giovedì 24 dicembre 2009

“NOI, SCHEDATI PER IMBAVAGLIARE LA STAMPA”

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 24 dicembre 2009

di Elisabetta Reguitti
(Giornalista)


“Esprimere opinioni, raccontare i fatti e difendere la libertà d’informazione in Italia è considerato sovversivo e da contrastare in ogni modo”. C’era anche Paolo Serventi Longhi, segretario generale della Fnsi dal 1996 al 2007, nell’elenco dei giornalisti schedati e spiati. “L’aspetto più grave è che di quella vicenda non siano mai emerse ipotesi di reato che quel sistema sia stato considerato a tutti gli effetti del tutto legittimo. Temo che le cose siano addirittura destinate a peggiorare”. Allora la Fnsi, secondo Serventi Longhi, era impegnata a sostenere battaglie tra cui quella della riforma tv. La discussione sulla legge Gasparri solo un esempio. “I giornalisti liberi hanno sempre dato fastidio. E non mi stupirei che anche oggi ci fossero elementi poco chiari o peggio di intimidazioni ad personam per i professionisti impegnati nel difendere la libertà d’informazione uno dei cardini della Costituzione”. Il pericolo maggiore per Serventi Longhi è rappresentato anche dalla poca sensibilità dell’opinione pubblica: “Bisogna vigilare su tutti i fronti perché non passi che il lavoro fatto dagli appartenenti ad alcuni servizi deviati oltre che politicizzati sia utile e indispensabile alle finalità istituzionali come avete ben scritto ieri sul vostro giornale”. Dal canto suo Beppe Giulietti giornalista e portavoce dell’associazione Articolo21 ricorda come la vicenda dell’archivio riservato del Sismi sequestrato dalla Digos venga considerata “del tutto normale. Come del resto essere minacciati in sedi istituzionali dagli stessi rappresentanti politici del cosiddetto Partito dell’Amore che si avvale di personaggi che operano nell’ombra”.

Anche Giulietti, tra gli spiati, si dice comunque tranquillo: “Chi ha qualcosa da temere sono coloro che hanno diversi livelli di comunicazione più o meno legittimi”. Ma non è tutto: per un paese che ha vissuto e vive ancora dei segreti di Stato come Piazza Fontana, la strage di Piazza della Loggia a Brescia e molti altri infatti sarebbe necessario scardinare ogni attitudine a secretare. “L'Italia ha bisogno di liberarsi da ogni metastasi che inficia la trasparenza. Costi quel che costi”. Eric Jozsef – corrispondente di Libération – in qualità di “spiato” dal sistema Pollari & Pompa si chiede: “Mi piacerebbe sapere chi aveva incaricato Pio Pompa di operare secondo quelle modalità. Perchè Pompa ha lavorato su quelle informazioni ‘aperte’”. Ma , avverte, “non è solo una situazione italiana. È bene regolarsi”.

Dal canto sul Lorenzo Del Boca - presidente del consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti - sintetizza la questione affermando come in linea di principio “qualsiasi procedimento non promosso dall' autorità giudiziaria è illegale e quindi non può essere sottoposto ad alcun segreto di stato”. Si tratta dunque di una questione di etica e di principio per il presidente Del Boca che sulla specifica vicenda “Pollari e Pompa” parla della possibilità che sia più complicata di quello che appare . In ogni caso, però, sulla presenza in quegli elenchi di alcuni nominativi di giornalisti il presidente nazionale Del Boca non ha dubbi: “La difesa della libertà di stampa viene prima di tutto”.

Roberto Natale, attuale presidente della Fnsi invece afferma che “le schedature son pratiche incompatibili con una democrazia e non c'è alcun motivo dicibile e confessabile perchè venga apposto il segreto di stato”.

Nessun commento:

Posta un commento