giovedì 24 dicembre 2009

“SARÀ UN CASO MA DEL PDL NON CE N’È UNO”

Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 24 dicembre 2009

di Elisabetta Reguitti
(Giornalista)


“Non condivido ma posso capire, come d'altro canto è accaduto, che il segreto di Stato venga apposto quando si tratta di questioni come ad esempio, il caso Abu Omar. Francamente, però, considero inquietante che la stessa modalità venga usata sul caso Pollari e Pompa. L'unica cosa che si capisce è che si faceva spionaggio su persone della sinistra. Raccogliendo evidentemente schifezze che poi venivano usate”. A parlare è Cesare Salvi che al tempo del sequestro

dell' archivio (5 luglio 2006) ricopriva la carica di presidente della commissione Giustizia del Senato. Anche Cesare Salvi è indicato nella lista degli schedati. “Ricordo di aver letto la notizia da un'agenzia. Chiamai il mio avvocato e mi rivolsi immediatamente alla procura della Repubblica di Roma. Da allora sto ancora aspettando di sapere qualcosa”. Salvi definisce scandaloso e incomprensibile che si parli di segreto di Stato per quella vicenda e rincara affermando che in Italia esiste una tendenza alla generalizzazione, una sorta di abuso, del segreto di Stato.

“Su questioni caratterizzate da forti ombre di legalità, poi, il pericolo è di alimentare una forma di istituzionalizzazione delle attività non legali”. Un pericolo che l'Italia non può permettersi di correre.

Leoluca Orlando (Idv), fra gli esponenti politici spiati, si compiace di essere stato inserito in una lista di colleghi, magistrati e giornalisti rispettabilissimi che svolgono il loro dovere in modo corretto. “Ero e sono indignato, piuttosto, per l'applicazione del segreto di Stato a quella storia. Con l'evidente conseguenza – rincara -, che le informazioni sono state poi strumentalizzate sul piano meramente politico”. Orlando propone che in casi simili la modalità sia, al contrario, quella della totale trasparenza e della pubblicazione integrale dei fatti e dei documenti. Ma non solo. Orlando rimarca anche l'esigenza di stabilire in modo inequivocabile chi e a cosa debba essere applicato il segreto di Stato. E che soprattutto si provveda poi al controllo in modo che non vengano permessi abusi utili ad una o ad un'altra parte politica.

Luciano Violante del Partito Democratico, al contrario di altri colleghi esponenti politici, preferisce non rilasciare alcun commento su una vicenda che “mi vede coinvolto in prima persona”.

Massimo Brutti all' epoca vice capogruppo dei Ds Senato e componente del comitato parlamentare dei sevizi, invece, ricorda come le carte e i dossier di Pollari & Pompa – visionate prima in sede di comitato e pubblicate poi sui giornali - “fossero del tutto false”. Materiale tra l'altro conservato per almeno cinque anni e reso pubblico in modo evidentemente strumentale. “Nel caso di una conferma della scelta dell'applicazione del segreto di Stato a quella vicenda personalmente la considererei priva di qualsiasi fondamento”.

Elio Veltri si definisce “plurispiato”: come deputato e “consideraro a tutti gli effetti un nemico di Berlusconi” poi come co-fondatore dell' associazione “Opposizione civile” ma anche come direttore del giornale on-line “Democrazia e Legalità”. “Fino ad oggi, a Roma, l'unico imputazione di reato a Pompa e Pollari è stato quello di peculato. Per aver usato i telefoni e le scansie dello stato. Che si ipotizzi il reato di Stato e si metta a tacere tutto mi sembra una follia insopportabile. Già in Italia il segreto di Stato è stato usato per coprire porcherie come le stragi e i loro mandanti”.

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