lunedì 21 dicembre 2009

Duomo Connection

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 20 dicembre 2009

di Marco Travaglio
(Giornalista)


L’ultimo numero di Panorama è un bel ritrattino del mondo alla rovescia in cui viviamo, popolato di buoi che danno del cornuto all’asino. Per non parlare delle vespe. Il direttore è un certo Giorgio Mulè, molto noto in casa Previti e Dell’Utri, un po’ meno presso gli altri italiani. Dirige un settimanale che, negli anni, sotto le direzioni di Ferrara (condirettore Pigi Battista), Rossella e Belpietro, ha linciato non solo gli avversari politici del padrone (che almeno hanno la possibilità di difendersi), ma anche cittadini comuni come Stefania Ariosto e magistrati a cui il padrone levò la scorta, come Ilda Boccassini. Quest’ultima fu accusata nel 2001 da Lino Jannuzzi di aver incontrato a Lugano i colleghi Castresana, Del Ponte ed Paciotti per organizzare l’arresto di Berlusconi. I quattro dimostrarono che quel giorno si trovavano rispettivamente a Milano, a Madrid, in Tanzania e a Bruxelles. Ma Iannuzzi promise di “portare le prove”. Naturalmente non le portò, Panorama fu condannato, Iannuzzi si rifugiò in Parlamento con relativa impunità. Si attendono ancora le scuse del settimanale alle vittime della diffamazione: ma Mulè è troppo impegnato in nuovi linciaggi. Stavolta riesce a infilare, tra i “brigatisti dell’odio” e i “cattivi maestri”, Ciampi e “i magistrati che permettono a un assassino (Spatuzza, ndr) di appiccicare a Berlusconi l’etichetta di mafioso e di stragista”. Peccato che Falcone e Borsellino siano morti, altrimenti sarebbero iscritti anch’essi nelle Brigate dell’Odio, visto che istruirono il maxiprocesso alla mafia sulla base di tre pentiti – Buscetta, Calderone e Contorno – due dei quali erano dei noti assassini. Nel Panorama rovesciato pontifica anche Giuliano Ferrara, che dopo aver dato del “golpista” a un presidente della Repubblica in carica, Scalfaro, fa la verginella violata contro i “faziosi” (lui, equilibrato stilnovista) che si permettono di attaccare il padrone, “nemico di tutte le ideologie fallite del secolo scorso”. Compreso il comunismo, di cui naturalmente Ferrara faceva parte fino al 1983 nella versione più truculenta: lo stalinismo togliattiano. E c’è pure Littorio Feltri, nota dama della carità, che alza il ditino contro “chi per 16 anni hanno linciato Berlusconi”. Forse ce l’ha con quel direttore dell’Europeo che l’11 agosto ’90 tuonava: "Per 14 anni, diconsi 14 anni, la Fininvest ha scippato vari privilegi, complici i partiti: la Dc, il Pri, il Psdi, il Pli e il Pci con la loro stolida inerzia; e il Psi con il suo attivismo furfantesco, cui si deve tra l'altro la perla denominata 'decreto Berlusconi', cioè la scappatoia che consente all'intestatario di fare provvisoriamente i propri comodi in attesa che possa farseli definitivamente. Decreto elaborato in fretta e furia nel 1984 ad opera di Bettino Craxi in persona, decreto in sospetta posizione di fuorigioco costituzionale, decreto che perfino in una repubblica delle banane avrebbe suscitato scandalo e sarebbe stato cancellato dalla magistratura, in un soprassalto di dignità, e che invece in Italia è ancora spudoratamente in vigore senza che i suoi genitori siano morti suicidi per la vergogna". Poi aggiungeva, profetico: “Il dottor Silvio di Milano 2, l'amico antennuto del Garofano, pretende tre emittenti, pubblicità pressoché illimitata, la Mondadori, un quotidiano e alcuni periodici. Poca roba. Perché non dargli anche un paio di stazioni radiofoniche, il bollettino dei naviganti e la Gazzetta ufficiale, così almeno le leggi se le fa sul bancone della tipografia?". Chi era costui? Ma Feltri, naturalmente, in una delle sue numerose reincarnazioni. Voltando qualche pagina di Panorama, compare la firma di Giuseppe Cruciani, specializzato nel linciaggio di persone assenti nella rubrichetta “La zanzara” su Radio24,nonchè autore di un libro encomiastico in lode del Ponte sullo Stretto. Finalmente, dopo tanti sforzi di lingua, ha conquistato anche lui un posto al sole alla corte di Reo Silvio. Leccate, leccate, qualcosa resterà.

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