del 11 novembre 2009
di Caterina Perniconi
(Giornalista)
Dieci domande ad Antonio Di Pietro e ai parlamentari nazionali ed europei dell’Idv. Sulla falsa riga dei dieci quesiti a Berlusconi, il direttore di MicroMega, Paolo Flores d’Arcais, è tornato all’attacco del partito di “Tonino”. Ma in ballo questa volta non c’è nessuno scandalo sexy, bensì la bufera politica che ha investito l’Idv e il suo leader, accusato di poca trasparenza nella gestione del partito. E sulla quale, secondo la rivista “dai vertici non sono arrivate fin qui risposte sufficientemente chiare”.
Sul territorio, infatti, continuano le fuoriuscite: dopo le manifestazioni autoconvocate, l’ultimo scossone arriva proprio dalla roccaforte dipietrista, il Molise, che aveva regalato all’Idv il 28 per cento dei consensi alle elezioni europee contro il 12,7 per cento del Partito democratico. Lasciano l’Italia dei valori importanti esponenti del partito come il fedelissimo Giuseppe Astore (il senatore passerà al gruppo misto), il braccio destro di Antonio Di Pietro, Massimo Romano, ventisettenne ex coordinatore nazionale dei giovani dell’Idv, cinque consiglieri in forza all’assise consiliare di Campobasso e oltre 30 dirigenti di partito. Assenza di democrazia interna, gestione personalistica del partito e mancanza di un progetto politico, le accuse mosse dai dirigenti in fuga. Le stesse denunciate da Pino Pisicchio e Aurelio Misiti, deputati con un piede fuori dall’Idv. “La mia scelta non è personalistica, anzi, è autolesionistica – spiega Massimo Romano – ma di fronte a un partito che fa entrare tutti indiscriminatamente, compreso Domenico De Angelis, uno dei candidati a segretario regionale Pd nelle primarie di tre settimane fa, senza dare spiegazioni, era l’unica scelta possibile”. Ma Antonio Di Pietro minimizza sui fuorisciti: “Chi vuole andarsene se ne vada ma perché non si parla mai di tutti quelli che arrivano?” chiede Di Pietro, che ieri per la prima volta ha aperto ad una sua possibile candidatura (della quale si parla da qualche settimana), come governatore della regione Lombardia: “Se ci fossero le condizioni mi candiderei – ha detto Di Pietro – perché un governatore dev’essere voluto da tutta la coalizione. Per ora non mi sembra ci sia un accordo, ma con Bersani ci rivedremo tra qualche giorno”. E ci tiene a rispondere “eccome” a MicroMega: “L’Italia dei valori – dice Di Pietro – non è più il partito del padre. Bisogna aprire alla competizione democratica e noi lo abbiamo fatto. Il 6 e 7 febbraio c’è il congresso nazionale. La classe dirigente, quindi, verrà eletta dagli iscritti”. Dello stesso avviso è Pino Arlacchi eurodeputato nelle file dell’Idv, uno dei massimi esperti mondiali di criminalità organizzata: “Quello che sta succedendo nell’Italia dei valori è in buona parte fisiologico. Se un partito del 2 per cento, composto all’inizio solo dai fan di Di Pietro, si struttura e si trasforma in un partito dell’8 per cento e oltre, non può essere più lo stesso. Non c’è alcuna spaccatura e nessun dualismo tra Di Pietro e De Magistris, sono solo congetture di chi spera che ciò si verifichi. E’ stata montata una tempesta in un bicchier d’acqua da chi ha dei risentimenti interni e spera di ricattare i vertici dell’Idv sparando un bel titolo in prima pagina, con la complicità di qualche testata. La situazione è molto migliore di quella che c’è nel Pd o nel Pdl”. Arlacchi, coinvolto in prima persona nella questione calabrese, dove il partito è stato commissariato da Di Pietro causando la fuoriscita di Misiti, ritiene che quello è stato “l’unico modo per salvare il partito gestito da chi la pensa diversamente dai vertici su tutto”.
L’unico avvertimento che Arlacchi fa a Di Pietro è quello di “essere all’altezza della sfida delle Regionali: cioè confermare con la compilazione delle liste il salto di qualità che si è compiuto con le elezioni europee, senza fidarsi dei navigatori di lungo corso della politica che cercano di salire sul carro del vincitore per poi scendere alla prima fermata”. Anche Maurizio Zipponi, europarlamentare responsabile Welfare e lavoro dell’Idv, ex sindacalista della Fiom ed ex deputato di Rifondazione riduce il problema: “Mi sono avvicinato a Di Pietro perché questo partito ha concentrato su di sé un’idea di cambiamento che ha attratto le giovani generazioni. Io sto lavorando pancia a terra sul territorio per far diventare l’Idv un partito di governo che rappresenti tutti i luoghi di lavoro e non vedo i problemi che si raccontano”.
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