del 18 dicembre 2009
di Sara Nicoli
(Giornalista)
È uscito. Con una vistosa benda sulla parte destra del volto e lo sguardo provato. Pochi minuti prima di lasciare il San Raffaele alla volta dello studio del professor Maurizio Mezza, il dentista che ieri gli ha ricostruito in quattr’ore un incisivo e un canino spezzati dal colpo subito domenica a Milano, Berlusconi ha voluto diffondere una nota ancora all’insegna della “dolcezza”, come dicono i suoi, perché ormai, giura il fedelissimo Mario Valducci, “bisogna avviare la strada delle riforme il più possibile condivise”. Il premier non apparirà in video per almeno un mese, non farà la conferenza stampa di fine anno ma di sicuro, lo pensa un altro falco Pdl, Giorgio Stracquadanio, “non lascerà in alcun modo scoperto il ruolo di comando; anche il patto che è stato siglato l’altra sera è stato da lui ispirato e sotto la sua egida siglato anche all’interno del partito”. Allora, tutto è bene quel che finisce bene? All’uscita del San Raffaele, il Cavaliere ha dato la stura al suo “buonismo natalizio”: “Mi rimarranno due cose come ricordo di questi giorni: l’odio di pochi e l’amore di tanti, tantissimi, italiani”. E, di seguito: “Se da quello che è successo deriverà una maggiore consapevolezza della necessità di un linguaggio più pacato e più onesto nella politica italiana, allora questo dolore non sarà stato inutile”.
Dentro il Pdl, però, suona un’altra musica. Al di là delle apparenze, che comprendono comunque anche un primo accordo sulle regionali (non definitivo) e l’offerta del patto democratico verso Udc e Pd, è di tutta evidenza che ci si sta dirigendo verso una momentanea stabilizzazione più che verso una reale riconciliazione propedeutica a quella ridiscussione del patto fondativo del Pdl, che tanto preme al presidente della Camera. Ieri pomeriggio, per esempio, ha colto tutti di sorpresa il colloquio (durato circa un’ora) tra Fini e quello che per i falchi Pdl è il vero nemico da abbattere: Carlo De Benedetti. Una chiacchierata ufficialmente nata per lo scambio di auguri di Natale (l’Ingegnere aveva già visto Schifani, al quale aveva fatto davvero rapidamente gli auguri), ma che si è poi trasformata in un’analisi della situazione del paese, soprattutto sotto il profilo economico. Inutile sottolineare che l’incontro ha fortemente infastidito gli uomini più vicini al premier. E pare che lui stesso, all’uscita dal dentista, abbia chiesto a Bonaiuti: “Ma doveva proprio vederlo?”. Insomma, par di capire che la solidità dell’intesa raggiunta dal gotha Pdl a Palazzo Grazioli sia da testare sulla lunga distanza. Ai falchi – che ormai seguono Cicchitto come gli anatroccoli mamma oca – il patto di non belligeranza sta pure bene, ma l’aver promesso alla Lega la presidenza del Veneto proprio non va giù. “Noi sappiamo – racconta un collaboratore del premier – che alle elezioni la Lega sarà in crescita al nord e noi in flessione. Colpa di Fini e del suo comportamento fin qui tenuto, ma regalargli il Veneto sinceramente ci sembra troppo”. Anche Bossi, d’altra parte, ha fatto capire che c’è ancora da parlarne: “Confermo solo Cota in Piemonte, in Veneto il candidato lo designa il consiglio nazionale’’. Insomma, i veri nodi restano tutti da sciogliere. Comunque, anche se tra mille difficoltà, il dialogo tra Berlusconi e il Quirinale c’è ancora, grazie a Gianni Letta. Tant’è che gira voce che il gran ciambellano abbia siglato con il Colle un gentlemen agreement per non andare alle elezioni – visto soprattutto il non edificante spettacolo fornito dai capi e dai capetti Pdl intenti a delegittimarsi a vicenda in questi giorni di assenza forzata del Capo – ma la delicata trattativa sarebbe ancora in corso. Intanto, sabato sera i maggiorenti della Lega faranno gli auguri a Silvio ad Arcore e lunedì a Roma andrà in onda la fiaccolata azzurra contro la violenza politica. Tanto per metterci una parola buona...
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